Se non lo condividi, l'hai davvero mangiato? Il paradosso del cibo sui social e le nuove “diete digitali”

Foto sì o no al ristorante? Il dibattito tra gli chef è più aperto che mai. Da una parte c'è chi si adegua e "sfrutta" la pubblicità gratuita degli influencer, altri sfidano il bisogno di condividere ogni esperienza gastronomica sui social media vietando in modo assoluto le fotografie ai piatti

10 maggio 2023 | 05:00
di Gabriele Pasca

Nell'era dei social media, la condivisione di ciò che si mangia, a casa o al ristorante, è diventata una vera e propria abitudine per molti di noi. Tuttavia, questa crescente necessità di mostrare al mondo intero ciò che mangiamo sta cambiando il nostro rapporto con il cibo e le occasioni conviviali. Mentre alcuni ristoranti e chef si adattano a questa nuova realtà, altri prendono posizione contro la cultura della condivisione, sostenendo l'importanza di vivere l'esperienza culinaria in modo autentico e senza distrazioni.

I ristoranti dove è vietato fare foto ai piatti: dall’Inghilterra agli Usa, al Giappone

Antesignano di questa scelta, già dal 2017, è stato il tre stelle Michelin “Waterside Inn” nel Berkshire, in Inghilterra, uno dei locali preferiti dalla famiglia reale. Qui, lo chef Alain Roux, ha vietato ai clienti di fotografare il cibo, incoraggiandoli a "staccare" dai social media e a vivere appieno l'occasione gourmet offerta dal ristorante.

Più di recente, anche alcuni locali di New York hanno seguito l'esempio, vietando ai clienti di scattare foto ai loro piatti: parliamo, di ristoranti del calibro di “Carbone”, nel Greenwich e “Le Coucou”, una stella Michelin nel Soho, il più noto quartiere per lo shopping della Grande Mela. Allo stesso modo, in Inghilterra, ristoranti come “Benedicts” e “The Duck” Inn hanno deciso di limitare l'uso della fotografia durante i pasti.

Una tendenza simile può essere osservata anche al di fuori degli Stati Uniti e del Regno Unito. In Giappone, un noto ristorante di ramen situato a Tokyo, chiamato "Ramen Kizuki", ha deciso di vietare l'uso degli smartphone durante i pasti per incoraggiare i clienti a concentrarsi sul momento e sulle persone con cui condividono la tavola. Il locale, rinomato per il suo ramen autentico e saporito, realizzato con ingredienti freschi e di alta qualità, ha implementato questa politica nella speranza di creare un'atmosfera più intima e rilassata.

Il proprietario del ristorante, Yukihiro Fujimoto, ha spiegato che il divieto di smartphone intende incoraggiare i commensali a immergersi pienamente nel gusto e nell'aroma del piatto senza distrazioni digitali, promuovendo una maggiore connessione con l'arte culinaria e la cultura giapponese. Inoltre, la politica mira a facilitare la socializzazione tra i clienti, permettendo loro di interagire e condividere il loro apprezzamento per il cibo in un contesto più personale e autentico.

Limitare le foto ai piatti: i motivi dei ristoranti

Questa crescente polarizzazione tra ristoranti che abbracciano la cultura della condivisione e quelli che ne limitano l'uso ha portato alla ribalta il ruolo degli influencer nel dibattito, sempre più spesso oggetto di restrizioni legate all’uso di flash e smartphone a tavola.

I ristoratori che scelgono di limitare la condivisione di foto sui social media spesso sottolineano l'importanza di preservare l'atmosfera e la qualità dell'esperienza offerta ai clienti. Essi ritengono che l'uso eccessivo della tecnologia durante i pasti possa distrarre i commensali e compromettere la fruizione delle creazioni culinarie.

Inoltre, questi ristoratori sottolineano come la condivisione costante delle esperienze gastronomiche sui social media possa ridurre il valore intrinseco del cibo e della cucina, trasformando il pasto in un mero oggetto di esposizione online. In tal senso, la "dieta digitale" proposta da questi ristoranti mira a promuovere una maggiore presenza e consapevolezza durante i pasti, valorizzando l'arte culinaria e le relazioni interpersonali che ne fanno parte.

No foto, grazie: la parola agli influencer

D'altra parte, gli influencer e gli appassionati di cibo che condividono le loro esperienze sui social media difendono la pratica come un modo per celebrare e promuovere la cultura gastronomica. Sostengono che la condivisione di foto e recensioni possa aiutare a far conoscere nuovi ristoranti e piatti, contribuendo allo scambio di idee e al successo dei locali stessi.

Foto dei piatti sì o no: il dibattito tra esperienza e “promozione”

La questione del bilanciamento tra condivisione e distacco nella sfera culinaria è, senza dubbio, complessa e sfaccettata. Mentre alcuni ristoranti e chef vedono nella condivisione sui social media un'opportunità di promozione e crescita, altri si preoccupano del potenziale effetto negativo sull'esperienza del cliente e sull'integrità dell'arte culinaria.

In definitiva, la scelta di limitare o incoraggiare queste tendenze dipende dai valori e dalle priorità di ciascun ristoratore e chef. Ciò che è chiaro, tuttavia, è che il dibattito solleva domande importanti riguardo al nostro rapporto con il cibo, la tecnologia e le relazioni interpersonali in un mondo sempre più connesso. Come clienti, la consapevolezza di questi temi può aiutarci a prendere decisioni più informate e a vivere le nostre esperienze culinarie in modo più autentico e appagante, sia che decidiamo di condividerle sui social media o meno.

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Alberto Lupini


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