Meno alcol, meno incassi. Il nuovo Codice della strada sembrerebbe aver dato un altro colpo ai ristoranti e ai locali notturni, già alle prese con clienti sempre più sobri e una burocrazia asfissiante. Ma è davvero colpa delle norme? O il cambiamento era inevitabile?
Tra polemiche, paure e una comunicazione ministeriale non proprio impeccabile, il dibattito è acceso. Ma è davvero il giro di vite normativo a far crollare i consumi? O si tratta solo di un’accelerazione di un trend già in atto, con sempre più clienti - soprattutto giovani - orientati verso drink low o no alcol? Di certo, il nuovo Codice ha accelerato il fenomeno, ma non è l’unica causa del calo nei consumi.
La proposta di Lanzetti: trasporti gratuiti finanziati dallo Stato
A proporre oggi una soluzione alternativa al presunto calo dei consumi a causa del Codice della strada è Giuliano Lanzetti, patron del Bounty (storico format della movida di Rimini che unisce ristorazione e musica) e titolare di Pienissimo di San Marino, società di marketing per la ristorazione. La sua idea è tanto ambiziosa quanto controversa: trasporti gratuiti per i clienti, finanziati dallo Stato, con un duplice obiettivo: sostenere i pubblici esercizi e ridurre traffico e inquinamento. Ma chi pagherà il conto?

Giuliano Lanzetti, patron del Bounty di Rimini
L’impatto negativo della comunicazione ministeriale
Che la comunicazione inizialmente sbagliata del Ministro Matteo Salvini avrebbe provocato seri problemi, Italia a Tavola lo aveva in ogni caso scritto prima di tutti. Equiparare il vino alla droga, come causa di incidenti mortali, aveva infatti spaventato non pochi consumatori e creato danni ai ristoratori e allo stesso politico, spesso un po’ troppo guascone.
Un’attenta analisi delle norme (che non prevedono di fatto nuove sanzioni, ma solo un po’ più di rigidità per i neopatentati), le numerose iniziative, fra cui quelle della Fipe, per spiegare che con i limiti di alcol da tempo in vigore si può benissimo pranzare e cenare senza problemi e, soprattutto, la possibilità di usare un etilometro per dare garanzie a chi guida, stanno di fatto riportando un po’ di normalità nei consumi, anche se è indubbio che una forte campagna comunicativa ha generato una percezione di forte rischio tra gli avventori, portando a una flessione (pare più lieve di quanto si temeva all’inizio) degli incassi per molti locali.
Gli obiettivi della proposta di legge
Forzando forse un po’ la mano sui disagi, in ogni caso indubbi, Giuliano Lanzetti ha scelto di scendere in campo con una bozza di proposta di legge che sottoporrà al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e a quello dello Sviluppo Economico per incentivare «soluzioni di trasporto sicure e accessibili per i clienti».
Sono 7 gli obiettivi che si prefigge, gli stessi su cui da decenni si sono arenati un po’ tutti i governi:
- Garantire sicurezza stradale e ridurre le stragi del sabato sera.
- Contrastare il fenomeno del taxismo abusivo e l'evasione fiscale.
- Ridurre la presenza di persone in stato di ebbrezza sulle strade.
- Creare nuova occupazione nel settore della mobilità e del trasporto notturno.
- Liberare i parcheggi e decongestionare le città.
- Diminuire le emissioni di CO2 attraverso soluzioni di trasporto sicure e regolamentate.
- Sostenere l'intera filiera di produttori e distributori di bevande alcoliche.
Navette gratuite, liberalizzazione di Uber e incentivi per la sostenibilità
Al di là dei tanti punti, che da soli potrebbero riempire il programma elettorale di un partito, il cardine della proposta di Lanzetti riguarda comunque la possibilità per ristoratori e gestori di locali pubblici di organizzare un servizio di navetta gratuito per i propri clienti, senza la necessità di una licenza NCC. «Una mobilità privata - spiega - che sarebbe attiva solamente nelle ore notturne, in cui potrebbe essere più difficile trovare un taxi, non andando a inficiare la normale mobilità diurna».

Il cardine della proposta di Lanzetti riguarda la possibilità per ristoratori e gestori di locali pubblici di organizzare un servizio di navetta gratuito
Il riferimento esplicito è ai van fino a 9 posti, conducente compreso. Di fatto si tratterebbe di adottare la formula dei mezzi utilizzati dagli hotel o dalle agenzie di viaggio, che però lavorano praticamente 24 ore al giorno e spesso con personale dedicato. E fin qui tutto sarebbe anche di facile realizzazione, almeno per i ristoranti di grandi dimensioni e posti in città dove i trasferimenti sarebbero facili. C’è però una criticità, che rischia di mettere in discussione la bontà dell’idea (già attuata da alcuni ristoratori): questo investimento di singole aziende private dovrebbe ricadere sulla collettività.
Per Lanzetti sarebbe infatti fondamentale prevedere un sostegno economico da parte dello Stato, in collaborazione con le regioni e con il supporto di fondi europei, per istituire un fondo per incentivare il servizio di navetta gratuito, con contributi destinati ai ristoratori che ne faranno richiesta. Inoltre, le imprese che operano nel settore del trasporto digitale potrebbero beneficiare di sgravi fiscali e detrazioni (fino al 50%) per l'acquisto di veicoli a basso impatto ambientale.
Un terreno minato: equità e fattibilità
La bontà dell’idea potrebbe cozzare con un elemento non trascurabile: una legge che prevede incentivi economici deve essere uguale per tutti (in Italia almeno fino a oggi è così, salvo che per aree svantaggiate). Come si potrebbe attuare con 330mila locali che dispongono di licenze per somministrazione di cibo e bevande ed hanno regolari codici Ateco?

Più che una rivoluzione, sembra un terreno minato. L’idea di Lanzetti potrebbe scontrarsi con una realtà in cui i trasporti sono già un problema cronico e il sostegno pubblico non è mai uguale per tutti. Un ristorante di città potrebbe permettersi di investire in un servizio del genere, ma una trattoria in alta montagna? Un piccolo bar di provincia? E poi c’è la questione legale: come giustificare incentivi per un trasporto parallelo mentre il sistema taxi e NCC lotta tra mille vincoli burocratici?
La proposta di Uber e il rischio di scontri con le lobby
Il testo messo a punto da Giuliano Lanzetti, si legge in suo comunicato, sottolinea l’importanza di riaprire l’offerta all'operatività su tutto il territorio nazionale dei servizi di trasporto a chiamata tramite applicazioni digitali, come Uber, così da garantire un'ampia offerta di trasporto privato e agevolare la mobilità sicura, soprattutto nelle ore serali e notturne.

La proposta prevede di riaprire l’offerta all‘operatività su tutto il territorio nazionale dei servizi di trasporto a chiamata come Uber
E qui si aprono altre questioni a cui speriamo la politica possa dare risposte, perché si vanno a toccare lobby e intrecci sensibili con la politica. La prima domanda che sorge spontanea è: come si può pensare di organizzare un servizio di trasporto pubblico parallelo a quello ufficiale in deroga alle norme e addirittura con vantaggi fiscali per l’acquisto dei mezzi?
Non occorre essere esperti per capire che si tratta di una proposta impraticabile. Dai taxi agli hotel (che le auto o i van se li sono sempre comprati senza sgravi fiscali) si alzerebbe un muro di obiezioni che finirebbe per coinvolgere altre categorie. Siamo in Italia, non dimentichiamolo mai…
Un’alternativa più realistica: le convenzioni
Altra cosa sarebbe quella di proporre convenzioni con chi fa questo mestiere e trovare forme per incentivare queste convenzioni, così come ad esempio chiede da tempo la Fipe. Sarebbe comunque una strada in salita, ma che ha una logica. L’importante è che la questione sia messa sui giusti binari: offrire un servizio in più per alzare il livello dell’offerta dei pubblici esercizi.
Di quelli ovviamente interessati ad investire anche in questo campo. Alla fine, quel che è importante è che il modello di ristorazione italiano trovi un giusto equilibrio, come avviene in tutto il mondo, anche nei confronti della sicurezza sulla strada, tenendo in ogni caso conto che in pubblico esercizio ci si va per stare in compagnia, per avere il piacere di bere o mangiare bene, ma non ci si deve andare per avere licenza di bere senza limiti, perché tanto c’è qualcuno che ti porta a casa. Se salta il principio del consumo responsabile, salta tutto.
Un sogno destinato a scontrarsi con la realtà?
Un'idea affascinante sulla carta, ma tra lobby, vincoli normativi e fondi pubblici che non ci sono mai, rischia di restare solo un bel sogno. E in Italia i sogni si scontrano sempre con la realtà di regole che non cambiano mai... o cambiano solo per pochi.