
il Parlamento Ue ha detto no alla proposta della Commissione di assoggettare all'Aia le stalle con più di 150 bovini
Bocciata dall'Unione Europea la legge ammazza stalle. In sostanza, il Parlamento di Strasburgo ha detto ''no'' alla proposta della Commissione di assoggettare all'Aia (Autorizzazione integrata ambientale) le stalle con più di 150 bovini, con l'obiettivo di imporre drastiche regole per la diminuzione dei gas serra paragonando le stalle alle fabbriche, con emissioni simili a quelle industriali. Un provvedimento che rischiava di mettere così in ginocchio, o addirittura di far chiudere, molte stalle piccole medie attive nel Nord, in particolare in Lombardia.
Il comparto dell'allevamento bovino è infatti un pilastro dell'agricoltura, con 10.500 allevamenti che ospitano quasi 1,6 milioni di capi, pari al 28% del comparto nazionale. La consistenza media delle stalle è di oltre 150 capi, contro il 60 nazionale. Da qui, la richiesta di innalzare il limite a 350 capi, per arrivare a 450 bovini adulti. L'augurio adesso è che la prossima legislatura europea che verrà rinnovata nel 2024 - hanno sottolineato unanimemente i rappresentanti delle organizzazioni del settore e gli amministratori pubblici - sia caratterizzata da provvedimenti meno ideologizzati e più utili alla collettività. Il tutto nel rispetto di un settore che assicura cibo a 500 milioni di cittadini e che è capace, come in Italia, di esprimere grandi eccellenze.
La Commissione ha tentato di paragonare l'attività delle stalle a quelle delle fabbriche
In sostanza, l'Unione Europea ha tentato di paragonare l'attività delle stalle a quelle delle fabbriche: «Senza tener conto - sostengono gli allevatori - che le emissioni di ammoniaca e i gas serra negli ultimi 30 anni si sono ridotti, rispettivamente del 24 e del 12 per cento». Comunque, se ne riparlerà a settembre anche per gli allevamenti di polli e suini, che oggi in Aia superano i 40mila e i 2mila capi. Si cercherà, come per i bovini, una mediazione per evitare di penalizzare settori fondamentali per il nostro agroalimentare.