A Bologna la Disneyland del cibo italiano Più slancio a turismo ed economia
13 gennaio 2017 | 09:01
di Roberto Vitali
«Datemi 100 milioni di euro e un treno veloce - aveva detto Farinetti - e vi porterò 10 milioni di donne, bambini e uomini. Non più Eataly a Boston, Chicago o Riad per proporre le eccellenze enogastronomiche italiane, ma una grande Eataly in Italia, così grande e attrattiva da far venire la voglia a tutto il mondo di prendere l’aereo e venire a provare».
Il progetto si sta avverando, con 80mila metri quadrati di superficie, 10 aule didattiche, 2mila aziende coinvolte, 3mila posti di lavoro. Nel mezzo 25 ristoranti, negozi, botteghe, la possibilità di girare in bicicletta, di seguire corsi di cucina, un parco giochi e altro ancora. Il cibo italiano resta però al centro di tutto. Tra le aziende che hanno già aderito, Lavazza, Venchi, Granarolo, Consorzio Parmigiano Reggiano, Balocco. Anche chef stellati incominciano ad aderire: tra i primi, Carlo Cracco e Antonino Cannavacciuolo.
Se il turismo - come stiamo scrivendo da più di 30 anni - deve essere la prima risorsa economica dell’Italia, una larga percentuale toccherà al turismo enogastronomico, che già oggi muove un buon numero di food lovers. Una Disneyland del cibo italiano alla periferia di “Bologna la grassa” mi sembra un’idea cui fare tanti calorosi auguri.
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Alberto Lupini