Un caldo record, quello delle ultime settimane ma in particolar modo degli ultimi giorni, capace di mettere a repentaglio il mondo agricolo e con lui ovviamente anche quello dell'olivicoltura. Temperature altissime in gran parte d'Italia, comprese le Regioni maggiormente vocate alla coltivazione dell'olivo: Puglia, così come la Calabria, ma anche Lazio e Umbria, oltre alla Toscana, come reagiscono (e reagiranno) le piante al caldo e alla siccità?
Raccolta olio: quali previsioni per l'autunno?
Già la carenza di precipitazioni lo scorso anno aveva tagliato la produzione di olio extravergine di oliva, tra i massimi rappresentanti della dieta mediterranea e di una sana alimentazione, e anche le temperature di questo luglio potrebbero compromettere il prossimo raccolto. E, con lui, ovviamente la produzione nel corso della campagna olivicola che attende gli agricoltori tra ottobre e novembre (anzi, pare come quest'anno la raccolta inizierà anche prima). Abbiamo cercato di approfondire la questione con un produttore olivico laziale, Pierluigi Presciuttini, che ci ha saputo tracciare e descrivere la situazione attuale (e del prossimo futuro) del settore dell'olio extravergine di oliva.
Crisi olio: il caldo non è il peggior nemico
Più del caldo record in sé delle ultime settimane il pericolo maggiore per gli oliveti sembra essere un parassita la cui presenza, comunque, è strettamente legata alle alte temperature attuali: la cimice asiatica, ancor più della mosca olearia.
Pierluigi Presciuttini, olivicoltore viterbese
Pierluigi Presciuttini, che nel viterbese si occupa anche di recupero di oliveti abbandonati, ecco cosa ci ha detto In merito al caldo record di questa estate, ai rischi per la prossima campagna olivicola e le previsioni per la raccolta: «L'olivo essendo un arbusto che nasce ai margini di un deserto, non ha bisogno di grandi quantità di acqua per la sua sopravvivenza ed è inoltre molto ben adattato al clima caldo ed arido. Ben altro fatto è la fruttificazione. Per produrre frutti soprattutto di buona qualità è fondamentale che l'acqua sia disponibile in continuazione. Tanto è vero questo che nei territori del sud Italia dove storicamente le precipitazioni estive erano spesso assenti, tantissimi produttori hanno creato impianti di irrigazione per i loro oliveti. Oggi è impensabile, qualsiasi sia la forma di allevamento dell'olivo, impiantare nuovi oliveti senza prevedere una irrigazione costante. Nel centro Italia in questi ultimi anni siamo in seria difficoltà estiva perché bisogna intervenire con le irrigazioni di soccorso, altrimenti il rischio è che si perda parte del raccolto nelle situazioni peggiori, oppure che la qualità del prodotto finale risenta molto della siccità estiva, con sentori di legno secco nell'olio. La situazione ideale e perfetta per l'olivo sarebbe questa: piogge da gennaio ad aprile, maggio e giugno asciutti, luglio agosto e settembre umidità notturna oppure temporali estivi ma comunque clima tendenzialmente asciutto, ottobre, novembre, clima autunnale piovoso, dicembre neve».
Il caldo record mette in crisi l'olio?
Condizioni ideali a parte, questi eventi estremi delle ultime stagioni stanno rappresentando un problema che i olivicoltori e produttori devono gestire: «Questo ovviamente è un problema perché obbliga i produttori a rivedere i progetti e la gestione delle piante, soprattutto sotto l'aspetto fitopatologico, perché molte avversità che prima erano meno importanti o diffuse iniziano ad essere un pensiero. Ora il problema non è più tanto la mosca olearia, che con clima asciutto è limitata nella diffusione, quanto la cimice asiatica che sta infestando gli oliveti specialmente del Nord Italia».
Una previsione quantitativa in vista della prossima campagna di raccolta? Secondo Pierluigi ci sarà una spaccatura tra Sud e Centro Italia: «La raccolta nel Centro Italia sarà modesta, una previsione di circa il 30% rispetto all'anno scorso. Il Sud Italia invece avrà una buona produzione. Settembre sarà il mese decisivo, perché saremo al termine dell'accrescimento dei frutti ed i rischi di eventi dannosi sono al culmine, per assurdo anche gli attacchi tardivi della mosca sono quelli che fanno più danni, così come la grandine o le alluvioni. La tendenza quest'anno sarà di anticipare il raccolto. Primo per aver il nuovo prodotto del quale c'è una richiesta enorme già ora, secondo per contenere i rischi dove c'è molto raccolto».
Crisi olio, Borella: «Emergenza scorte olio»
A tal merito abbiamo contattato anche Fausto Borella; critico enogastronomico, sommelier e degustatore, fondatore dell'Accademia Maestrod'olio. Gli abbiamo chiesto se, e come, il clima di questo periodo potrà influenzare la resa dell'olio che si produrrà nel prossimo autunno. E i presupposti, ad oggi, non sembrano decisamente confortanti.
Fausto Borella, assaggiatore ed esperto di olio
«La situazione è piuttusto critica ma non è una novità, da anni l'Italia è abbastanza in crisi: 15 anni fa riuscivamo a produrre 500 milioni di litri l'anno, adesso siamo arrivati a meno di 300 milioni. Il problema però non è solo nostro, quest'anno è in forte crisi tutto il bacino del Mediterraneo, Spagna (maggior produttore mondiale) compresa. E ciò significa che quando finiranno le nostre scorte sarà un problema anche rifornirsene dall'estero. E l'olio extravergine di oliva anche di minore fattura con questi presupposti potrebbe raggiungere cifre folli, anche di 15 euro al litro. E l'olio vero, quello di qualità, sarà ancor più raro e costoso. Vediamo come sarà il clima nelle prossime settimane, ma a spanne si profila un calo della produzione del 30-50% rispetto allo scorso anno, Puglia compresa. È quindi arrivato il momento per capire qual è l'olio di qualità e quale invece quello da evitare, così da poter spendere al meglio i nostri soldi».