Il decreto sulle “riaperture” sembra proprio essere nato male. Mentre Salvini certifica il dissenso sul tema del coprifuoco e lancia una campagna per toglierlo e ottenere più aperture dove la situazione sanitaria lo consente (subito contestata dal Pd), per la Gelmini il Governo lo ha già alleggerito col fatto che, comunque, si potrebbe restare seduti al tavolo fino alle 22, e solo dopo, alzarsi per tornare a casa (ipotesi peraltro non confermata dal ministero degli Interni). Ma intanto esplode un problema ben più urgente:
il Ministero degli Interni, come abbiamo anticipato ieri, vieta il consumo al bancone, e il mondo dei bar insorge per il no alla tazzina di caffè. Dopo che ieri
Confesercenti aveva lanciato l’allarme, oggi è
scesa in campo la Fipe denunciando senza mezzi termini il Governo per «regole che cambiano senza senso», distruggendo di fatto ogni possibilità di ripresa di un comparto che ha finora pagato un prezzo altissimo e ingiustificato. E questo, oltretutto, mentre montano le azioni di protesta verso norme vessatorie in tutta Italia. A volte addirittura controproducenti (c
ome le manifestazioni a Chivasso insieme ai negazionisti), ma sintomo di un disagio ormai ingestibile e incontenibile.
Il Ministero degli Interni vieta l'uso del bancone e non vuole controllare le ricevute dopo le 22
Ma vediamo l’ultima follia del Governo. Con una circolare il
Ministero dell’Interno (che sembra peraltro latitare sul controllo degli assembramenti di questi giorni…)
interpreta la possibilità di consumo al banco prevista dal DL Riaperture
vietando che questo possa avvenire al bancone. Una posizione che non può certo essere accolta con favore dalle decine di migliaia di bar e locali che si vedono messi ulteriormente in difficoltà proprio nel momento in cui si parla di riaperture, ma che a ben guardare è peggiorativa di quanto era già in vigore.
La circolare, infatti, introduce una limitazione ulteriore che non esiste nel DPCM del 2 marzo, al quale l’ultimo decreto del Governo fa esplicitamente riferimento, perchè introduce una
penalizzante restrizione e genera un ulteriore caos interpretativo. Il consumo al banco, regolato dai protocolli su distanziamento e capienza degli esercizi, permette infatti in molti casi di snellire il servizio evitando assembramenti all’esterno ed è l’unica modalità di lavoro per numerosissime attività che non dispongono di spazi esterni.
E fra restrizioni ulteriori ci sarebbe da tenere conto anche quella, sempre del Ministero degli Interni, che smentisce anche l
'interpretazione "più leggera" del coprifuoco della ministra Gelmini. Per la ministra, per intenderci, basterebbe mostrare la ricevuta della consumazione al bar o al ristorante (con tanto di orario), ma il Viminale non è d'accordo, perchè ciò comporterebbe probabilmente una serie di controlli a tappeto che le forze dell'Ordine vorrebbero evitare per evidenti ragioni di organizzazione e per non irritare ulteriormente i cittadini. Un ennesimo esempio dello scollamento esistente oggi fra burocrazia, esperti e politica....
Si restringe la libertà di fare impresa
Oltre alla questione dell’importanza di regole chiare e sensate per garantire l’ordine pubblico e la legalità, vi è peraltro anche un tema non secondario di sopravvivenza delle imprese, ed è a questo che si richiama la
Fipe con un intervento del presidente
Lino Stoppani, secondo il quale «viene chiamato DL Riaperture e poi invece si trovano sempre nuovi fantasiosi modi per restringere la possibilità alle nostre imprese di lavorare bene.
Le imprese sono esauste e i cittadini sempre meno attenti a seguire regole che cambiano senza senso.
Secondo l’interpretazione del Ministero dell’Interno, per i bar dal 26 aprile le misure restrittive sono addirittura peggiori di quelle che per mesi hanno adottato in zona gialla, perfino quando di vaccini non c’era traccia. Oggi, con oltre 17 milioni di somministrazioni vaccinali e 4 milioni di persone guarite dal Covid, si impedisce di effettuare il consumo al banco e lo si fa con un’interpretazione ministeriale. È una mancanza di rispetto e un danno secco verso 130mila imprese che hanno già pagato un prezzo altissimo per le misure di contenimento della pandemia, senza alcun beneficio evidente sul piano sanitario. Per questo chiediamo al più presto un intervento del MISE». Ma dal Ministero dello Sviluppo economico al momento non giunge alcun segnale, quasi che un ministro non sappia o non debba sapere cosa fa un altro collega.
E in effetti suona tanto come un'inutile provocazione, o una follia, una norma che potrebbe essere interpretata facilmente fissando un numero massimo di persone che possono accedere all'interno per un counsumo in piedi, distanziati, come abbiamo più volte proposto e come era indicato nelle richieste delle Regioni (clienti distanti due metri)...
Salvini pensa a cancellare il coprifuoco che già si riduce nei fatti...ed è polemica col Pd
E dalla politica non è che vengano segnali più incoraggianti.
La Lega, per esempio, insiste sulla sua battaglia contro il coprifuoco nonostante da più parti, ultima la ministra Mariastella Gelmini, si dica che nell’arco di 2-3 settimane, potrebbe essere rivisto in base all’andamento dei contagi. Ma Matteo Salvini come detto, va avanti dritto e sui social ha lanciato una
raccolta di firme (e in poche ore ne raccoglie 50mila). «Noi donne e uomini liberi d’Italia», si legge nella sottoscrizione per aderire all’iniziativa (su legaonline.it/nocoprifuoco) il cui hastag è #nocoprifuoco, «chiediamo la cancellazione dell’insensato coprifuoco e la riapertura di tutte le attività nelle zone (gialle o bianche) in cui il virus sia sotto controllo». Salvini ha detto: «Combattiamo questo pregiudizio per cui qualcuno vede solo rosso, per ideologia vede solo rosso. Oggi è il 25 aprile: parliamo di libertà. Il coprifuoco fino a luglio non ha nessun senso, nemmeno fino a maggio. Se saremo 10 mila è un conto, se saremo 100 mila o un milione...». E poi: «Io e la Lega daremo l’anima dentro al governo, perché le battaglie si combattono stando dentro e non uscendo o scappando, cercando di limitare la prepotenza di chi vede solo rosso, divieti, chiusure e coprifuoco»
Immediate le risposte dal
Pd, che con Francesco Boccia parla di «
propaganda. Nessuno vuol tener chiuso il Paese, ma basta con la demagogia»,. Posizione poi ribadita con forza dal segretario,
Enrico Letta, per stigmatizzare quanto sta accadendo: «Se la Lega non vota, bisogna trarne le conseguenze. Chi non vuole stare al governo non deve stare al governo». E Salvini su Twitter gli risponde: «Il segretario del Pd Letta non si fida degli Italiani e li vuole tenere ancora chiusi in casa. Io mi fido degli Italiani e vorrei che tornassero a vivere, lavorare, sorridere. #nocoprifuoco».
Ma si può o non si può attendere fino alle 22 al ristorante?
Intanto la
ministra agli Affari Regionali, Mariastella Gelmini (Forza Italia) aveva gettato acqua sul fuoco annunciando che il coprifuoco verrà presto rivisto in corso d’opera, come già chiarito, mentre già fin d’ora annunciava che si potrà sforare rispetto alle 22. «C’è stata qualche polemica sul coprifuoco e sulla difficoltà per i ristoratori ad erogare i propri servizi la sera - ha dichiarato la Gelmini - . Ma voglio chiarire un punto:
chi va a cena fuori può stare tranquillamente seduto al tavolo fino alle 22 e poi, una volta uscito dal locale, far ritorno a casa senza alcun rischio di ricevere sanzioni». Un chiarimento necessario: il ritorno verso il proprio domicilio o residenza dopo le 22 non sarà sanzionato se fino a quell’ora si sarà stati a cena al ristorante.
Una "lettura della norma" che però non piace al Ministero degli Interni che. come detto, l'ha puntualmente smentita. Vedremo chi ha ragione, per ora confermiamo solo sconcerto e delusione per come le istituzioni e i politici procedono in ordine sparso e senza affrontare con concretezza i problemi veri, ma lanciando proclami o illusioni...