I treni non sono mai stati così in ritardo come ora. Le tariffe autostradali aumentano. Il trasporto pubblico urbano ci vede agli ultimi posti in Europa. I taxi restano una corporazione intoccabile. Ma in compenso ora abbiamo il nuovo Codice della strada che, non avendo il Governo previsto aumenti dei controlli (come sempre avviene in Italia), non ridurrà certo gli incidenti stradali, ma di sicuro creerà un nuovo “allarme vino” che farà danni ai ristoranti e ai bar, soprattutto a quelli che si trovano nelle periferie o fuori dai centri urbani.
Un freno ai consumi e alle uscite fuori porta
Il primo effetto sarà infatti quello di ridurre la disponibilità dei consumatori a frequentare locali fuori mano che, causa magari percorsi più lunghi, potrebbero presentare più rischi di controlli. Si salveranno forse i pubblici esercizi raggiungibili facilmente con taxi e mezzi pubblici, quelli, cioè, per cui non sarà necessario dover usare l’auto.
E tutto ciò, al di là della valutazione oggettiva sul fatto che davvero questi nuovi limiti sui tassi alcolici costituiscano o meno un pericolo. Ma del resto cosa c’è da aspettarsi da un Ministro che pensa che basti aumentare le sanzioni per evitare gli incidenti in auto, statistica che ci vede desolantemente in testa come crescita in Europa?
Più controlli, meno demagogia
Sarà che in Italia l’auto è quasi l’unico mezzo di trasporto che ci accomuna tutti, fatto sta che molti esperti di viabilità hanno da tempo contestato la demagogia di alzare le misure punitive, invece che fare rispettare con più controlli le regole che c’erano già. Ma in fondo, cosa c’è di meglio che alzare un polverone inutile facendo diventare il vino il nemico numero uno della strada sicura? È un po’ come per i rave party: piuttosto che intervenire sullo spaccio della droga in genere, si era agito contro gli eventi musicali un po’ anarchici…
Le vere cause degli incidenti stradali
Detto che la tolleranza zero sulle droghe è più che condivisibile, come la sanzione per chi usa il cellulare guidando, il vero problema della sicurezza in strada non è però certo il vino: sono l’alta velocità e la sosta selvaggia che costringe a manovre azzardate e toglie visibilità nei centri urbani.
Ma qui, dove servirebbe il pugno duro, il Ministro del futuribile ponte sullo Stretto di Messina sa che non ci saranno molte sanzioni. Un po’ perché i vari tutor sparsi per l’Italia non sempre funzionano. E molti dovranno essere disabilitati perché non in regola. Pensare di colpire chi parcheggia in doppia o tripla fila (o negli stalli per disabili) a Roma, Napoli o Milano è poi solo un’illusione, mancando vigili per i controlli.
Populismo contro il vino e i pubblici esercizi
Sta di fatto che l’enfasi montata ad arte dallo staff di Salvini è di un nuovo giro di vite contro il vino e gli alcolici, nemmeno vivessimo nei Paesi del nord Europa dove l’alcolismo del fine settimana è un autentico flagello. Il primo risultato sarà, come detto, un nuovo colpo al mondo dell’accoglienza e del fuori casa, in nome di un populismo che fintamente dice di voler salvare vite umane. Chi sceglierà di uscire di casa cercherà probabilmente posti facilmente raggiungibili, non certo in campagna, in montagna o comunque nelle aree interne (che sono poi le più autentiche d'Italia).
Con ciò non vogliamo dire che il nuovo Codice della strada sia stato fatto per punire bar e ristoranti che non sono in centri urbani dove si può anche fare a meno dell’auto, ma certo non si è tenuto conto delle possibili conseguenze di una nuova ondata di terrorismo ideologico che sembra puntare all’alcol zero.
Quali rischi per la filiera del vino?
Ma non saranno solo i pubblici esercizi a rischiare: anche le cantine e tutta la filiera legata al mondo della mixologia potrebbero subire contraccolpi negativi. Matteo Scibilia, responsabile del settore ristorazione dell’Epam di Milano (Confcommercio), avverte: «Il settore della ristorazione è preoccupato per le nuove norme del Codice della strada che prevedono un inasprimento dei controlli e delle pene, compreso il carcere, per chi supera i livelli alcolometrici di chi guida. Riteniamo giuste le intenzioni del legislatore, ma non il clima da terrorismo sul vino, che colpirà inevitabilmente il settore della ospitalità e il mondo del vino».
Serve buon senso, non solo sanzioni
Nessuno chiede di eliminare i tassi di alcol per poter guidare, ma servirebbe un po’ meno demagogia e più buon senso. Il nuovo Codice della strada sembra fatto apposta per illudere che si possa avere più sicurezza, ma chi può garantirlo quando le sanzioni più leggere riguardano i limiti di velocità?
E se poi uno guida veloce avendo bevuto troppo, che gli si tolga pure la patente. Ma sanzionare chi guida tranquillo e magari ha bevuto solo mezzo bicchiere in più di vino, di birra o uno spirits, senza un test più preciso delle effettive condizioni, non ha senso. Il semplice test alcolometrico non è sempre indicativo.
In ogni caso, la regola resta quella del bere moderato, senza dimenticare che un bicchiere di vino buono non fa male.
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Alberto Lupini
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