Buon compleanno Totò, principe della risata che conosceva la fame

Il 15 febbraio 1898 nasceva a Napoli Antonio De Curtis. La sua comicità è contenuta in quasi 50 anni di carriera teatrale e cinematografica. Il suo approccio con il cibo non è gourmet bensì da "affamato"

15 febbraio 2023 | 15:13
di Vincenzo D’Antonio

A centoventicinque anni dalla nascita di Totò, lo ricordiamo così. Tanti film, si contano a centinaia, tanto successo di pubblico e la critica sempre lì, supponente a non voler riconoscere nel "Principe della Risata", quel genio che fu. Poi lo volle Pasolini in Uccellacci e Uccelini, (anno 1966) e qualcosa cambiò. Si narra, la figlia prima e la nipote adesso sono le biografe di Totò, che il grande regista nello spiegare la scena da girare a un Totò intimidito dall'essere diretto da Pasolini, si vide rivolgere da Totò la seguente domanda: «direttore, voi mi dovete semplicemente dire se questo personaggio in questa scena ha fame, poi me la vedo io».

L’approccio di Totò al cibo tra miseria e nobiltà

Ecco, l'approccio di Totò al cibo, diciamo le cose come stanno, non fu da gourmet bensì da "affamato". E Totò la fame l'aveva patita per davvero, nell'infanzia vissuta nei quartieri poveri e popolosi della Napoli degli inizi dello scorso secolo.

Piuttosto che spiluccare, è proprio il caso di dire così (!) da vari suoi film, ci focalizziamo solo su uno di essi: Miseria e Nobiltà. Casa in coabitazione, Totò esercita il mestiere scrivano davanti al Teatro San Carlo. Si portava il soldo a casa, atto a comprare qualcosa da mangiare, solo se l'analfabeta di passaggio doveva scrivere una lettera. Miraggio di un cliente che comincia a dettare. Miraggio di una pizza da mangiare subito, anzi due! Ma nel dettare la lettera, il "villico" dice che… sono rimasto senza soldi e non posso neanche pagare questo bravo uomo che sta scrivendo questa lettera. Niente pizza.

E il cappotto da pignorare onde trarre qualche soldino per comprare cibo. Sì, ma cosa? Mozzarella, tu la stringi, se esce il latte la prendi, sennò desisti. Il vino Gragnano, tu lo assaggi, se è frizzante lo prendi, sennò desisti. E via così.

E poi il miraggio che si concretizza: viene imbandita tavola da quello che oggi chiameremmo catering. Zuppiera di spaghetti al pomodoro, fumanti. In piedi sulla tavola imbandita, Totò mangia gli spaghetti con le mani e se ne riempie anche le tasche (la fame!).

La Miseria, apparentemente e per un solo giorno finisce e comincia, e dura solo un giorno la Nobiltà. Nobili e ricchi per finta, ospiti di riguardo a casa di facoltoso pasticciere. I gelati… la conversazione si interrompe: sono arrivati i gelati! A sbafo, a grandi morsi e anche dalla coppetta dell'amico (Enzo Turco, attore bravissimo) per poi dire… a noi nobili piace spiluccare il gelato degli altri! E l'invito a pranzo che viene portato a… una settimana, ma anche un mese; e allora anche due mesi, ma anche un anno; ma allora anche due anni. E con la stretta di mano si suggella l'invito a pranzo valevole per due anni e… rinnovabile. Totò in cucina, si accomoda e si fa portare tutto quello che c'è da mangiare. Poi, come si è detto, tutto svanisce.

Mai far patire la fame a uomini e animali

Un'altra notazione biografica, riguardante il Principe Antonio De Curtis. Il Principe viveva a Roma in una lussuosa casa ai Parioli. Servitù: cameriere, cuoco, maggiordomo, autista. Il Principe esigeva che tutti costoro mangiassero, sia a pranzo che a cena, prima di lui, non dopo. Affinché ma si sospettasse che mangiavano solo se avanzava cibo dalla "tavola dei signori". Il Principe Antonio De Curtis sfamò a centinaia, recandosi personalmente di canile in canile, i cani randagi di Roma. Ogni occasione era buona per fare regali alla troupe.

Totò oggi compie 125 anni. La torta, ci piace immaginarlo così, la prende a morsi. Buon compleanno, Totò.

La lettera per l’orazione funebre

Riportiamo il testo dell'orazione funebre letta, con voce rotta dall'emozione, da Nino Taranto, grande attore, grande amico di Totò, sua spalla in tanti film:

Amico mio,
questo non è un monologo, ma un dialogo perché sono certo che mi senti e mi rispondi.
La tua voce è nel mio cuore, nel cuore di questa Napoli che è venuta a salutarti, a dirti grazie perché l'hai onorata.
Perché non l'hai dimenticata mai, perché sei riuscito dal palcoscenico della tua vita a scrollarle di dosso quella cappa di malinconia che l'avvolge. Tu amico hai fatto sorridere la tua città, sei stato grande, le hai dato la gioia, la felicità, l'allegria di un'ora, di un giorno, tutte cose di cui Napoli ha tanto bisogno.
I tuoi napoletani, il tuo pubblico è qui. Ha voluto che il suo Totò facesse a Napoli l'ultimo esaurito della sua carriera e tu, tu maestro del buonumore, questa volta ci stai facendo piangere tutti.
Addio Totò, addio amico mio. Napoli, questa tua Napoli affranta dal dolore vuole farti sapere che sei stato uno dei suoi figli migliori e non ti scorderà mai.
Addio amico mio, addio Totò.

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