Bar e ristoranti alzano la voce: «Snellire subito le regole sul Green pass»

Dopo i segnali di apertura lanciati dal premier Mario Draghi seguendo la scia già tracciata da alcuni stati europei, gli esercenti chiedono al Governo un ulteriore sforzo. Spingono affinché si facciano controlli a campione e si risolva la questione che vede gli stranieri in possesso di semplice carta verde impossibilitati a entrare nei locali perché privi di Super green pass

03 febbraio 2022 | 17:05
di Martino Lorenzini

Sono giorni difficili per bar, ristoranti e alberghi e per tutta la categoria degli esercenti commerciali. Già danneggiati dall’esplosione della Variante Omicron, che nei mesi scorsi ha svuotato i locali di clienti e di forza lavoro (con titolari e personale a casa per le quarantene) e colpiti pure dal caro bollette, dopo gli alleggerimenti alle regole da seguire per contenere il contagio pandemico, approvate dal Consiglio dei ministri di mercoledì sera (che entreranno in vigore lunedì 7 febbraio), sono tornati a chiedere a gran voce al Governo un intervento tempestivo per snellire drasticamente le procedure anticontagio. Sulla scia degli altri paesi europei, che proprio nei giorni scorsi si sono mossi in questa direzione, si chiede a Roma anzitutto di semplificare le procedure di controllo del Green pass.

L’associazione di categoria Fipe - Confcommercio ha approvato un ordine del giorno per chiedere di agire su più fronti. In particolare, si è chiesto che anche i bar e i ristoranti, così come è previsto per i negozi, possano svolgere a campione i controlli del Green pass ai clienti. Ma non solo, si chiede anche di risolvere situazioni paradossali come quella che vede i turisti stranieri entrare in Italia con un semplice Green pass, mentre per accedere al ristorante o al bar viene richiesto quello rafforzato. Infine, c’è anche una richiesta onerosa, affinché il Governo predisponga nuovi ristori, effettui una proroga dei debiti contratti durante il Covid e introduca incisive misure per contrastare la spinta inflazionistica, che altrimenti rischia di compromettere la ripartenza economica. Ci sono poi anche altre questioni che gli operatori chiedono che vengano risolte e riguardano questioni strutturali per il settore, come le politiche di sostegno al lavoro per valorizzare e non disperdere le competenze professionali.

Bar e ristoranti chiedono di ristabilire un clima di fiducia danneggiato dall’«eccessiva burocrazia sanitaria»

Bar, ristoranti, alberghi e più in generale il mondo dei pubblici esercizi sta vivendo in quello che è un lockdown di fatto, a causa delle restrizioni antiCovid ancora in vigore fino a domenica 6 febbraio. Il giorno seguente entreranno in atto le nuove regole che snelliscono le procedure per contenere il controllo pandemico. Il Governo ha deciso di rendere illimitata la durata del Green pass (per chi ha la terza dose, ma anche per chi è guarito dal virus, la carta verde avrà durata illimitata; e lo stesso discorso varrà anche per chi si è sottoposto a un ciclo sierologico con vaccini non ancora riconosciuti dall'Italia), di non imporre nessuna restrizione per i vaccinati, nemmeno in zona rossa, e di provare ad andare incontro agli stranieri che provengono da Paesi che hanno una diversa scadenza della carta verde (è consentito l’accesso ai servizi e alle attività dove sussiste l’obbligo di possedere il Green pass da vaccinazione o guarigione previa effettuazione di un test antigenico rapido o molecolare con esito negativo al virus, che avrà validità di quarantotto ore dall’esecuzione se rapido o di settantadue ore se molecolare), oltre ad allargare le maglie legate alla didattica a distanza e alle quarantene nelle classi, dalle scuole dell'infanzia alle superiori.

Questi provvedimenti per l’associazione di categoria Fipe Confcommercio sono sicuramente un primo passo verso la ripresa della normalità, ma bisogna fare qualcosa di più per un settore in grave difficoltà.  «L’esagerata “burocrazia sanitaria” sta togliendo alle persone la voglia di socialità - ha dichiarato in una nota stampa condivisa anche da Appe, l’Associazione provinciale Pubblici esercizi di Padova, per bocca del suo presidente Filippo Segato - Questa situazione avviene nonostante la stragrande maggioranza delle persone, tra vaccinati e guariti, sia ormai protetta contro forme gravi della malattia. Chiediamo un intervento di razionalizzazione e semplificazione delle norme per restituire fiducia e ridare una prospettiva ai nostri territori che, in molti casi, stanno vivendo un lockdown di fatto».

 

 

Le richieste di Fipe: semplificazione delle normative sanitarie e aiuti economici

L’associazione di categoria ha quindi chiesto a gran voce che «vengano ridotti gli oneri e le sanzioni che gravano sui pubblici esercizi per l’attività di verifica del possesso della “certificazione verde” da parte di clienti, fornitori e dipendenti, lasciando in capo ai singoli soggetti la responsabilità in caso di mancato rispetto delle normative, togliendo la responsabilità i titolari di bar, ristoranti, pizzerie, trattorie».

 

L’altra richiesta è invece legata agli aiuti economici. Quelli inseriti nel Decreto sostegni Ter, emanato nei giorni scorsi dal Governo, sono stati giudicati insufficienti. Sono quindi stati chiesti ulteriori ristori economici, una proroga dei debiti contratti durante il Covid e l’introduzione di incisive misure per contrastare la spinta inflazionistica, che rischia di compromettere la ripartenza dei consumi. Altre richieste, seppur non meno urgenti, gettano poi lo sguardo a temi strutturali per il settore come quelli che riguardano le politiche del lavoro e il sostegno allo sviluppo e la valorizzazione delle competenze settoriali.

La promessa del premier Draghi

«Nelle prossime settimane andremo avanti su questo percorso di riapertura», ha promesso il premier Mario Draghi mercoledì sera al termine del Consiglio dei ministri, supportato anche dai dati “molto incoraggianti” sulle vaccinazioni che stanno crescendo. «Vogliamo un’Italia sempre più aperta, soprattutto per i nostri ragazzi», ha concluso.

 

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Alberto Lupini


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