Il lago di Garda stretto tra speculazione edilizia e caos amministrativo
L'ex soprintendente alle Belle Arti di Brescia, Luca Rinaldi, denuncia una mancata tutela paesaggistica: cementificazione, seconde case e hotel di lusso minacciano il Lago di Garda. Serve una svolta ambientale
Sul Garda volano gli stracci, e che stracci. A dar fuoco alle polveri è stato Luca Rinaldi, ex soprintendente alle Belle Arti, Archeologia e Paesaggio di Brescia. Dopo 34 anni di lavoro è andato in pensione lanciando pesanti accuse sulla cementificazione e contro gli amministratori locali. «Sindaci senza visione, Regione assente, noi lasciati soli da Roma contro la speculazione edilizia» ha dichiarato al Giornale di Brescia.
Lago di Garda, l'accusa dell'ex soprintendente
Sempre Rinaldi spiega: «Con il passaggio della delega della tutela del paesaggio dalla Regione, sciaguratamente, ai Comuni, è iniziato il caos. Piani regolatori dei Comuni gonfiati all'inverosimile, distese di seconde case e residenze turistiche che camuffavano lottizzazioni a schiera, con le commissioni paesaggistiche conniventi. La richiesta di seconde case era sostenuta da tedeschi, austriaci e altoatesini». Ma non è finita. Rinaldi ricorda pure che «i Comuni hanno ancora in pancia decine di lottizzazioni per soddisfare gli appetiti degli immobiliaristi per decenni. Senza dimenticare il recente proliferare di hotel di lusso, alcuni in posti delicati, e le richieste di ampliamenti massicci. I comuni sono contenti e fanno passare più o meno tutto». La ''rasoiata'' finale deve far riflettere quanti hanno a cuore il futuro del più grande lago italiano: «La situazione più scandalosa a Campione (frazione di Tremosine, ndr), ridotta ad un bivacco. Gli edifici che avevo fatto tutelare, esempi importanti di archeologia industriale, abbandonati, sventrati, ridotti a depositi o parcheggi. Una vergogna». Fin qui il j'accuse dell'ex soprintendente.
Lago di Garda, serve una svolta ambientale
Per ora tutto tace,o meglio, sotto la cenere cova la brace.Intanto l'Osservatorio per il turismo sul lago di Garda (Otg) promosso dall'Università Cattolica di Brescia e da varie realtà amministrative, la scorsa settimana ha presentato a Salò (Bs) la ricerca sul turismo globale e il contesto locale. I risultati sono stati illustrati dall'autore, il prof. Valerio Corradi. Risultati che sembrano puntualizzare la denuncia di Rinaldi. «Lo studio - riassume il comunicato stampa finale - ha visto l'adesione di 33 comuni su 40 del bacino gardesano. I sindaci o i loro delegati hanno risposto alle domande di un questionario che riguardavano il rapporto fra la dimensione locale e quella globale del processo decisionale, nell'utilizzo delle risorse, nella programmazione degli interventi, nell'utilizzo degli investimenti in ambito turistico».
«Quello che emerge – conclude lo studio - è l'immagine di una classe dirigente amministrativa pienamente consapevole delle sfide che attendono il territorio gardesano e il comparto turistico. Sfide che riguardano la qualità delle acque (l'annoso e irrisolto problema del nuovo depuratore), la sostenibilità ambientale, la questione della mobilità (in assoluto il principale problema del lago, ndr), la valorizzazione del patrimonio culturale». Certo, diplomatici i ricercatori, più ruvido l'ex soprintendente, ma la sostanza non cambia: se non è zuppa, è pan bagnato. Per il Garda, con i suoi 24 milioni di turisti sulle tre sponde nel 2024, serve davvero una svolta ambientale e un cambio di passo a livello amministrativo.
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Alberto Lupini