Crisi alimentare e prezzi: l'emergenza non è ancora finita

Pandemia, crisi climatica e guerra, conditi dall’abbondante eredità dei fallimenti passati nel costruire sistemi alimentari giusti e sostenibili, rischiano di trasformare l’emergenza in una crisi strutturale grave. È necessario, quindi, attuare velocemente progetti e piani di intervento radicali che mettano al centro la sicurezza alimentare

27 aprile 2023 | 05:00
di Massimo A. Giubilesi

Lo speciale rapporto Ipes-Food (International Panel of Experts on Sustainable Food Systems) pubblicato in occasione della conferenza Onu a Doha qualche settimana fa, riporta che “[…] la crisi alimentare è ancora pungente e sta entrando in una nuova pericolosa fase con la crisi del debito alle stelle e la fame che sta crescendo vertiginosamente in dozzine di Paesi a basso e a medio reddito.” Questa sentenza è stata pronunciata da Jennifer Clapp, professoressa di Sicurezza alimentare globale e sostenibilità alla School of Environment, Resources and Sustainability (SERS) all’Università di Waterloo (Canada) e co-autrice del rapporto. Il documento contiene altri dati interessanti che, seppur ben conosciuti dagli addetti dei lavori, sembra che ancora rimangano come numeri impressi sulla carta che trovano poco riscontro nella realtà di azioni e politiche volte a risolvere le problematiche citate.

 

Forse ci stiamo rilassando per il fatto che i prezzi dei prodotti alimentari sono scesi rispetto ai picchi della primavera del 2022, ma gli esperti avvertono che i costi di servizio del debito aumenteranno ulteriormente quest’anno e anche nel 2024. Alla luce quindi dei dati che vedono circa il 60% dei Paesi a basso reddito e il 30% dei Paesi a medio reddito come ad alto rischio (o già in essere) di crisi debitoria, ipotizzare un peggioramento della situazione non sarebbe inopportuno.

Emergenza alimentare: rischia di trasformarsi in crisi strutturale?

Il cocktail tossico di pandemia, crisi climatica e guerra, condito dall’abbondante eredità dei fallimenti passati nel costruire sistemi alimentari “giusti, sostenibili e resilienti”, sta producendo effetti collaterali che rischiano di trasformare l’emergenza in una crisi strutturale grave. L’Indice globale della fame 2022 (Ghi - Global Hunger Index), presentato solo qualche mese fa, ci mette di fronte alla triste realtà di milioni e milioni di persone che vivono già sull’orlo precario della fame e dell’insicurezza alimentare.

Senza cadere nella trappola di scenari apocalittici, secondo me, bisogna velocemente attuare progetti e piani di intervento radicali che mettono al centro la sicurezza alimentare, spostando il baricentro dalla finanza e i profitti economici verso la sostenibilità della filiera a livello globale. L’agricoltura e gli allevamenti intensivi grazie ai quali oggi si garantisce il cibo per una parte della popolazione mondiale, evidentemente devono essere rivisti e ripensati nell’ottica della sostenibilità ambientale, evitando il miope ecologismo che funge per lo più da slogan pubblicitario utilizzato dalle grandi aziende.

 

Nuove soluzioni alla crisi alimentare in previsione dei cambiamenti globali in atto

Ormai è chiaro ed evidente per tutti che i modelli gestionali sino a oggi reputati efficaci e di successo, non sono più attuabili e sostenibili in previsione dei cambiamenti globali già in atto.
Di fatto, non possiamo più parlare solamente di una articolata “food chain”, ma di una “food system economy”, che avrà un profondo impatto sull’economia del pianeta in modo diretto e indiretto, costituendo uno dei più importanti settori industriali globali, sia in termini di fatturato che forma circa il 40% del Pil mondiale, sia a livello occupazionale che impiega il 35% della forza lavoro disponibile.



Quali dunque sono le prospettive? Se è vero che si raccoglie ciò che si è seminato, la risposta di questa domanda non può che essere l’incertezza - parola d’ordine per il futuro che in prospettiva della guerra in Ucraina, quale tra i maggiori produttori di grano al mondo, rimarrà, almeno per il momento, al margine dei calcoli per i mercati alimentari, innescando però effetti a catena sulle forniture globali e sui prezzi di cibo, fertilizzanti e combustibile.

Il nostro Paese rischia di soffrire maggiormente per la crisi alimentare

In questo contesto, il nostro Paese soffre e soffrirà maggiormente, se non si interviene velocemente e la carenza di materie prime agricole metterà duramente alla prova la nostra industria alimentare. Un dato di fatto confermato dai numeri diffusi da The European House Ambrosetti, secondo i quali, nel 2021, l’Italia ha aumentato di 1 miliardo di euro la sua dipendenza da materie prime agricole, raggiungendo un deficit commerciale complessivo di 8,5 miliardi. In generale, analizzando l’andamento dal 2010 al 2021, il nostro Paese ha perso oltre 85 miliardi di Pil proprio a causa di questa situazione che ci vede costretti ad acquistare sui mercati esteri materie prime base.

 

Le soluzioni per uscire dal gap sicuramente ci sono, anche se ci mettono di fronte a situazioni complesse e complicate, che affondano le radici nelle forti tradizioni dell’industria alimentare italiana, che nonostante sia conosciuta a livello mondiale per innovazione, varietà e qualità di prodotti e sapori, oggi occupa una posizione limitata nella food system economy che è destinata a cambiare il mondo in un prossimo futuro, molto più vicino di quello che pensiamo.

Crisi alimentare: unire le forze verso un obiettivo comune

Per evitare il collasso della sicurezza alimentare bisogna unire le forze verso obiettivo comune attraverso uno sforzo nei vari comparti della società civile: nella governance locale (regionale, nazionale) e internazionale, nel settore pubblico e privato e in tutti gli stakeholders della filiera (produttori, trasformatori, distributori, consumatori). Dobbiamo darci una mossa e imparare ad affrontare novità e prospettive offerte dalle nuove tecnologie, oltre alle opportunità che possono riservare i “novel food”, con meno allarmismi e attaccamenti al passato, sempre sulla base di evidenze scientifiche in materia di igiene degli alimenti e nutrizione.

 

L'innovazione tecnologica e scientifica nel settore agroalimentare, che include l'uso di biotecnologie, nanotecnologie, sensori, blockchain, intelligenza artificiale e big data, costituisce un valido supporto per migliorare qualità, tracciabilità, sicurezza e trasparenza degli alimenti “dal campo alla tavola”. Queste tecnologie possono anche facilitare la comunicazione e la cooperazione tra i diversi attori dei sistemi alimentari, dalla produzione al consumo, facendo eco alle forti parole di Charles Darwin nel lontano 1840: “Non è la specie più forte a sopravvivere e nemmeno quella più intelligente, ma la specie che risponde meglio al cambiamento. Nella lunga storia del genere umano (e anche del genere animale) hanno prevalso coloro che hanno imparato a collaborare ed a improvvisare con più efficacia“.

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