La Terra stava affondando sotto i colpi sferzanti dell'uomo che a furia di deturpare le riserve naturali di vitale importanza stava distruggendo il suo Pianeta e di conseguenza anche sè stesso. Piero Bianucci, giornalista e divulgatore scientifico, analizza lo stato di
salute nostro e del Mondo ai tempi del coronavirus tra meditazione su errori passati e lezioni utili per buone pratiche future.
Poche buone pratiche per aiutare e aiutarci
La giornata dedicata alla Terra compie 50 anni. Il suo pensiero?Il mio pensiero va un altro cinquantenario celebrato da poco: quello della conquista della Luna. Sono cinquantenari strettamente connessi. Ci rendiamo conto di vivere su un pianeta fragile e con risorse limitate da quando per la prima volta fu possibile vedere la Terra sospesa nello spazio in una foto che scattarono nel dicembre del 1968 gli astronauti dell’Apollo 8. La missione dall’Apollo 11, che nel 1969 vide lo sbarco sulla Luna di Armstrong e Aldrin, certificò che intorno a noi ci sono deserti inospitali, non giardini come quello che ci ospita. Le missioni successive, fino all’Apollo 17 del dicembre 1972, non ebbero lo stesso impatto emotivo ma confermarono quel senso di smarrimento.
Poi c’è la foto del “pale blue dot” datata 1990: il pallido puntino blu è la Terra vista dalla sonda “Voyager 1” mentre varcava i confini del sistema solare, a 6 miliardi di chilometri da noi, un vero naufragio nell’infinito leopardiano. La coscienza ecologica diffusa che oggi conosciamo nasce da queste immagini, prima apparteneva solo a una élite. Siamo su una strana astronave che traporta i passeggeri non nel suo abitacolo ma sulla sua superficie. Oggi i passeggeri sono 7,7 miliardi, il doppio di cinquant’anni fa, le emissioni antropiche hanno portato l’anidride carbonica da 330 a 410 parti per milione accentuando l’effetto serra, la temperatura globale è aumentata di un grado. E non c’è un’altra Terra, inutile illudersi su Marte o sui pianeti di altre stelle. Siamo passeggeri ma anche piloti: ognuno può e deve fare qualcosa perché l’astronave non finisca su una rotta sbagliata. Ecco, questo è il mio pensiero.
Uno dei punti della mission dell’Earth day recita ”Promuovere presso gli Italiani scelte e stili di consumo responsabili”. Quello che in 50 anni non siamo riusciti noi, in pochi giorni ci è riuscito un virus?Il virus ci ha fatto scoprire non la fragilità della Terra ma quella del suo equipaggio umano. Ora tutti dovrebbero sapere che la nostra vita dipende da equilibri naturali delicatissimi. In tre miliardi di anni di evoluzione milioni di specie sono comparse e si sono estinte. Non è il caso di scomodare i bombardamenti di asteroidi. L’uomo non farà eccezione. Questa è una lezione di umiltà sui tempi lunghi, milioni di anni. Su tempi brevi il Covid19 ci ha insegnato che si può vivere in modo più semplice e frugale, ascoltando anziché facendo rumore. Stili di vita e di consumo che rispettino l’ambiente sono possibili, senza per questo fermare il benessere e il progresso tecnologico, anzi aiutandolo: abbiamo capito, per esempio, le potenzialità della cultura digitale e della smaterializzazione di molti consumi.
Piero Bianucci
40 giorni e 40 notti per il Diluvio universali, siamo vicini…E’ nell’ordine delle cose che ci siano disastri naturali e che passino. Le visioni apocalittiche non mi appartengono. Credo che facciano male anche all’ambientalismo.
Dopo il coronavirus anche i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile Agenda 2030 Onu subiranno una battuta di arresto? Forse non tutti ma almeno 1,2,3, 8 e 10?La subiranno ma non per il coronavirus. Basta pensare all’accordo di Parigi del 2015 disatteso da Trump. La povertà si potrebbe vincere se le superpotenze rinunciassero per uno o due anni agli armamenti, la più grande spesa in assoluto. Certo, la crisi economica causata dal Covid si farà sentire un po’ anche sulla solidarietà internazionale, ma non si tratta di cifre folli. Se gli abitanti sovrappeso dei paesi sviluppati, che sono più di un miliardo, tornassero a un consumo calorico sano e corretto non solo ci sarebbero calorie sufficienti per i 700 milioni di sottonutriti ma con i soldi risparmiati nelle cure delle persone sovrappeso sarebbe possibile garantire lo sviluppo e la salute delle popolazioni più povere. Quanto alle diseguaglianze tra i Paesi di cui parla l’articolo 10 il problema non è la recessione da coronavirus ma l’avidità dei paesi più fortunati e, oggi, di certe multinazionali, penso in particolare a quelle che campano su quel bene comune che è la rete, nata dalla ricerca scientifica e dalle università all’insegna della gratuità e poi colonizzata da affaristi e trafficanti di dati.
Un augurio alla Terra per il 50°?Che la Terra trovi
la sua bandiera, riconosciuta da tutti gli stati del pianeta e che finiscano i provincialismi meschini a favore di una visione universalista. Quella suggerita dalla fotografia dall’Apollo 8.