L’Espresso cambia la Guida, ma quella del vino non dei ristoranti!
08 febbraio 2016 | 17:47
di Alberto Lupini
Eppure fra curatori e critici del vino (parliamo di almeno una dozzina di pubblicazioni per restare a quelle a copertura nazionale) ci sono tanti esperti qualificati la cui professionalità viene a volte offuscata da scelte editoriali fatte per privilegiare qualche produttore. Per carità, non c’è nessun intento moralistico in queste parole, ci mancherebbe altro. Il mondo dell’informazione è fatto anche di queste cose. Solo spiace vedere che il secondo Paese al mondo per valore del vino prodotto non sia finora riuscito a dare vita ad uno strumento capace di spiegare e valorizzarel’eccellenza italiana. Il fatto che non ci siano edizioni almeno in inglese la dice lunga sull’inconsistenza e l’utilità di queste Guide. I nostri cugini francesi se la giocano anche loro con una decina di Guide e neanche loro sono fra l’altro ben messe rispetto al peso delle pubblicazioni americane.
Nella vicenda de L’Espresso stupisce forse che ad annunciare la chiusura di quella del vino sia Enzo Vizzari che “guida” quella dei Ristoranti, che non brilla certo per modernità, né per boom di vendite. Ferma, anzi abbarbicata, com’è ai punteggi da farmacista che non sono in grado di rappresentare nella sua complessità il valore diffuso dei tanti grandi cuochi italiani. I cappelli, pur importanti e apprezzati da chi li riceve, non hanno ad esempio il valore mediatico delle stelle di impostazione transalpina. Eppure proprio la guida de l’Espresso è l’unica che, per storia e qualità dei collaboratori, avrebbe potuto negli anni rappresentare la vera alternativa al dominio della Michelin.
Ma per fare questo si dovrebbe scendere dal piedestallo e usare meno infallibilità nei giudizi. Basterebbe leggere le parole, ingenerose anche se con motivazioni comprensibili, che Vizzari ha utilizzato scagliandosi contro un’intervista forse un po’ sopra le righe di Gualtiero Marchesi, per capire che questo atteggiamento da maestrino non aiuta. E tutto perché nel criticare il sistema MasterChef ci sono state anche parole in libertà. Al di là che chi conosce Marchesi sa bene che alcune battute di un geniale ultraottantenne come lui vanno prese con le molle. Come se uno si grattasse la testa mentre è intervistato e il cronista riportasse il gesto per pretesa fedeltà del momento. E in ogni caso se anche c’è stata qualche caduta di stile (non certo perché da grande cuoco critica MasterChef, comunque) da che pulpito (o sgabello) viene la predica? Vizzari si aspettava una rettifica da parte di Marchesi? Ma se il primo a non chiedere mai scusa delle “cappellate” fatte è proprio lui... Anzi, incolpa i cuochi per i mancati controlli su aperture dei locali che spettano solo a lui. Certo può sembrare presunzione dare giudizi su dei colleghi, ma se non lo fa Marchesi chi lo dovrebbe fare in Italia? Scontato che si può e si deve criticare anche la creatività di Marchesi, che ultraottantenne sta ancora in cucina e a scuola, non vorremmo che la morale di Vizzari servisse solo a celebrarsi come l’unico titolare di giudizi assoluti. Per fortuna sono sempre di più i bravi cuochi che hanno successo nonostante Vizzari usi con loro la matita blu. E questo dimostra l’inutilità, a volte, delle Guide e come ciò abbia aperto la strada al fai date farlocco di TripAdvisor.
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Alberto Lupini