Bar e ristoranti in ginocchio: subito Cassa Covid e sgravi fiscali

Bisogna evitare i licenziamenti per non perdere competenze che saranno determinanti al momento della ripartenza. È l’accorato appello lanciato dal segretario di Fipe-Confcommercio Roberto Calugi al Governo in vista del nuovo decreto Milleproroghe. A rischio un milione di posti di lavoro e 300mila aziende

18 gennaio 2022 | 12:54
di Martino Lorenzini

Disperato grido di allarme. «Bar e ristoranti sono in ginocchio, bisogna rinnovare la Cassa Covid, moratorie bancarie e permessi per i dehors». Con queste parole Roberto Calugi, segretario di Fipe-Confcommercio si è presentato oggi, martedì 18 gennaio all’audizione con la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, in vista dell’approvazione del decreto Milleproroghe. Un passaggio fondamentale per rinnovare le misure di protezione delle 300mila imprese del settore e del milione di lavoratori impiegati. All'audizione è intervenuta anche Confeverscenti: «Trasporti turistici, agenzie di viaggio, guide turistiche, ricettività alberghiera ed extralberghiera rischiano di collassare».

 

 

 

L’occupazione è scesa drasticamente in due anni

«In due anni abbiamo perso 45mila imprese e i consumi nella ristorazione sono crollati di oltre 56 miliardi di euro - ha ricodato Calugi - L’inizio del 2022 presenta pesanti sofferenze soprattutto nei centri storici delle città d’arte dove i locali sono costretti a chiudere per mancanza di clienti. A questo si somma una crisi devastante per la ristorazione collettiva, falcidiata dalla ripresa dello smart working, per le catene commerciali, soprattutto quelle operanti negli aeroporti e nelle stazioni, per il settore banqueting e catering, di fatto chiuso da due anni, per le sale bingo, messe in ginocchio dai provvedimenti sulle capienze e per le discoteche, unico settore chiuso e divenuto vittima sacrificale della pandemia».

Le richieste di Fipe

Da qui le richieste di prorogare alcune delle misure emergenziali più importanti. Prima tra tutte la cassa integrazione Covid, che permetterà di tutelare circa 300mila occupati, traghettando i contratti in questa fase di emergenza. Seconda richiesta, la proroga delle moratorie bancarie, necessaria soprattutto per le piccolissime imprese scarsamente patrimonializzate che in questi anni, per sopravvivere, si sono indebitate. Infine l’occupazione del suolo pubblico per allestire i dehors.

«Sappiamo  che ci sono problemi di risorse pubbliche, per questo se non fosse possibile allo stato attuale ottenere la gratuità degli spazi per i tavolini all’aperto - ha spiegato il Direttore generale - Ma quanto meno si proceda alla proroga per le semplificazioni per le autorizzazioni, in scadenza il 31 marzo, portandole fino a fine anno. Sarebbe un aiuto concreto a un settore che a primavera dovrà ricominciare a correre per rialzarsi davvero».

 

L'intervento di Confesercenti

«Trasporti turistici, agenzie di viaggio, guide turistiche, ricettività alberghiera ed extralberghiera rischiano di collassare - ha dichiarato Mauro Bussoni, segretario di Confesercenti - A Roma, ma la situazione è simile in tutte le grandi città turistiche, un albergo su tre è chiuso. E per quelli aperti il livello di occupazione delle camere è a livelli percentuali molto bassi, come purtroppo anche in altre località turistiche: per gli hotel di Milano, Venezia, Roma e Firenze il tasso di occupazione è tra il 17 ed il 19% delle camere rese disponibili. In questo quadro non solo sarà necessario prevedere nuovi sostegni, bisogna intervenire al più presto con misure che garantiscano l'attività ed il lavoro delle imprese più colpite. A partire dalla proroga degli ammortizzatori Covid: ci sono 200 mila i lavoratori a rischio e 25 mila imprese che potrebbero essere costrette a chiudere. Ammontano a 43 miliardi i crediti ricevuti che le pmi dei nostri settori non saranno in grado di restituire».

 

L'allarme di Federalberghi

«Le grandi città, che nel 2019 rappresentavano un quinto delle presenze turistiche registrate in Italia, hanno subito un crollo del 71% nel 2021: è pressoché impossibile sopravvivere con questi dati - ha evidenziato oggi Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi - Non stupisce quindi che molte imprese siano chiuse da marzo 2020 e che molte altre purtroppo torneranno a chiudere nei prossimi giorni, a causa di una domanda stagnante e del clima d’incertezza generalizzato. A fronte di ciò non hanno ad oggi trovato riscontro i pressanti inviti rivolti al Governo e al Parlamento per l’adozione di misure emergenziali in favore del settore che abbiamo a più riprese congiuntamente richiesto e, in particolare, la proroga degli ammortizzatori sociali Covid-19»

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Alberto Lupini


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