Appello di Boldrini contro le bufale Una firma per la corretta informazione

09 febbraio 2017 | 10:17
di Federico Biffignandi
"Ne uccide più la penna della spada". Per affrontare un problema che sta coinvolgendo tutta l’Italia (ma non solo) e che può riguardare tanto i “vip” quanto i cittadini comuni, non resta che affidarsi ad un detto popolare dalle origini antichissime. Ci serviamo di questo proverbio per parlare delle bufale dell’informazione e di quella pseudo-informazione tutta figlia dei nostri tempi che cerca di manovrare - e destabilizzare - l’opinione pubblica a suon di notizie false o riviste, o aggiustate per perseguire un obiettivo personale. Dimenticandosi, in tutto questo, che una volta scritta una notizia, oggi a maggior ragione, questa circola alla velocità della luce raggiungendo ogni angolo del mondo e inducendo il lettore a crederci e a giudicare sulla base di quello che legge.


Laura Boldrini

E così i soggetti coinvolti in quella (non) notizia vengono feriti - in qualche caso anche uccisi - dalla punta di una penna. Gli italiani però non ci stanno e, a partire da un’istituzione come la Presidente della Camera, Laura Boldrini, mettono nero su bianco la volontà di dire “no” alle bufale e “sì” alla corretta informazione. Idea che sta maturando, in via più ufficiale, anche tra i parlamentari dell'Unione europea. La Boldrini (che è anche giornalista, guarda un po’…) ha scritto e firmato un testo “ufficioso” su www.bastabufale.it in cui invita gli internauti a firmare l’appello per contrastare l’informazione dannosa e promuovere quella corretta. La Presidente della Camera punta il dito prima di tutto sull’abuso del web, reo (e come dargli torto) di essere utilizzato per fare da cassa di risonanza alle bufale. «Ritengo che il web - scrive la Boldrini - sia un importante strumento di conoscenza e democrazia. Ma spesso anche luogo di operazioni spregiudicate, facilitate dalla tendenza delle persone a prediligere informazioni che confermino le proprie idee».

D’altronde quante battute di tastiera abbiamo dedicato ai problemi che la rete crea nel mondo della ristorazione e della ricezione tra TripAdvisor che pubblica recensioni senza il minimo controllo, siti simili che si allineano e si vendicano se il ristoratore di turno non accetta un’“offerta allettante”, oppure Facebook con utenti singoli o gruppi che di punto in bianco decidono di affossare un locale, senza motivo, incontrastati perché tanto nessuno filtra ciò che viene scritto. Tra i testimonial di questa campagna ci sono nomi illustri dello spettacolo come Fiorello, del cinema come Carlo Verdone, dello sport come Francesco Totti, della musica come Gianni Morandi e della cultura come l’antropologo Marc Augè. Questo perché nel testo della Boldrini viene specificatamente detto che la battaglia alle bufale deve coinvolgere tutta la società e richiede l’impegno a dire “basta” di tutti gli esponenti di singoli settori, a partire da quelli più noti.



Tra i primi firmatari c’è il direttore di Italia a Tavola, Alberto Lupini insieme ad altri quattro “debunker”, ovvero “smascheratori di notizie” impegnati nel campo dell’informazione: Paolo Attivissimo, Michelangelo Coltelli, David Puente e Walter Quattrociocchi. L’impegno dunque c’è, ora è doveroso che ognuno metta quotidianamente sul tavolo tutta la propria onestà intellettuale per tutelare anche gli altri oltre che sé stesso mentre scrive un articolo o un post. Magari un post-it tra i tanti sul proprio pc potrebbe aiutare a ricordarsi che pigiare sulla tastiera può far più danni che tentare una stoccata con la spada.

Questo il testo completo dello scritto di Laura Boldrini


Essere informati correttamente è un diritto. Essere disinformati è un pericolo. Ho deciso di lanciare questo appello perché ritengo che il web sia un importante strumento di conoscenza e democrazia. Ma spesso anche luogo di operazioni spregiudicate, facilitate dalla tendenza delle persone a prediligere informazioni che confermino le proprie idee. In rete sono nati fenomeni nuovi, come le fabbriche di bufale a scopo commerciale o di propaganda politica e certo giornalismo “acchiappaclick”, più interessato a incrementare il numero dei lettori anziché a curare l’attendibilità delle fonti. Le bufale creano confusione, seminano paure e odio e inquinano irrimediabilmente il dibattito.

Le bufale non sono innocue goliardate. Le bufale possono provocare danni reali alle persone, come si è visto anche nel caso dei vaccini pediatrici, delle terapie mediche improvvisate o delle truffe online. Questo è il tempo della responsabilità. È necessario mobilitarsi, ciascuno di noi deve fare qualcosa per contrastare la disinformazione e contribuire a tutelare la libertà del web e la dignità di chi utilizza questo spazio che offre enormi opportunità culturali, relazionali ed economiche. Non si tratta né di bavagli né di censure. Si tratta di reagire e affrontare un problema che ci riguarda tutti. Firmare questo appello significa fare la propria parte e dare il proprio contributo. Alcuni ambiti, poi, sono più esposti di altri e hanno una maggiore responsabilità: la scuola in primis, ma anche l’informazione, le imprese, i social network. A chi vi opera chiediamo uno sforzo aggiuntivo.

Scuola e l'università
La scuola e l’università, che sono il motore primo per creare gli anticorpi necessari a contrastare la disinformazione, devono farsi protagoniste di un’azione culturale che tenda a sviluppare l’uso consapevole di Internet. Insegnare a usare gli strumenti logici e informatici per distinguere tra fonti affidabili o meno dovrebbe essere una priorità del sistema educativo, nell’obiettivo di sviluppare senso critico e cultura della verifica.

Informazione
In questo momento è di primaria importanza che i giornalisti e gli operatori dell’informazione aumentino lo sforzo del fact checking, del debunking - l’attività che consente di smascherare le bufale - e della verifica delle fonti. Così come gli editori dovrebbero, attraverso un investimento mirato, dotare le redazioni di un garante della qualità che sia facilmente accessibile ai cittadini, come già avviene in alcune testate.

Imprese
L’impegno passa anche per le aziende. Le loro inserzioni pubblicitarie non dovrebbero comparire su siti specializzati nella creazione e diffusione di false notizie, per non finanziare anche involontariamente la disinformazione e per non associare i propri prodotti a questi danni sociali.

Social Network
In quest’ottica un ruolo cruciale lo possono svolgere i social network, che dovrebbero assumersi le loro responsabilità di media company e indirizzare le loro politiche verso una maggiore trasparenza. Per contrastare fake news e discorsi d’odio è essenziale incrementare la collaborazione con le istituzioni e le testate giornalistiche, così come un maggiore investimento in risorse umane e tecnologie adeguate a fronteggiare il problema.

Cultura, Sport, Spettacolo
Ai protagonisti del mondo della cultura, dello sport e dello spettacolo chiedo, in quanto personalità capaci di raggiungere un vasto numero di persone, di spendersi contro le false notizie e la diffusione dell’odio.


Per informazioni: www.bastabufale.it

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Alberto Lupini


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