Addio ai timbri sul passaporto, souvenir di viaggio dei tempi che furono

Anche gli Stati Uniti (anche se ancora in maniera parziale) si sono recentemente uniti ai già numerosi Paesi che hanno smesso di timbrare il passaporto ai viaggiatori in entrata e in uscita. Stiamo assistendo alla fine di un'epoca e dobbiamo prepararci a dire addio a una consuetudine affascinante e portatrice di ricordi

19 febbraio 2023 | 05:00
di Gianluca Pirovano

Ogni viaggio, se ci si pensa bene, lo si vive in quattro momenti: quando lo si immagina, quando lo si organizza, quando si parte e quando, una volta tornati a casa, lo si ricorda. E proprio su quest'ultimo momento vogliamo soffermarci. Ricordare un viaggio porta con sé emozioni, che vanno dalla gioia per averlo vissuto alla malinconia. E ricordarlo significa ripercorrere le sue tappe, attraverso foto, video, appunti, biglietti, ma non solo: anche attraverso il passaporto e i suoi timbri. Sfogliarlo, per molti, significa ritornare indietro nel tempo. Cercare tra le pagine il timbro più bello o quello più significativo, perché testimone di un luogo che è stato difficile raggiungere o che ha significato qualcosa di particolare. 

Ecco, momenti come quelli appena descritti rischiano di diventare, appunto, un vecchio ricordo. Perché? Perché sempre più Paesi hanno deciso di dire addio ai timbri sul passaporto. All'elenco, già sufficientemente lungo, si sono aggiunti recentemente anche gli Stati Uniti. In numerosi aeroporti Usa, alla dogana, una delle consuetudini più simboliche del viaggio è ormai stata dimenticata, sostituita da una gestione più moderna e tecnologica. 

I timbri sui passaporti sono pronti a diventare un ricordo 

Per carità, noi europei in realtà ci siamo già abituati. Per circolare all'interno dell'Unione ormai non ci sono vincoli e, tanto meno, timbri. E sicuramente qualcuno sarà anche contento: considerati i recenti problemi con la consegna dei passaporti in Italia, con la diminuzione/scomparsa dei timbri, non si corre più il rischio di finire le pagine. Tutto quello che volete, insomma, ma un po' di nostalgia rimane. Inutile nascondersi: il momento in cui gli agenti al confine timbrano il passaporto e autorizzano l'ingresso in un Paese, qualsiasi esso sia, mantiene nonostante tutto una "sacralità" e un fascino senza paragoni, che va oltre la voglia di comodità e modernità. E, come spiegavamo prima, resta affascinante anche sfogliare un passaporto e trovare, dietro quei timbri, il ricordo dei chilometri fatti, dei confini superati e di tutto ciò che un viaggio porta con sé. 

Dopo i timbri, addio ai passaporti? 

E se all'idea di dover dire addio ai timbri sul passaporto provate una certa malinconia, forse è meglio che non sappiate ciò che, con ogni probabilità, verrà dopo. La strada sembra, infatti, ormai tracciata, anche se i tempi restano da definire. I tempi di cosa? Dell'addio definitivo al passaporto cartaceo. L'obiettivo è arrivare ad avere tutti i documenti sul cellulare e di utilizzare, quindi, lo smartphone per muoversi e per accedere ad altri Paesi. 

Timbri, quante storie: ecco le più curiose 

Noi, però, siamo degli inguaribili romantici e ci piace pensare che i passaporti e i loro timbri continueranno a esistere, anche senza la loro "sacralità" attuale. D'altronde ci risulta quasi impossibile pensare che a un viaggiatore non venga voglia di marcare un momento o un luogo con qualcosa che resta come, appunto, un timbro. I timbri sul passaporto sono, di fatto e a tutti gli effetti, un souvenir turistico e in molti l'hanno già capito. Non solo: portano con sé, loro e i passaporti, diverse storie, spesso molto curiose. 

1- Niente passaporto, sei la Regina! 

La Regina Elisabetta II, scomparsa a settembre, è stata tra i capi di Stato che più hanno viaggiato per il mondo. Ha, infatti, visitato 117 Paesi, ma lo ha fatto... senza passaporto. Il motivo è presto detto: i passaporti britannici sono rilasciati da Sua Maestà (peraltro il primo passaporto fu concesso proprio in Inghilterra da Re Enrico V) e sarebbe quindi stato assurdo che la Regina stessa si fosse auto-concessa un documento. Lo stesso varrà ora per Re Carlo III. 

2- Vaticano senza timbro. E San Marino... 

Chi entra a Città del Vaticano, lo Stato più piccolo del mondo, non deve fare i conti con i controlli doganali, che non esistono. E, non esistendo, non esiste nemmeno un timbro da apporre sul passaporto. Lo stesso non si può, invece, dire di San Marino, altra enclave in territorio italiano. I cittadini europei che entrano nel territorio sammarinese non riceveranno nessun timbro, ma potranno richiederlo all'Ufficio del turismo, per una manciata di euro. 

3- Un timbro che è la fine del mondo 

Oltre ai timbri "istituzionali", in tutto il mondo ci sono timbri particolari, che possono essere apposti sul passaporto e rappresentano luoghi unici. C'è il timbro di Machu Picchu, paradiso Inca in Perù, o quello di Tristan De Cunha, l'arcipelago più remoto al mondo, nel cuore dell'Atlantico, o quello dell'Isola di Pasqua, con le sue famose statue. Il più affascinante (i più affascinanti, in realtà, vista la possibilità di scelta) è, però, quello di Ushuaia, la fin del mundo in Argentina. Basta recarsi all'ufficio del turismo della cittadina e scegliere gratuitamente quello che si preferisce. 

4- Se vai in Kosovo non andare in Serbia 

I passaporti sono, tra le varie cose, anche strumenti di potere e di scontro. Così capita che se tu hai, per esempio, passaporto armeno non potrai entrare in Azerbaijan. O se hai il timbro di ingresso nello Stato di Israele potresti essere respinto alle dogane di diversi Paesi arabi. Non distante dall'Italia esiste una situazione molto simile. Se, infatti, decidi di entrare in Kosovo potresti poi avere problemi, con lo stesso documento con apposto il timbro kosovaro, ad entrare in Serbia. Una situazione nota, tanto che il personale di frontiera kosovaro è istruito, su richiesta del viaggiatore, a non apporre il timbro. 

5- Il "passaporto" per Santiago di Compostela 

I passaporti, l'avrete ormai capito, hanno varie forme e colori, ma non solo: hanno anche diversi utilizzi. Non in tutti i luoghi, infatti, serve il passaporto "tradizionale". È il caso, per esempio, del Cammino di Santiago, uno degli itinerari religiosi e turistici più famosi al mondo. Qualsiasi sia la provenienza del pellegrino e qualsiasi sia il cammino per Compostela che ha deciso di percorrere, il viaggiatore dovrà dotarsi della Credenziale, un vero e proprio passaporto del viandante, che gli consentirà di poter dormire negli alloggi per i pellegrini, altrimenti preclusi. Sul documento andranno apposti almeno due timbri al giorno, per dimostrare di aver percorso il cammino che porta a Santiago, e una volta giunto di fronte alla Cattedrale della città galiziana, la credenziale servirà per ottenere la Compostela, il documento che attesta il compimento del pellegrinaggio. 

Insomma, siamo consapevoli che la modernità non si possa fermare e che la strada che molti Paesi hanno iniziato a percorrere non prevede passi indietro, ma siamo anche certi che i passaporti e i loro timbri abbiano ancora molto da raccontare e racchiudano, intatto, tutto il fascino del viaggio. Di conseguenza, comunque andrà, continueranno a vivere e noi continueremo a sfogliarli e a ricordarci di tutta la strada che abbiamo fatto.  

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Alberto Lupini


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