Fare colazione al bar oggi costa mediamente il 2,5% in più, sebbene con differenze tra le varie parti di Italia. È quanto emerge da un'indagine condotta dall'Osservatorio nazionale federconsumatori (Onf) che ha monitorato il costo dei principali prodotti da colazione, spuntino e pausa caffè al bar nel 2024, confrontandoli con quelli registrati lo scorso anno. Ma la Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) non ci sta. «Il caffè - sottolinea Aldo Cursano, vicepresidente vicario nazionale - viene venduto sottocosto in Italia, se consideriamo che non si vende solo la miscela, ma si offre un sistema di ospitalità».
La colazione: come cambia da Nord a Sud
Il rincaro maggiore, secondo i dati Onf, si registra per i cornetti, passati da un prezzo medio di 1,38 euro a 1,45 euro (+5%), ma crescono anche tutte le altre voci: caffè e cappuccino del 2,5% (rispettivamente cresciuti da 1,20 a 1,23 euro e da 1,57 a 1,61 euro), le spremute del 2,6% /da 3,75 a 3,85 euro) e anche una bottiglietta d'acqua da mezzo litro è passata da 1,88 a 1,91 euro. Unico a crescere sotto il punto percentuale (+0,9%), il tramezzino arrivato ad un costo medio di 3,06 euro.
Gli aumenti riguardano soprattutto il Centro e il Sud con le Isole
Differenze, però, si registrano nelle varie parti d'Italia. Se al Nord il costo medio è più alto, le variazioni riguardano soprattutto il Centro e il Sud con le Isole in quasi tutti gli alimenti, ad eccezione del cornetto il cui prezzo è salito in 12 mesi del 6% tanto al Centro quanto a Settentrione, mentre nel Mezzogiorno è cresciuto della metà.
L'impennata maggiore (+8%) si è registrata nel costo di una spremuta in Centro Italia, mentre al Sud e nelle Isole si è registrato il boom del prezzo caffè (+5%). Si tratta in ogni caso di variazioni che si contano in centesimi di euro e per quanti hanno l'abitudine di fare colazione al bar alla fine si stima un esborso di quasi 11 euro in più all'anno per il solo caffè.
Colazione, Cursano (Fipe): «Operiamo con grande senso di responsabilità»
Questi i dati, nudi e crudi. Che però, come ricorda Cursano, meritano di essere contestualizzati. «Non so dove vivono - spiega Cursano -, ma so dove vivono i consumatori veri che sanno cosa è successo in questi ultimi mesi e anni con l'inflazione che si è abbattuta su ogni tipo e forma di prodotti con i rincari che ci sono stati presso ogni fonte di costo, e non siamo noi a dirlo, ma è l'Istat a certificarlo».
Per Cursano «se non si vuole fallire alla fine si deve intervenire anche sulla leva dei prezzi»
Il vicepresidente vicario di Fipe quindi aggiunge: «Quando vedo aumenti che sono ben al di sotto dell'inflazione significa che chi come noi opera sul mercato, si muove con grande senso di responsabilità, consapevole della situazione economica delle famiglie, ma anche del fatto che se non si vuole fallire alla fine si deve intervenire anche sulla leva dei prezzi anche se il prezzo è il risultato di ogni fonte di costo alla quale va aggiunto quel servizio e quel personale che danno il piacere dei piccoli e grandi momenti che andiamo a vivere in questi locali».
La colazione al bar è un'esperienza
La colazione al bar non è certo l'unica opzione a disposizione, ma risponde ad una volontà precisa: «Il caffè e la colazione si possono fare in tante modalità: a casa, nei fast food, anche alle macchinette automatiche. Farla in un bar piuttosto che in una pasticceria è una scelta consapevole, compiuta perché si vuole dare valore a quel momento e si dà valore perché insieme al caffè c'è un modello di accoglienza e fruizione dei servizi che giustificano il valore di quel prodotto».
Fare colazione in un bar piuttosto che in una pasticceria è una scelta consapevole
«Il bar - continua Cursano -, nello stile italiano, è la casa fuori casa degli italiani e ricordo che il caffè storicamente ha sempre seguito il costo del biglietto del tram piuttosto che dei giornali e quanti criticano questo rincaro del 2,5% vadano a vedere quanto costano tram e giornali».
Il caffè, una tradizione italiana da preservare
Se è vero che i quattro sapori di base potrebbero non bastare per apprezzare appieno il caffè, dietro ad una tazzina c'è anche molto altro: «Sono dispiaciuto quando non si comprende che dietro quel rito c'è un'impresa, ma anche dei costi al servizio del cittadino. Se oggi quel modello non sta in piedi, non possiamo aspettare che chiuda anche l'ultimo bar sotto casa venendo sostituiti da tipologie di servizi che nulla hanno a che fare con la storia e la cultura dei nostri luoghi».
Al bar c’è la dimensione della relazione e dell’accoglienza
«Sono le nostre scelte quotidiane - conclude - che mantengono accesi questi luoghi di socialità, dove giovani e meno giovani, poveri e ricchi, si possono incontrare e riscoprire il senso di comunità. Se perdiamo questi luoghi, perdiamo l'anima delle nostre città. Lo stile di vita italiano è unico e il più desiderato al mondo perché c'è la dimensione della relazione e dell'accoglienza che identifica il nostro Paese e dove al centro ci sono le persone e non le cose».