È morta a 91 anni, nella sua casa di Milano, Ornella Vanoni. Voce splendida, artista inclassificabile, ha fatto la storia della musica italiana, con oltre 55 milioni di copie vendute in tutto il mondo. E con un bicchiere in mano sapeva raccontare la città meglio di qualunque guida. Già, perché il bicchiere, per lei, era un oggetto narrativo: un modo per leggere Milano e i suoi umori.

Ornella Vanoni si è spenta a 91 anni
Frequentatrice appassionata di bar e ristoranti, raccoglieva storie che spesso trasformava in musica. In questo articolo ti proponiamo un viaggio nei bar che l’hanno accompagnata per una vita. Perché parlare dei bar di Ornella Vanoni significa parlare di Milano.
Bar Jamaica - La Brera della mala, dell’arte e degli amori
Milano non sarebbe Milano senza Brera, e Brera non sarebbe Brera senza il Bar Jamaica. Non quello di oggi per i turisti, ma quello degli anni ’70-’80: fumoso, rumoroso, pieno di pittori, di poeti, di musicisti e… di gentaglia. All’epoca, al Jamaica, vigeva una regola non scritta: se non avevi soldi, pagavi con l’arte. Un disegno, una tela, uno schizzo sul retro di un tovagliolo.

Il bancone dello storico Bar Jamaica di Milano
Così il locale si riempiva di quadri: un bar, sì, ma anche una galleria involontaria. Fu lì che - come ricostruisce TGCom24 - Ornella Vanoni e Gino Paoli si incontrarono all’inizio della loro storia d’amore e di lavoro. Entrambi inquieti, entrambi impegnati o quasi: si cercano, si scontrano, spariscono, ritornano. Un valzer irregolare da cui nacque «Senza fine», un brano evergreen.
Bar Basso - Il bicchierone e la Milano dell’aperitivo
Negli anni ’70 uno dei templi dell’aperitivo è il Bar Basso, dove Mirko Stocchetto inventa il Negroni Sbagliato, sostituendo il gin con lo spumante. Qui nacque anche il celebre «bicchierone», il calice gigante diventato simbolo milanese che - come ricorda Maurizio Stocchetto - fu servito anche a Jannacci, Gaber e Ornella Vanoni.

Il Bar Basso a Milano
Il Bar Basso era un salotto pubblico: notti lunghe, chiacchiere infinite, un’umanità variopinta che entrava ed usciva come in un teatro senza sipario.
Ornella, che viveva il bar come un osservatorio umano, qui si sentiva di casa.
Il Verdi - Dove passava la Milano che conta
Ogni artista ha un rifugio elegante. Per Ornella, quel rifugio era il Verdi, dietro la Scala. Repubblica lo descrive come uno di quei posti dove ti potevi ritrovare accanto a Sala, Versace o Vanoni senza che nessuno alzasse un sopracciglio. Una Milano a bassa voce, dalle conversazioni più simili a bisbigli, elegante e discreta. E Ornella, che ha sempre ascoltato con curiosità, lì dentro ci stava da Dio.

Ornella Vanoni ritratta in un fumetto
Rigolo - La Milano che mangia (bene) e parla piano
Tra un concerto e un’intervista c’era sempre un tavolo che la aspettava al Rigolo, storico ristorante toscano in Largo Treves, accanto a casa sua. Nel guestbook del locale resta una sua frase: «Adoro gli spaghetti al pomodoro fresco. Una sinfonia di sapori». Una dichiarazione che descrive il suo modo di stare al mondo.

Il Rigolo, a Brera, uno dei ristoranti preferiti di Ornella Vanoni
I locali della musica - Santa Tecla, Ca’ Bianca, Blue Note
Ci sono poi i locali dove Ornella non «passava»: viveva. Santa Tecla, anni ’50. Milano era più scura, più stretta, più vicina. In quel seminterrato odoroso di fumo, la giovane Ornella cantava le canzoni della mala: storie di coltelli, smorfie, amori finiti male. Avevano bisogno di una voce un po’ roca e un po’ elegante: la sua. Molti imparano a riconoscerla lì, come si riconosce un profumo in mezzo a mille odori.
Poi arriva la Ca’ Bianca. Non è un locale: è un organismo vivente. Jam session che durano così tanto da confondere musica e silenzio. Chitarristi che arrivano tardi, pianisti che non vogliono tornare a casa, batteristi che perdono il filo e lo ritrovano un istante dopo. E Ornella in mezzo: presenza magnetica, lampada accesa in una stanza che non dovrebbe essere illuminata.
Infine il Blue Note. Qui torna anni dopo, con l’esperienza della maturità. E lei viene accolta come si accoglie una collega di vecchia data: con rispetto, calore, e una piccola inclinazione del capo che dice «bentornata».

Ornella Vanoni in questo fumetto con Dario Comini
Nottingham Forest - La Milano contemporanea. E poi c’è la Milano di oggi: quella della mixology di ricerca. Tra i pionieri nel portare avanti una miscelazione di questo tipo, il Nottingham Forest di Dario Comini, erede liquido di Ferran Adrià. Qui Ornella ci andava con piacere anche in tempi recenti. Ed era abitudinaria: ordinava quasi sempre un Margarita. Cin cin.