Se c'è un simbolo che incarna la grandezza storica di Roma, la sua resilienza nei secoli e il suo ruolo di custode della memoria, quello è il Colosseo. Un monumento che non è solo un'attrazione turistica: è un capitolo vivente di una narrazione millenaria. Eppure, con un'iniziativa che grida pessimo gusto e cortocircuito culturale, la direzione del "Parco archeologico del Colosseo", con l'avallo del governo Meloni, ha deciso di trasformare questo simbolo in una scenografia glamour per Airbnb.
L'accordo, bocciato dal Comune di Roma, prevede un investimento di 1,5 milioni di dollari da parte della piattaforma e punta a rinnovare il percorso museografico e a realizzare una rievocazione dei combattimenti gladiatori filologicamente ricostruita e prenotabile direttamente su Airbnb (per pochissimi eletti, 16). Così, però, non è più turismo culturale: è la sottomissione del patrimonio storico a un modello turistico "usa e getta".
La svendita del Colosseo ad Airbnb
Ridurre il Colosseo a una "location esclusiva" è un atto che grida non solo contro la cultura, ma contro il buon senso. In difesa di questa scelta, Alfonsina Russo, direttrice del Parco, difende l'iniziativa parlando di «emozioni fortissime» che il Colosseo suscita nei suoi visitatori, mentre Airbnb si vanta di promuovere un turismo consapevole che avvicina il pubblico alla storia. A chi pensa che questa sia un'operazione filologica e nobile, basti rispondere che il Colosseo non è uno stadio di provincia né una scenografia hollywoodiana. È un monumento che racchiude secoli di storia, dall'epoca imperiale alle trasformazioni del Medioevo, fino a diventare simbolo di una Roma universale e complessa. Renderlo un'arena per spettacoli “prenotabili” è ridurlo a souvenir da bancarella.
Airbnb, i veri gladiatori del centro storico
Ma l'ironia più amara sta nel partner scelto: Airbnb, il colosso degli affitti brevi, che è da anni il principale protagonista del saccheggio immobiliare nei centri storici italiani. Proprio mentre il governo Meloni, e in particolare la ministra del Turismo Daniela Santanchè, continua a ignorare le promesse fatte agli albergatori di regolamentare gli affitti brevi, si spalancano le porte del più grande monumento italiano al simbolo globale della gentrificazione. Airbnb non è solo un business digitale: è il motore di un modello che espelle i residenti, svuota le città e trasforma le comunità in sfondi per turisti. E ora rischia di "appropriarsi" anche del Colosseo, il monumento più iconico, sotto l'indifferenza complice di chi dovrebbe proteggerlo. La ministra Santanchè, più volte sollecitata dagli albergatori italiani per mettere un freno alla deregolamentazione che alimenta la concorrenza sleale e la fuga dei residenti dai centri storici, ha preferito invece cavalcare questa operazione di marketing travestita da valorizzazione culturale.
Airnbnb al Colosseo: pessimo gusto e cattiva politica
La responsabilità non è solo di Airbnb, ma anche di chi governa e amministra il patrimonio culturale del Paese (ricordando che il ministero della Cultura è rimasto in silenzio). Questa iniziativa è figlia di una visione miope che vede nei beni culturali non un'eredità da proteggere, ma una risorsa da monetizzare. Alfonsina Russo parla di «scientifica ricostruzione dei luoghi», ma la vera scientificità dovrebbe risiedere nella capacità di contestualizzare il Colosseo nel suo significato più profondo, non di trasformarlo in un set per esperienze folcloristiche.
E qui entra in gioco la politica. Fratelli d'Italia, spesso portabandiera di concetti come tradizione e radici culturali, sembra però contraddirsi. Da un lato, proclama di voler difendere l'identità e la storia italiane; dall'altro, lascia che un monumento come il Colosseo venga ridotto a un parco divertimenti per turisti. Nel mezzo di questa contraddizione, Federico Mollicone, presidente della VII commissione Cultura del Parlamento, ha persino attaccato il Comune di Roma - guidato dal centrosinistra e, come già detto, contro l'iniziativa - accusandolo di ostilità verso la romanità. Ma di quale romanità parla? Non certo quella che passa per le mani di multinazionali che stravolgono i centri storici italiani.
Fortunatamente, qualcuno ha il coraggio di opporsi come, ad esempio, Viviana Piccirilli Di Capua, dell'Associazione abitanti centro storico Roma, che ha definito «vergognoso» l'accordo, ricordando come Airbnb abbia contribuito a stravolgere la vita dei residenti del centro storico, patrimonio Unesco. Anche Massimiliano Smeriglio, assessore alla Cultura di Roma, ha criticato l'iniziativa, sottolineando come questa rappresenti un modello di consumo della cultura, piuttosto che di valorizzazione.
La mercificazione del Colosseo
Ma queste voci rischiano di restare isolate in un contesto in cui la mercificazione del patrimonio sembra l'unica strada percorribile. Nel 2023, il Colosseo e il Foro romano, ricordiamo, hanno accolto oltre 12 milioni di visitatori: non bastano questi numeri a garantire il successo del monumento? Evidentemente no, se l'unico modo per “valorizzare” è affidarsi a sponsor privati che ne stravolgono l'essenza. E non è neppure la prima volta che il Colosseo rischia di diventare una scenografia per eventi discutibili: lo stesso anfiteatro era stato proposto come location per un match di boxe tra Elon Musk e Mark Zuckerberg, uno spettacolo che avrebbe trasformato il simbolo della grandezza romana in un circo mediatico globale.
E poi, quando qualcuno propone investimenti strutturali per migliorare o preservare questi monumenti, la reazione è tutt'altra. È emblematico il caso del restauro sponsorizzato da Diego Della Valle, che ha investito milioni di euro per sistemare il Colosseo. Invece di essere accolto come un contributo alla tutela del patrimonio, fu travolto da polemiche e accuse di sfruttamento dell'immagine del monumento, coinvolgendo persino la Corte dei conti. Un paradosso tutto italiano.
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Alberto Lupini
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