Quali possono essere, nell'attuale contesto mondiale, i due vettori trainanti l'economia del Bel Paese? Suvvia, dopo riflessione attenta quanto semplice, risponderemmo che i due vettori trainanti, tra loro correlati, sono export e turismo. E quale comparto ha naturalmente in sé questa correlazione? Quello dell'agroalimentare, senza dubbio alcuno. E dove, in quale regione, al meglio l'agroalimentare si rivela la componente chiave della nuova economia atta ad incrementare sia export che turismo? In Toscana, senza dubbio alcuno. L'enogastronomia, in Toscana, è sempre più driver di turismo. Regione che, come si evince dai lavori che concludono la sesta edizione di BuyFood Toscana, è la prima regione d'Italia per numero di comuni a vocazione “culturale, storica, artistica e paesaggistica” (sono 88, pari al 17% del totale nazionale). In Toscana la Dop Economy cessa di essere uno sterile enunciato e diviene il poderoso elemento connotante l'articolata realtà socioeconomica di tutta la regione. La parola ai numeri (la realtà è esprimibile mediante numeri) e i numeri sono quelli, autorevoli ed aggiornati, forniti da Ismea.
Toscana: i prodotti Dop trainano l'economia
L'agricoltura toscana vale quasi 4 miliardi di euro; a tanto ammonta il valore della produzione agricola della Toscana, che nel 2023 si conferma la prima regione in Italia per superficie destinata a produzioni certificate (IG food) con oltre 75mila ettari, pari al 12% circa del totale regionale (613mila ettari circa). Un dato che supera di cinque volte quello nazionale, attestato al 2% circa. Le imprese guidate da donne sono circa 12mila, con un conseguente peso del 31% circa a fronte del 28% circa su base nazionale. In controtendenza con la media nazionale, che, ahinoi, registra un calo di circa il 3%, in Toscana cresce in doppia cifra il numero degli occupati del settore (+13% circa).
Dop Toscana: numeri e prospettive di un settore in crescita
Nel report dell'Ismea si evidenzia come la Toscana sia la regione leader per numero di registrazioni Ig, con 90 prodotti tra Dop e Igp, di cui 32 prodotti alimentari e 58 vini. E visto che parliamo di food, è sui 32 prodotti alimentari che ci si sofferma, velocemente notando che è verificata la legge dell'80/20. Il 20% dei prodotti alimentari Igcostituisce l'88% del valore alla produzione. Il Prosciutto Toscano Dop, con quasi 38 milioni di euro di valore alla produzione, occupa il sesto posto nella graduatoria dei prodotti italiani Ig a base di carne ed occupa il primo posto in Toscana. Al sesto posto nella graduatoria regionale, la Finocchiona Igp, con un valore alla produzione di poco superiore ai 14 milioni di euro. L'altro prodotto toscano a base di carne è il Lardo di Colonnata Igp, il cui valore alla produzione è di poco inferiore agli otto milioni di euro. Tutti i dati, lo ribadiamo, si riferiscono all'anno 2023.
Secondo prodotto nella graduatoria regionale, con 36 milioni di euro di valore alla produzione, i Cantuccini Toscani Igp. Il suo parente stretto, il Panforte di Siena Igp, supera di poco i due milioni di euro di valore alla produzione. Al terzo posto il Pecorino Toscano Dop, con quasi 36 milioni di euro. Al quinto posto, il Vitellone Bianco dell'Appennino Centrale Igp, con 17 milioni di euro di valore alla produzione. Pressoché di nicchia, con i suoi tre milioni di euro, la Cinta Senese Dop. Al quarto posto, con poco più di 17 milioni di euro, l'Olio Toscano Igp, che per valore alla produzione è il secondo olio Ig italiano, preceduto solo dal Terra di Bari Dop. Giammai casualmente, i primi quattro prodotti della graduatoria, Prosciutto Toscano Dop (con 16 milioni di euro), Cantuccini Toscani Igp (con 22 milioni di euro), Pecorino Toscano Dop (con 9 milioni di euro), Olio Toscano Igp (con 25 milioni di euro), costituiscono da soli il 91% del totale export delle Ig food della Toscana.
La Toscana è la regina dei prodotti Dop in Italia
Ben lungi dall'essere monolitico, che, se così fosse, a fronte di imponenza apparente, di debolezza endogena si tratterebbe, lo scenario della Dop economy toscana è variegato e nel suo articolarsi palesa tendenze virtuose che sospingono verso ulteriori inneschi di fattori di successo. Sembrerebbe random, ma random non è, la panoramica qui appresso tratteggiata e avente a tema solo quattro realtà che qui poniamo su una virtuale matrice: Pane Toscano Dop, Finocchiona Igp, Vitellone Bianco dell'Appennino Centrale Igp, Marrone di Caprese Michelangelo Dop. Quale valore, inteso come soft skill, arreca ciascheduna di queste quattro Ig food? Sottolineiamo “soft skill”, in quanto lo spessore dell'hard skill, con essa intendendo la pregevolezza organolettica, è acclarata by default. Meglio ancora, proviamo a immaginarci i quattro soggetti che si incontrano la sera al bar e conversano sul loro farsi parte “diligente” per migliorare ulteriormente la Dop economy toscana. Sentiamoli uno alla volta e poniamo, cosa che in Toscana avviene di rado, che costoro si siano imposti di essere “brevi, quasi telegrafici”.
- Il Pane Toscano Dop dice: «Cari amici, io lo so bene che non posso ambire ad essere esportato e forse mi va già bene che sia conosciuto nella nostra regione e che venga adoperato nella ristorazione di fascia alta. Ma comprenderete bene, c'è mica bisogno che ve lo dica io, che il mio vero valore sta nella potenza della narrazione delle mie origini. Come sono nato, come sono cresciuto, di che “pasta” sono fatto e perché sono così originale e differente dagli altri pani delle altre regioni. Parlare di me, soprattutto ai forestieri, significa parlare delle radici della nostra regione, essa rendendo ancora più appealing a chi sa e vuole ascoltare».
- La Finocchiona Igp dice: «Cari amici, quanto sono orgogliosa dei risultati raggiunti. Da quando stavo per diventare sconosciuta addirittura qui in casa, ad adesso che ben mi conoscono e ben mi vogliono sui taglieri delle case e dei ristoranti. Ho fatto considerevoli passi avanti; ma il vero balzo sarà nell'imminente nuovo anno, quando finalmente potrò essere apprezzata anche negli States, e allora sì che ne vedremo delle belle! Ma non si tratterà solo di constatare ulteriore incremento di fatturato, questo è l'aspetto hard che ci piace, e come se ci piace, ma qui voglio enfatizzare l'aspetto soft: facciamo capire al mondo che le tipicità toscane derivanti dalla lavorazione della carne di maiale non si esauriscono con il solo Prosciutto Toscano Dop (che a sua volta quando apparve sul mercato Usa fece capire che i prosciutti italiani Dop non sono soltanto “quei due”) ma vanno ben oltre. In più, ritornando al mercato domestico, vorrò agevolare l'iter per il riconoscimento della Porchetta Toscana. Datemi tempo e aiutatemi!».
- Il Vitellone Bianco dell'Appennino Centrale Igp dice: «Innanzitutto, ma voi ben lo sapete, io non sono esclusivamente toscano ma, come dice il mio nome, io sono presente anche nelle Marche e in Romagna (e non solo). Io voglio acquisire ulteriore visibilità e darmi un posizionamento ben definito e riconoscibile perché tengo molto a che il consumo della carne, sebbene in caduta tendenziale, anzi a maggior ragione proprio a causa di questa caduta tendenziale, voglia sempre di più essere consumo consapevole di carne squisita proveniente da allevamenti rigorosamente controllati e dove prerequisiti sono il benessere animale e la sostenibilità ambientale. Sì, mangiamo meno carne, ma mangiamola buona!».
- Il Marrone di Caprese Michelangelo Dop dice: «Secondo voi, amici cari, posso mai far finta che tutto vada bene?! Eh, no, non me la sento di mentire, e men che meno a Voi. La castanicoltura non sta attraversando, oramai da anni, un buon momento. Se ne prende atto, ma non per questo si demorde e, insieme con me, non dovranno demordere i parenti stretti dell'Amiata e del Mugello. Siamo qui a testimoniare che si sa sopravvivere e che fortemente crediamo ai castagneti come luoghi di un nuovo wellness. Al Castaneoturismo, che finalmente sta prendendo piede, ci dobbiamo credere. Datemi una mano!».
Buy Food Toscana è anche questo: tratteggiare anno dopo anno le linee guida di una Dop economy il cui scenario è naturalmente evolvente.