Lunedì 21 giugno inizia ufficialmente l’estate e per l’Italia si segna il passaggio di quasi
tutto il Paese in zona bianca. Un risultato garantito dal senso di responsabilità dei cittadini e dal successo della campagna vaccinale. Ancora una settimana e anche la Val d’Aosta cesserà di essere arancio e l’
abolizione del coprifuoco e il riavvio di tutte le attività saranno completati. Ed è proprio
il 28 giugno la data in cui
potrebbe cadere l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto. Una realtà che a Bolzano, è già tale con la delibera del presidente della provincia autonoma e che, c’è da giurarlo, servirà da pretesto per l’ennesimo gioco delle parti fra i rigoristi e gli aperturisti ad oltranza.
Secondo alcune indiscrezioni sarebbe proprio il passaggio totale dell’Italia in zona bianca
il traguardo che Draghi attende per dare l’ultima registrata alla strategia di riapertura e rilancio, isolando magari alcuni dirigenti del ministero della Salute che alla prova dei fatti non sempre hanno dimostrato di essere all’altezza del loro compito, evitando troppo spesso di prendersi delle responsabilità. Un atteggiamento che sta fra l’altro alla base dei molti momenti di chiusura o delle limitazioni che hanno dovuto subire i
pubblici esercizi.
Un simbolo di cambiamento: ora tocca al Cts decidere
L’
eliminazione della mascherina all’aperto sarà un po’
il simbolo di un cambiamento netto e la cautela è quindi obbligatoria. Se non si cogliesse la data simbolica del 28 giugno
si potrebbe puntare sul 5 luglio, quando la percentuale di chi ha avuto una seconda dose del vaccino dovrebbe avere raggiunto l’obiettivo minimo di metà della popolazione adulta. Una settimana più o meno cambierebbe peraltro poco oggi, ma è fondamentale che si dia una data certa perché senza di questa sarà difficile fare ripartire con qualche speranza il turismo straniero in Italia.
Ed è proprio il 21 giugno che il Cts dovrebbe prendere una decisione sulle mascherine (e si spera sulle discoteche), senza intromissioni dei dirigenti del ministero della Salute che non piacciono a Draghi!
Scelta indispensabile per rilanciare il turismo: serve una data certa
Il green pass lo abbiamo finalmente introdotto, ma servirà a poco se i turisti non sapranno da subito se per le vie di Roma invece che di Rimini potranno circolare liberamente o dovranno indossare la mascherina. Anche perché ormai si sta allungando la lista dei Paesi dove l’obbligo di mascherina all’aperto è stato
eliminato, dalla Francia alla Spagna, mentre con l'aumento della temperatura (che indebolisce il virus) diventa sempre più insopportabile respirare camminando con un bavaglio sulla bocca.
Non è un liberi tutti
L’abolizione della mascherina all’aperto non può però rappresentare, lo diciamo ormai da tempo, una sorta di liberi tutti. Anzi. La presenza di tanti “no vax” da un lato e la
diffusione soprattutto fra i giovanissimi della variante indiana dall'altro ci impongono di mantenere alta l’attenzione. E ancora una volta toccherà ai gestori di bar, ristoranti e hotel offrire una prima linea della sicurezza evitando soprattutto gli
assembramenti. E qui torna in prima linea il tema della movida e delle piazze che non possono essere certo gestite da baristi e ristoratori.
A Milano nelle zone più calde si è già introdotto una sorta di coprifuoco (con la scusa della rumorosità) con cui si cerca di tenere un po’ sotto controllo la “moda” delle risse fra i giovanissimi e un’eccessiva concentrazione proprio dei soggetti più a rischio oggi.
La Sardegna si rivela pericolosamente senza protezione
E se l’esempio potrebbe essere ora seguito da altre città, va registrata al contrario un’iniziativa che ancora una volta dimostra la regola dell’anarchia e dell’inaffidabilità che caratterizza alcune regioni. Al centro dell’attenzione c’è la
Sardegna dove il Governatore
Christian Solinas non smette di sorprendere. Dopo essere stato il protagonista la scorsa estate delle polemiche sui controlli burletta per sbarcare sull’isola, prima, e complice poi per ignavia (o volontà politica?) dell’avvio proprio in Sardegna della seconda fase della pandemia (per mancanza totale di controlli e autorizzazioni folli sulle discoteche), ora, incurante della presenza di due preoccupanti focolai sull’isola,
ha abolito tutti i controlli all’ingresso.
Una decisione che lascia sbigottiti perché
la Sardegna, per mancanza di controlli, nei mesi scorsi era già passata da zona bianca a rossa in pochi giorni; in un anno non è stato fatto alcun potenziamento reale delle strutture covid negli ospedali; alla faccia di ogni progetto di fare dell’isola un’area covid-free,
è agli ultimi posti nella classifica per vaccinazioni dei residenti. Insomma, tutto sembra concorrere perché se ci dovesse essere mai un innesco di qualche nuova fase di epidemia, magari della variante indiana, la Sardegna potrebbe essere la prima candidata. Facile capire perché i gestori dei pubblici esercizi e degli alberghi sardi siano più che preoccupati dell’abolizione dei controlli mentre sull’isola potrebbe sbarcare un numero record di turisti. Lungi da noi “gufare”, ma certo se le cose dovessero ripetersi come lo scorso anno, nessuna dica poi che Solinas sarà stato travolto dagli eventi.
Il vaso di Pandora lo ha già rotto lui.