In un'epoca segnata da dazi incombenti e incertezze, in ambito internazionale, è bene che qualcuno dica ”battiamo un colpo, ci siamo anche noi e non molliamo”, e lo faccia con i migliori colpi a sua disposizione: l'inventiva, le materie prime, la tradizione. Li abbiamo sentiti risuonare da Andrea Aprea, ristorante bistellato di Milano, durante l'evento esclusivo organizzato dal Consorzio Italia del gusto. Un'occasione unica per raccontare il valore delle aziende consorziate e il loro ruolo chiave nella promozione del gusto italiano nel mondo.

Andrea Aprea e Giacomo Ponti
«Il made in Italy sa come fare squadra - ha dichiarato Giacomo Ponti, presidente del Consorzio Italia del gusto. Le aziende del Consorzio rappresentano il meglio del nostro agroalimentare e insieme continuiamo a portare nel mondo i valori di qualità, tradizione e innovazione che ci contraddistinguono. È con questo spirito che abbiamo raggiunto grandi risultati nel 2024, che ci lasciano guardare con fiducia al futuro, consapevoli delle sfide che ci attendono».
I (grandi) numeri dell'agroalimentare italiano nel 2024
Innegabili, i risultati: con oltre 67 miliardi di euro - di cui 57 di prodotti food&beverage - raggiunti nel 2024, l'export agroalimentare italiano ha messo a segno un nuovo record. Nonostante le tensioni a livello geopolitico, le imprese alimentari italiane sono comunque riuscite ad aumentare il valore delle vendite oltre frontiera, portando a casa la crescita più alta - in termini percentuali -tra i top exporter del settore, vale a dire +8%. Solo la Spagna si è avvicinata con un +6%, mentre Germania e Cina hanno portato a casa un +4%, gli Stati Uniti un +2% mentre è praticamente rimasta al palo la Francia (+0,4%).

Gli interni del ristorante di Andrea Aprea a Milano
Ancora meglio hanno fatto i prodotti trasformati del food&beverage, il cui export è cresciuto a valore del 9,5%, con punte fino al 19% in Polonia. Restando nei primi 15 mercati di export del F&B italiano, altre importanti dinamiche di crescita si sono registrate negli Stati Uniti (+18%), in Australia (+16%), Canada (+15%), Giappone (+12%), Spagna e Austria (+11%). Meno brillante la Germania, alle prese con una recessione che sta impattando sui consumi anche alimentari, in particolare di prodotti di importazione (+6%).
Il 2025 dell'agroalimentare e la paura per i dazi Usa
Messo in cassaforte il 2024, l'ottimismo del presidente del Consorzio Italia del Gusto ha mostrato qualche crepa: inevitabile, se non si vogliono chiudere tutti e due gli occhi. «I dazi Usa - ha sottolineato Ponti - se confermati, potrebbero avere conseguenze pesanti: perdere quote di mercato significa compromettere anni di lavoro e investimenti. Ma il nostro obiettivo resta quello di rafforzare la presenza del made in Italy nel mondo, esplorando nuove opportunità e consolidando quelle esistenti».
«L'unica possibilità è reagire compatti - ha aggiunto Denis Pantini, responsabile agroalimentare di Nomisma. Non è la prima esperienza di aumento irrazionale e antistorico dei dazi e non sarà l'ultima: la lezione che potremmo imparare è la diversificazione dei mercati di approdo. Facile a dirsi ma non ad attuarsi, perché i mercati esteri si conquistano non solo con la qualità di base, la logistica, la comunicazione, la distribuzione in loco, ma prima di tutto con l'affinità culturale. Se abbiamo sfondato negli Stati Uniti lo dobbiamo al successo della nostra cultura e della nostra cucina da quelle parti: situazione non replicabile comunque e dovunque; basti pensare alle esportazioni in paesi come Cina e Corea del Sud, che pure offrono scenari concreti di crescita».
Il menu di Andrea Aprea come omaggio all'Italia
Il menu dello chef Andrea Aprea sembrava animato da un gioioso incitamento a non mollare, a giocarsi le carte del made in Italy, a riproporre le nostre eccellenze tradizionali ancora più convinti: abbiamo affrontato col dovuto orgoglio nazionale l'uovo bio con patata, Grana Padana Dop, tartufo nero; il riso Carnaroli cacio e pepe con fichi e gamberi; il tortello genovese di manzo, provolone, scarola, olive nere; la faraona con cavolfiore, senape, camomilla; il babà con crema e amarena. Il tutto accompagnato da calici di Bellavista Franciacorta Docg, in versione rosé e demi-sec, dal rosso toscano (un blend di Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese) Petra Hebo, e da condimenti di gran classe come l'aceto balsamico di Modena Ponti, un extra vecchio di 25 anni.

Il tortello genovese di manzo, provolone, scarola e olive nere di Andrea Aprea
Una parata di stelle, dunque, un tripudio di italianità, un omaggio al Belpaese, con i suoi territori, marchi e prodotti inimitabili in grande evidenza; più delle dichiarazioni bellicose o diplomatiche, indirizzate a chi ha intenzione di scuotere i mercati internazionali incurante delle conseguenze, magari è questa la dimostrazione di forza che serve.