Come se non bastassero la pandemia prima e la mancanza di personale e le bollette insostenibili ora… Di fronte alle oggettive difficoltà del mondo della ristorazione c’è però chi non si fa scrupolo di aggiungere un ennesimo problema che potrebbe fare esplodere una crisi devastante nel comparto: la concorrenza sleale abbinata all’arma del ricatto. Non c’è altro modo per definire le aggressive campagne pubblicitarie di alcune piattaforme (The Fork per prima) che promuovono sconti al ristorante fino al 50%, come se fossimo in presenza di saldi di fine stagione o per fine attività, e non già di un servizio che non può cambiare i fattori di costo da un giorno all’altro.
Per alcuni consumatori potrebbe magari sembrare un’occasione: andare a cena in un ristorante stellato pagando la metà di quanto costerebbe abitualmente quel menu. E come dargli torto? Ma siamo sicuri che sia davvero così? A nessuno viene il sospetto che al 50% potrebbero essere proposti piatti che valgono (per costo degli ingredienti e qualità di prodotto e lavorazione) la metà di quelli abitualmente in menu? E se anche ci fossero gli stessi piatti che di solito costano il doppio, perché si fa questa operazione che fa passare per babbei quanti, al di fuori della promozione, devono pagare il costo pieno?
Per quale ragione il lavoro dei ristoratori viene “svenduto” in questo modo?
In tempi assolutamente difficili per fare quadrare i conti e arrivare a fine mese - e usiamo un eufemismo - non pochi oggi si chiedono come sia possibile “svendere” il lavoro fino a questo punto. Qualche spiegazione ci dovrà pur essere… salvo pensare a improbabili ristoratori che fanno beneficenza.
Un meccanismo di promozioni e prenotazioni che diventa “ricatto”
Se poi si considera che da quel 50% che incassa (che non copre neanche i soli costi fissi del locale), il ristoratore che fa la “svendita” deve detrarre anche la percentuale (non certo leggera) che resta a The Fork per la prenotazione, davvero resta poco nel cassetto. Ed è proprio sulle prenotazioni (di fatto oggi quasi obbligatorie in molti locali) che The Fork ha costruito un meccanismo che a volte sfiora il ricatto. Se non si aderisce ai super sconti (che fanno ingrassare la piattaforma) non c’è magari la possibilità di essere selezionati nelle scelte dei consumatori su The Fork… Già, perché i destini di molti locali sono oggi nelle mani di questo sito che qualche mese fa, in piena crisi, pretendeva di aumentare le sue tariffe senza alcun riguardo per i clienti-ristoratori che si erano affidati a loro.
Una realtà che ha dato vita ad una posizione di quasi monopolio per il ritardo con cui il mondo della ristorazione italiana ha pensato di fare squadra per quanto riguarda le piattaforme di prenotazione e di commenti.
Un sistema malato, tra recensioni negative spesso false e giudizi positivi acquistati
TripAdvisor: un sistema “malato”, tra false recensioni positive e giudizi negativi indimostrabili
Già, perché non si deve dimenticare che dietro a The Fork c’è TripAdvisor, il colosso statunitense che sulle recensioni fasulle e incontrollate ha costruito un impero che, anche se oggi in declino (basta vedere i crolli in Borsa del suo titolo), resta pur sempre il più formidabile strumento per condizionare i singoli ristoranti italiani. Siamo in presenza di un vero e proprio meccanismo di ricatto nascosto ma ben pianificato negli anni: se un ristorante vuole sottrarsi al gioco delle false recensioni e delle critiche negative indimostrabili, basta che faccia un upgrade e si iscriva a The Fork. In questo caso i commenti negativi su TripAdvisor cessano come per miracolo. Ma a questo punto si è schiavi del sistema di prenotazione imposto dalla piattaforma e si entra nel meccanismo perverso delle promozioni e degli sconti folli in assenza dei quali The Fork non mette in evidenza il locale (salvo dovere pagare in più…).
Guida Michelin, autorevolezza in caduta libera...
Un sistema a cui si aggiunge il collegamento con la Michelin che, forte di quel che resta di un’autorevolezza in caduta libera, a sua volta promuove i ristoranti che pagano per essere sul suo sito in buona posizione. Il tutto con il sostegno di qualche giornale amico che, magari grazie a partnership ben pagate, ha accompagnato per mano la piattaforma facendole di fatto da referenza. È il caso, per non nasconderci dietro un dito, della pur seria guida di Identità Golose.
Dura presa di posizione di Fipe contro la “svendita” della ristorazione di TripAdvisor-The Fork
Questa situazione è però ormai insostenibile, tanto che nei giorni scorsi c’è stata una durissima presa di posizione della Fipe che ha ribaltato la strategia con cui negli anni scorsi aveva tentato di modificare le storture vergognose di TripAdvisor-The Fork, per cercare di valorizzare e tenere conto dei punti positivi che pure hanno le piattaforme di recensioni e prenotazioni. La rottura è chiaramente legata al fatto che questo meccanismo della piattaforma statunitense è per molti versi incontrollabile e tende a porsi come il dominus del mondo della ristorazione indirizzando flussi e consumi là dove ritiene più vantaggioso economicamente… per sé.
Un’operazione di marketing che rischia di far piombare nella barbarie la ristorazione
E in questo contesto i ristoranti rischiano di restare imbrigliati in una rete a cui a guadagnarci sono solo gli americani, mentre nel mondo della ristorazione di casa nostra si creano situazione di concorrenza sleale partendo proprio da quel 50% di sconto che crea dubbi sul valore che i ristoratori seri danno ai loro menu. Da un lato ci sono proposte che possono essere paragonate e giudicate anche in base a un rapporto qualità/prezzo, mentre per le “svendite a tavola” non ci può essere alcuna base certa e dimostrabile per un confronto. È una pura operazione di marketing che rischia di far piombare nella barbarie la ristorazione.
Va creata una piattaforma italiana per le prenotazioni, trasparente e garantita
A questo punto, dopo le denunce anche della Fipe, sarebbe utile per tutti puntare con decisione e con urgenza sulla costituzione di una piattaforma italiana di prenotazioni (magari con l’intervento del Governo a garanzia degli interessi nazionali del comparto) capace di fare concorrenza a The Fork e garantire un rapporto più corretto sul mercato e nel confronto con i consumatori ai quali è doveroso offrire prezzi trasparenti e coerenti giorno dopo giorno. Ne va fra l’altro della stessa credibilità dei ristoranti. Chissà che il prossimo Governo non decida di intervenire dando una mano sul serio al mondo dell’accoglienza e del turismo sostenendo un portale di prenotazioni aperto a tutti…