Contante o Pos? La verità sta nel mezzo. Euro digitale all’orizzonte

Il nodo può essere sciolto in primis azzerando le commissioni fino ad un importo ragionevole e abbassando i costi percentuali. Inoltre si potrebbe optare per l’euro digitale a fianco del contante

07 dicembre 2022 | 15:43
di Alberto Lupini

C’è qualcosa di vecchio e di contradditorio nel dibattito sull’uso del contante in alternativa alle carte di credito. Comunque lo si prenda, c’è il rischio di dire banalità o di farsi condizionare da posizioni più politiche che economiche. Strumentalmente si mettono al centro questioni come la libertà di chi paga o l’onestà di chi incassa, che poco hanno a che fare con la realtà, soprattutto per i bar e i ristoranti dove la relazione è fra chi offre un servizio e chi ne usufruisce.

Oggi assistiamo purtroppo ad una vera corsa a chi la spara più grossa. Da Conte che accusa il Governo di voler favorire l’evasione fiscale solo perché ci sarebbe più contante in circolazione, a Salvini che dà del “rompiballe” a chi vuol pagare il caffè al bar con la carta di credito. E al centro della questione ci stanno ovviamente i pubblici esercizi e i commercianti ai quali si propongono soluzioni pasticciate e in continuo cambiamento che hanno il solo l’effetto di mettere a rischio proprio il rapporto coi clienti. Al punto che non casualmente il pragmatico ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha messo a nudo l’incoerenza del suo capo partito ricordandogli che se a lui piace usare il Bancomat per prelevare il contante (i cui costi di gestione ricadono peraltro sul consumatore), ci sono anche clienti che se non potessero usare la carta di credito per pagare il ristorante, cambierebbero ristorante.

Governo ambivalente: allenta la spinta ad usare il Pos ma allo stesso tempo lo rilancia con la lotteria degli scontrini

Il punto vero è che per qualcuno dovremmo essere sempre in campagna elettorale e il Pos sembra oggi una bandierina (un po’ logora, in verità) sotto la quale raccogliere consensi. E a destra o a sinistra si schierano troppi populisti creando solo confusione. La questione è che da un lato - eliminando le sanzioni per chi non attiva il Pos sotto un certo importo (20, 40 o 60 euro poco importa) - il Governo allenta un po’ la spinta ad utilizzare i pagamenti elettronici nei negozi, nei bar e nei ristoranti, da un altro lato ne rilancia però l’uso con la lotteria degli scontrini che per l’introduzione di premi istantanei (che si vincono solo se si paga con carta di credito o bancomat) diventa simile a un “gratta e vinci” che piace molto agli italiani.

Più che a incentivare l’evasione fiscale (che pure c’è), la manovra su Pos e tetto al contante sembra in realtà più tesa a soddisfare l’ansia di protagonismo di qualche politico e, più concretamente, a rimettere in circolazione le troppe “liquidità” da tempo ferme nelle cassette di sicurezza o sotto il materasso. E non è che il contante (al di là del vantaggio di qualche scontrino non battuto) sia poi così conveniente per un barista che si deve assumere il rischio di versare ogni giorno gli incassi nella più vicina cassetta automatica di una banca (che costa), col rischio di essere rapinato… Magari da quei delinquenti che Salvini, oggi amante dei Bancomat, da ministro degli Interni non aveva eradicato dalle nostre città. Ma di questo poco si parla.

 

I problemi veri sono i costi di gestione dei Pos e le commissioni sulle transazioni

E analogamente la battaglia che vede in campo addirittura la Banca d’Italia a favore dei pagamenti elettronici sembra un po’ pelosa. Giustamente interviene a favore di un sistema che dà sicurezze a tutti, ma non affronta il vero tema di fondo di tutta questa querelle tipicamente italiana: i costi di gestione dei Pos. In molti casi sono magari azzerati per piccoli importi, ma restano pur sempre alti visto che il sistema bancario non rischia “buchi”. Le banche oggi guadagnano di più sulle transazioni con carte di credito e bancomat che non sulle operazioni coi contanti (anche se sui Bancomat hanno alzato le commissioni). E che dire del silenzio tombale sulle percentuali che quando gli importi salgono diventano un vero e proprio guadagno assoluto per le banche?

La soluzione alla fine è una sola, o meglio sono due strettamente collegate: in primo luogo vanno azzerate al più presto le commissioni fino ad un importo ragionevole (25 euro?) e abbassati i costi percentuali. Il secondo step non può che essere quello di dare vita all’euro digitale che si affianca al contante. Questo è un obiettivo dell’Unione europea su cui forse le banche frenano perché a quel punto i vari balzelli o costi di commissione dovrebbero saltare tutti. E con quelli anche il divertimento di Salvini nel prelevare banconote al Bancomat.

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