L’ambizioso progetto di creare una sorta di “Gardaland” dell’agroalimentare entro il 2015 diventerà realtà. In occasione dell’Expo di Milano, infatti, nell’area dei mercati generali a Bologna (ben 80 ettari) sorgerà un parco tematico dedicato alle eccellenze del Made in Italy a tavola. La gestione del parco sarà affidata a Eataly di Oscar Farinetti e il nome (sul quale si sta ancora discutendo) potrebbe essere “Eataly World” oppure “F.i.co”, Fabbrica italiana contadina. I cantieri partiranno a marzo.
Chi finanzierà il progetto? Il capitale è in parte pubblico, messo a disposizione dal Comune di Bologna tramite Caab, la società che gestisce i mercati generali (in tutto 55 milioni di euro, il valore dell’area così come è oggi), e in parte privato (al momento intorno ai 40 milioni di euro). I soggetti coinvolti sono cooperative, banche e associazioni che rappresentano il mondo produttivo del territorio: Coop Adriatica, Lega Coop, Intesa San Paolo, Camera di commercio di Bologna, Unindustria Bologna, Confcooperative (che include investitori diversi come Emilbanca, Ascom, Poligrafici Printing), con fondi personali il presidente della Camera di commercio di Bologna, Giorgio Tabellini, Fondazione Carisbo, Fondazione del Monte, Unendo Energia Spa, Enpaia (Fondo periti agrari e agrotecnici). A questi bisogna aggiungere Prelios, la società dei fondi immobiliari che si è aggiudicata lo scorso 19 dicembre la gestione di un fondo costituito ad hoc, il fondo Pai (Parchi agroalimentari italiani). Non è escluso che il progetto possa in futuro essere replicato anche in altre città.
Ideatore del parco alimentare è Andrea Segrè, presidente di Caab, che al Corriere della sera spiega che il sindaco di Bologna, Virginio Merola, «aveva parlato chiaro: niente centri commerciali. Il 30 novembre 2012 siamo andati da Farinetti a presentare l’idea del parco tematico. Vista la sua disponibilità ci siamo dati due obiettivi: trovare investitori privati disposti a mettere almeno 40 milioni di euro nell’operazione. Avere la disponibilità dei grossisti dell’ortomercato a trasferirsi subito in un’area limitrofa. Entrambi sono stati raggiunti entrò la fine del 2013, come ci eravamo proposti. Ora il mio compito resta quello di vigilare sulla realizzazione del progetto».
All’interno del parco saranno rappresentate tutte le principali filiere dell’alimentare italiano: dal grano alla produzione della pasta, passando per il mulino, dalle viti alle botti, alle bottiglie, dal pomodoro ai laboratori di lavorazione. E ancora: dall’allevamento dei maiali alla stagionatura dei prosciutti, dalle stalle con le vacche al confezionamento del latte. L’obiettivo a regime, nel 2019, è generare 86 milioni di fatturato l’anno, compresi i servizi e gli esercizi non alimentari, di cui 17,5% di valore aggiunto. Sul fronte dell’occupazione, le stime (fornite da Ey-Tas, Transaction ad advisory services) parlano di 1.485 lavoratori coinvolti direttamente nel parco più oltre 3.500 nell’indotto. Si parla di una remunerazione del capitale del 7%.