Si è discusso molto, in particolar modo dalla scorsa estate in poi, della crisi produttiva dell'olio extravergine di oliva. Scorte praticamente terminate, nuova produzione influenzata da un forte segno negativo a causa dell'emergenza climatica, minore possibilità di importazione dalla Spagna (che ha visto un crollo produttivo di un terzo) e conseguenti prezzi che volano alle stelle, superando anche i 10-12 euro al litro. Una situazione che ha favorito casi di contraffazione e truffa, come quella finita sotto inchiesta della procura di Roma. Non pochi ristoranti della Capitale, infatti (si parla di 50 al momento, ma il numero potrebbe salire) avrebbero spacciato olio contraffatto per extravergine di oliva, risparmiando notevoli cifre sull'acquisto e al contempo proponendolo ai clienti come evo.
Olio contraffatto nei ristoranti di Roma: aperta un'indagine
Roma, olio di semi "corretto" spacciato per extravergine
La cronaca: il procuratore aggiunto di Roma, Giovanni Conzo, è a capo di un'inchiesta sul diffuso utilizzo di olio contraffatto nella Capitale, con reati ipotizzati di contraffazione di sostanze alimentari e ricettazione. Finora, secondo quanto riportato dall'edizione romana de la Repubblica, sono stati individuati 50 ristoranti che avrebbero impiegato questo olio falsificato. Sotto la lente della Procura e dei Nas non pochi locali del centro capitolino, tra Senato e la zona di Fontana di Trevi, ma anche nei quartieri di Trastevere, Testaccio, Fiumicino e nei Castelli Romani. Persino la mensa del ministero dell'Istruzione fino a poco tempo fa si sarebbe rifornita di tale olio contraffatto. L'indagine ha avuto inizio da un produttore clandestino con base in Puglia, il quale ha fornito l'olio in questione a diversi ristoratori. Quest'olio viene commercializzato a soli 3 euro al litro, un prezzo significativamente inferiore rispetto alla media di 9-10 euro per un extravergine autentico. Prezzo che aumenta, ovviamente, con l'aumentare della qualità del prodotto.
Contraffazione di evo a Roma, Unaprol: «Extravergine a 3 euro non può esistere»
«C’era il sentore che potesse succedere qualcosa di simile – ci dice David Granieri, presidente di Unaprol (Consorzio olivicolo italiano) – perché siamo in un periodo molto particolare per l’extravergine, che per una serie di motivi non tenderà a cambiare soprattutto per la carenza a livello mondiale del prodotto. Bisognerebbe capire se i ristoratori abbiano acquistato un prodotto del genere in modo consapevole o se siano stati loro ingannati in prima battuta. Per quanto, è bene sottolinearlo, non può esistere un olio extravergine venduto ad appena 3 euro al litro, quindi sono stati acquistati dei condimenti, un mix di diversi oli che al loro interno contenevano una percentuale di extravergine. Accogliamo con positività l’intervento dei Nas, che faranno sicuramente chiarezza su questo aspetto perché hanno tutti gli strumenti per capire anche da un punto di vista di documenti fiscali in che modo sia stato venduto quel prodotto. La frode è diretta nei confronti del consumatore, ma in fin troppi casi anche verso il ristoratore stesso, che magari per poca conoscenza si fa ingannare, a monte, dal prezzo. Ma oggi alla piazza di Bari in cisterna, da 30 mila litri, l’olio quota 10 euro al litro. A cui va aggiunto il prezzo della bottiglia, dell’etichetta, del filtraggio, inscatolamento, lo stock: ecco quindi che a 3 euro non c’è possibilità di acquistare un extravergine. Oggi chi pensa di comprarlo a questa cifra è completamente fuori strada».
David Granieri, presidente Unaprol
Come "difendersi" dalle contraffazioni? I consigli del Maestro d'olio
Abbiamo parlato della vicenda, di cui si attendono comunque ulteriori sviluppi, anche con Fausto Borella, fondatore dell'accademia Maestrod'olio ed esperto di extravergine di oliva. Quella della contraffazione è una questione da combattere, innanzitutto, attraverso la conoscenza e la cultura del prodotto: saperlo riconoscere evita "fregature" e frodi come quella sopra descritta. «Puntualmente – ci dice – ogni anno si ripresenta l’annoso e ignobile problema dell’olio contraffatto. Il lavoro di educazione e presa di coscienza, che l’olio extravergine artigianale di eccellenza è tutt’altro, deve essere ancora profondamente compreso. Da ventiquattro anni con la mia Accademia Maestrod’olio organizzo corsi, eventi, libri sulla divulgazione del vero olio evo. In questi ultimi anni sono nate molte altre scuole dell’olio e associazioni, che mirano a far comprendere ai consumatori le vere proprietà organolettiche dell’olio e soprattutto la bellezza dei profumi e dei sapori, da poter abbinare a tutti i piatti della tradizione italiana».
Fausto Borella, esperto di olio extravergine di oliva e fondatore dell'accademia Maestro d'olio
«I veri ambasciatori che possono fare da trait d’union tra produttore serio e commensale, sono tutti coloro che hanno un esercizio pubblico di somministrazione di cibi. Questo ancora non accade, perché per il proprietario del locale non è conveniente portare in tavola una bottiglia da 25 o da 50 cl, che a lui costa almeno 5 o 10 euro. L’unico modo per stimolare i patron e gli chef è di creare una carta dell’olio che posso stimolare e incuriosire il cliente italiano e straniero, che assaggia per esempio una degustazione di 3 oli con una bruschetta a 6 euro e poi apprezzato l’olio della Toscana, rispetto a quello della Puglia o della Sicilia, trova le bottiglie in vendita e se ne porta a casa qualche litro. Questo esempio aiuterebbe il consumatore a esercitarsi sulla consapevolezza della differenza tra olio profumato e olio rancido e lo stimolerebbe a richiedere sempre olio di qualità. Se un vino odora di tappo, lo si rimanda indietro, perché non succede con l’olio? Meditiamo tutti insieme e facciamo che queste frodi non accadano più».
Anche un cliente poco esperto può comunque difendersi da casi come quello di cronaca sopra descritto. Come? «Sul tavolo del ristoratore la bottiglia deve essere scura, per preservarla dalla luce. Ancora oggi vedo incresciosamente le oliere anonime sui tavoli, che sono vietate dal 2004. L’annata di produzione non è obbligatoria, ma il produttore che la scrive dimostra di essere serio e attento. Finalmente si parla sempre più di cultivar e varietà regionali. Sapere che si sta condendo un piatto con un maurino toscano, o un intosso abruzzese o una nocellara siciliana, riempie il cuore. Le etichette delle bottiglie, difficilmente si sporcano, se succede, vuol dire che vengono rabboccate e questo non deve succedere».