Per almeno un mese e mezzo servirà ancora il Green pass base (o il Super) per accedere alla gran parte del servizi. Per chi non lo possiede resterebbero sulla carta solo sanità, alimentari, benzinai e Polizia. Ma non è detto che i no vax siano poi così colpiti, come lamentano, da queste norme di sicurezza. Ogni giorno su Internet girano ad esempio elenchi aggiornati di bar, ristoranti e palestre che non richiedono il Green pass. Se si sentono i gestori, l’importante è non farsi riconoscere come giornalisti (i nemici "venduti" alle big farm…) perché in molti negano subito. Ma c’è anche chi con spavalderia conferma senza problemi, o lo fa con qualche distinguo… E ovviamente non mancano quelli che ti fanno un pippone incredibile con le solite tiritere sull’incostituzionalità di decreti fatti per superare l’emergenza sanitaria. In ogni caso la parola d'ordine è discrezione, accompagnata magari da qualche codice di accesso tipo "mi manda Pino"...
Dittatura sanitaria o eccesso di libertà?
E poi dicono che siamo sotto una dittatura sanitaria. Qualcuno dovrebbe provare a girare in Cina in questi giorni dove fra dati sensibili e blocchi su migliaia di siti, il Grande Fratello, con la scusa del Covid, è diventata una realtà. In Italia, invece, in barba a decine di norme vietate, ci sono siti e gruppi pubblici dove i no vax hanno totale libertà d’azione, non solo per rilanciare menzogne colossali, ma per organizzarsi una vita clandestina (e comoda) alla faccia di chi rispetta le regole del Green pass.
In rete gli elenchi dei locali che non rispettano le regole
Animap.it (il portale dei "professionisti non discriminatori") è ad esempio uno dei più siti frequentati. C’è una lista con 2.216 esercizi (per lo più bar e ristoranti) che, a sentir loro, “rispettano la dignità umana e quindi non discriminano nessuno”: di fatto offrono libertà di accesso ai non vax, impegnandosi a non controllare alcun tipo di documento. E che dire di @esercentinogreenpass (il nome è un programma), un gruppo su Telegram che è frequentato da 33.819 persone che si scambiano informazioni sui pubblici esercizi o le palestre che accolgono no vax, nonchè medici compiacenti o farmacie disinvolte coi tamponi? Il tutto con tanto di mappe interattive e segnali di allarme in caso, improbabile, di controlli delle forze dell’ordine.
E queste sono solo alcune delle punte di un iceberg che, insieme ai raduni di giovani senza regole nei rave party o delle maxi risse notturne, ai frequentatori di sale da ballo o luoghi di scommesse clandestini, contribuiscono a rallentare gli sforzi che la stragrande maggioranza degli italiani (compresi i gestori di pubblici esercizi) fa per sconfiggere questa pandemia che da troppo tempo ci vincola tutti.
Perchè le autorità non intervengono?
Certo abbiamo i vaccini e le regole sul green pass che ci hanno permesso di vedere la luce in fondo al tunnel, ma perché - ci sia concesso chiederlo ad alta voce - le autorità permettono comportamenti illegali e, non dimentichiamolo, gravemente scorretti nei confronti degli esercenti e dei professionisti onesti e rispettosi delle norme per evitare i contagi? Già dobbiamo sopportare i troppi green pass fasulli, ma che ci si debba fare imbrogliare così palesemente proprio è inaccettabile. Forse che la ministra degli Interni, Luciana Lamorgese, ha timore degli attacchi di Giorgia Meloni, e magari di Matteo Salvini, se si decidesse a fare un po’ di ordine in questo mondo sotterraneo, ma noto a tutti?
Il dato da cui partire serenamente è che anche ai no vax piace la pizza, sedersi al bar o allenarsi in palestra. Peccato che per farlo serva mostrare il green pass, per il quale bisogna essere vaccinati. Ma nel loro mondo parallelo ci sono ristoratori, baristi e pizzaioli che non fanno gli schizzinosi (almeno finché non si trovano le forze dell’ordine in casa…) e, con una concorrenza assolutamente sleale, aprono le porte che altri hanno invece chiuso come richiesto dal Governo e dalle Regioni.
Forse è tempo di denunciare i troppi furbetti
Ecco quindi che nelle pagine Telegram spuntano elenchi di locali a libero ingresso. E in molti casi spuntano tanti casi di opportunismo. Da Bergamo a Roma c’è un atteggiamento a volte decisamente equivoco… Alcuni gestori (pochi per carità) lasciano intendere che loro non verificano i pass perché così possono lavorare di più. Ma a parte i rischi che corrono gli ignari vaccinati che pensano di essere in luoghi sicuri, c’è un problema di concorrenza scorretta che non si può accettare. Sarebbe tempo che Fipe e Confesercenti, per tutelare la stragrande maggioranza degli esercenti corretti (e aggiungiamo… onesti) portassero queste liste nelle diverse Prefetture o nei Comuni e in caso di mancato intervento denunciassero le autorità per omissione di atti d’ufficio.
La verità è che tutti siamo stanchi di vincoli e lacci. Ma se questa è la strada che dobbiamo seguire, che siano tutti a farlo. E poiché è possibile che il Green pass duri ancora a lungo, pur con discoteche riaperte e niente mascherina per strada, non facciamoci più prendere in giro…