La pandemia ha profondamente cambiato le abitudini di chi viaggia. Ora i turisti sembrano apprezzare sempre di più attività all'aria aperta e viaggi abbinati allo sport. Una condizione che sta portando, a livello italiano, ma anche a livello europeo, a una crescita importante del cicloturismo. O meglio, a un'ulteriore crescita. Il turismo in bicicletta, infatti, già nel 2019 in Italia aveva fatto registrare un importante +41% rispetto a sei anni prima. L'aumento degli interessati sta anche portando con sé alcuni cambiamenti. In primis, non si tratta più di un mercato a larga prevalenza straniera, ma gli italiani coprono il 50% delle presenze. In seconda battuta, non si tratta più soltanto di un fenomeno ascrivibile quasi esclusivamente al Nord Italia, ma anche il Sud sta crescendo e prestando sempre maggior attenzione al cicloturismo.
Continua la crescita del cicloturismo in Italia
Cicloturismo, i numeri italiani
In base ai dati elaborati da Isnart, per il 2022 sono circa 31 milioni le presenze attribuibili ai cicloturisti, pari al 4% di quelle totali registrate in Italia. Lo scorso anno ha fatto segnare poi un progresso dei cosiddetti cicloturisti “puri”, ovvero quei turisti per i quali la bicicletta è una delle principali motivazioni di scelta della destinazione: 8,5 milioni di presenze turistiche.
La maggior parte dei cicloturisti “puri” appartiene alla generazione dei Millennial - i nati tra il 1985 e il 1996 (il 41%) e alla Generazione X - nati tra il 1965 e il 1980 (il 30%). Quindi, oltre i due terzi si collocano nella fascia di età che va dai 26 ai 57 anni. Percentuali inferiori si registrano tra i giovanissimi (il 10% appartiene alla Generazione Z - i nati dopo il 1996) e, ovviamente, tra i più anziani (i baby boomers, nati tra il 1946 e il 1964, sono il 16%). Il mercato complessivo vale circa 4,6 miliardi di euro e avvicina l'Italia a due Paesi leader a livello europeo nel cicloturismo, vale a dire Germania e Francia, che superano singolarmente i 5 milardi.
Pregi e difetti del cicloturismo in Italia
I numeri del cicloturismo in Italia, lo abbiamo visto, sono più che mai positivi. Merito delle nuove tendenze turistiche, legate come detto allo sport e alla natura, ma merito anche di un Paese che si presta a essere scoperto in maniera lenta. Proprio per questo motivo, il cicloturismo rappresenta per l'Italia un comparto su cui investire. Porta benefici all'intera filiera turistica senza avere un impatto negativo a livello ambientale. Non solo: può contare su una solida tradizione. L'Italia è, infatti, il Paese della bicicletta.
In questo senso, può contare su alcune destinazioni riconosciute a livello internazionale (Zoncolan, Mortirolo, Stelvio, Gavia, solo per citarne alcune), simbolo del Giro d'Italia, una delle gare ciclistiche a tappe più conosciute al mondo. Proprio la corsa rosa è il simbolo di ciò che potrebbe rappresentare il cicloturismo per l'Italia. Una città di tappa può contare su un giro d'affari che si aggira tra i 400 e i 600mila euro. E accanto al Giro ci sono corse "minori", ma che portano comunque un importante movimento a livello turistico. Un esempio è il Giro di Lombardia che, secondo Banca Ifis, genera durante l'anno 49,2 milioni di euro di ricavi per il territorio. Il grosso, l'84% è il valore indotto dalla competizione in sé, ma il restante 16% (7,8 milioni di euro) è portato dal cicloturismo. Gli appassionati delle due ruote vengono apposta in Lombardia per percorrere non solo le strade della gara ma anche quelle naturalistiche, tanto che una delle prime richieste ai Tour operator specializzati è quella di avere una guida turistica sul posto per conoscere a fondo il territorio.
Il Giro d'Italia
Tutto bene? Non ancora. Se il quadro complessivo è positivo, è altrettanto chiaro come serva un cambio di passo importante a livello nazionale. A fronte di una domanda crescente, infatti, l'offerta a livello infrastrutturale non è ancora paragonabile a quella dei competitor francesi e tedeschi. Serve investire molto sia sulla sicurezza delle piste ciclabili sia sulla promozione delle destinazioni sia sull'intermodalità. Trenitalia, in questo senso, ha garantito entro il 2025 620 nuovi treni con spazi dedicati al trasporto di biciclette.
Il Sud, da pecora nera a destinazione bike friendly
Quando si parla di cicloturismo in Italia, il Sud, per tradizione e per numeri, rappresenta una pecora nera. Gli ultimi dati dettagliati disponibili, risalenti al 2019, disegnano una netta spaccatura tra il Nord e il Meridione, con Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna che da sole intercettano circa il 70% del mercato, seguite da una Toscana in crescita e dal Piemonte, poi quasi il vuoto. Questa situazione sembra, però, destinata a rappresentare il passato. Il Sud è sempre più ricercato dai cicloturisti e sempre più reattivo alle loro necessità.
In questa direzione sta lavorando la Puglia, che nei giorni scorsi ha presentato la sua prima guida dedicata proprio al cicloturismo. Si tratta di "Puglia Bike Destination", con 56 ciclopercorsi distribuiti in tutta la regione e con una versione in inglese. «La Regione Puglia punta sui prodotti legati all’outdoor e alla sostenibilità. Dopo il lavoro già avviato sulla rete dei cammini, proseguiamo ora con le azioni sul turismo in bicicletta. L’obiettivo è chiaro: diventare bike destination - ha dichiarato Gianfranco Lopane, assessore regionale al Turismo - Riteniamo che l’offerta turistica della Puglia basata sulla bici deve partire anche dalle indicazioni che vengono dai territori e dettagliare tutti gli aspetti che permettono di costruire una meta ‘bike friendly’ per i turisti che scelgono la nostra regione. Le progettualità che promuoveremo nei prossimi mesi, a cui destineremo nuove risorse, saranno focalizzate proprio sul cicloturismo e sui relativi servizi. La Puglia, da nord a sud, può regalare da degli scenari incantevoli: attraversarli a piedi o in bicicletta sicuramente dà la possibilità di vivere emozioni uniche».
Cicloturismo in Puglia
Nel frattempo la Regione ha finanziato la realizzazione di 26 velo stazioni e 28 nuovi percorsi ciclabili. «Riusciamo ad incentivare l’utilizzo della bicicletta soltanto se diamo la possibilità di viaggiare più sicuri e quindi su percorsi dedicati, come le piste ciclabili, con la possibilità di lasciare la bici custodita», ha evidenziato Anita Maurodinoia assessore regionale ai Trasporti e alla Mobilità Sostenibile.