In aereo come al ristorante o in hotel. Ormai la fetta di torta della popolazione che è legata al no-children inside aumenta, di anno in anno, la propria grandezza, in qualsiasi settore. A dimostrarlo un nuovo sondaggio di PhotoAiD, che ha deciso di affidarsi alle risposte di mille persone per capire quale sia il pensiero comune sul portare i bambini sui velivoli. Pianti, urla, calci sul sedile e schiamazzi - volti a minare il proprio relax - sono le principali ragioni dell’ascesa di questa idea diventata ormai popolare.
Il sondaggio di PhotoAiD sui bambini in volo
La situazione dei ristoranti
Il tema non è nuovo. Nel corso degli anni, infatti, sono stati diversi gli episodi di hotel e ristoranti che non hanno permesso l'ingresso di bambini all'interno dei locali. Una scelta, giudicata non discriminatoria da parte dei gestori, per mantenere un clima sereno e di pace in un momento di relax per i clienti. Ne va, poi, in un certo senso, anche l'immagine del locale, che rischierebbe di avere recensioni negative dopo episodi imbarazzanti e disagianti. Ed ora il focus sembra essersi spostato anche sulla questione aerei, un tema delicato per chi viaggia, principalmente per business.
Le volontà degli intervistati per i voli
Dal sondaggio è emerso che circa otto viaggiatori su dieci sono favorevoli ai voli solo per adulti, ed il 64% di essi è disposto a pagare un sovrapprezzo tra il 10 ed il 30% sulle tratte a lungo raggio (ad esempio, un classico Milano-New York). Meno posti, più carburante. Ma l’89% delle persone intervistate non si fa problemi: anche dopo aver constato che comporterebbero naturalmente un aumento delle emissioni di anidride carbonica, quasi nove persone su dieci restano favorevoli a questa possibilità. Ma non è tutto, perché il 18% degli intervistati che in precedenza si era dichiarato contrario ai voli per soli adulti, il 69% di questi è disposto a trovare un compromesso, ossia l’adibizione di aree senza bambini (come, per esempio, le “silenced zones”, letteralmente “zone silenziate”, sui treni ad alta velocità) all’interno del velivolo.
Le compagnie devono offrire voli per soli adulti?
A questa domanda è arrivata una risposta totalmente a favore. Sia uomini (85%) che donne (82%) sono d’accordo sul fatto di creare tratte “adults only”, di cui l’89% è passeggero premium (ossia persone che hanno dichiarato di effettuare abitualmente l’upgrade ad un posto comfort-plus o di volare in business class, prima classe o in un’altra classe tariffaria premium) ed il 67% è passeggero normale. Inoltre, l’83% dei genitori ha risposto sì, così come l’87% dei non-genitori. Ma essi quanto sono disposti a spendere? Dipende, riferiscono quelli di PhotoAiD, dalla durata del volo e dal fatto che i viaggiatori sono soliti pagare per un upgrade del volo. Il 67% dei passeggeri premium dichiara che spenderebbe tra il 10 e il 30% o più per un volo a corto raggio per soli adulti. Per quanto riguarda i passeggeri regolari, la maggioranza (57%) pagherebbe tra 0-10% in più. E per quanto riguarda i voli a medio raggio (tra le 3 e le 6 ore)? La maggior parte dei passeggeri premium (71%) ha dichiarato che ancora una volta sborserebbe il 10-30% o più per avere la possibilità di volare senza bambini, rispetto al 49% dei passeggeri regolari. Più il viaggio è lungo, poi, più i viaggiatori sono disposti a pagare un sovrapprezzo più alto. Tanto che il 64% di tutti i viaggiatori è disposto a sborsare una media del 10-30% o più per un viaggio a lungo raggio.
credits: PhotoAiD
Quali sono i disturbi? Di chi è la colpa?
Durante un volo sono normali scene di pianti da parte di bambini. Un momento in cui una persona deve dire addio alla propria tranquillità. Ecco quindi a chi danno la colpa i viaggiatori quando un bambino disturba la loro esperienza di viaggio:
- Genitori (36%)
- Entrambi (25%)
- Bambino (24%)
- Nessuno (7%)
È emerso, dunque, che i passeggeri di solito incolpano i genitori (36%) di non essere in grado di gestire i propri figli. Un altro 25% li ritiene entrambi responsabili, mentre il 24% attribuisce la colpa ai più piccoli (24%). A questo punto è stato chiesto a chi ha partecipato al sondaggio: «Qual è la vostra reazione tipica di fronte a un bambino che piange incessantemente, si lamenta, prende a calci il vostro sedile o disturba in altro modo la vostra esperienza di viaggio?». Le risposte più inflazionate sono state le seguenti: il 25,97% degli intervistati si mette le cuffie, il 25,37% si confronta con i genitori, il 18,88% si confronta con il bambino, il 10,49% non fa nulla ed il 10,39% comunica il problema al personale dell'aereo.
credits: PhotoAiD
Ma c'è anche il tema adulti
È particolarmente interessante il modo in cui i viaggiatori hanno risposto alla domanda successiva: “In uno scenario ipotetico, con chi preferiresti essere seduto in aereo?”. Come emerge dal sondaggio, il 60% dei viaggiatori sceglierebbe un bambino piuttosto che un adulto, anche se il primo suscita tante emozioni. La motivazione? Una risposta di un intervistato fa capire il perché di questo punto di vista: «In genere non mi disturba il rumore dei bambini. Odio di più gli adulti che fanno i capricci». Dunque, un adulto maleducato, con problemi di igiene e che parla a voce alta, è più fastidioso di un bambino che piange o che si comporta male. Dicesi, un leggero controsenso.
credits: PhotoAiD
L’impatto ambientale
Come dicevamo prima, se le compagnie aeree introducessero voli per soli adulti, più aerei avrebbero posti liberi. Questo farebbe sì che le compagnie aeree brucino più carburante per trasportare lo stesso numero di passeggeri di prima, con un conseguente aumento delle emissioni di anidride carbonica. Tenendo conto di ciò, PhotoAiD ha chiesto ai partecipanti al sondaggio se sarebbero ancora favorevoli ai voli per soli adulti. Il risultato? Ben l’89% ha risposto sì. Quindi, per riassumere, solo l’11% dell’82% dei sostenitori del volo senza bambini ha cambiato idea quando ha capito le implicazioni ambientali. La soluzione a questo esiste già, poiché alcune compagnie aeree (ad esempio IndiGo, Air Asia X, Malaysia Airlines) offrono la possibilità ai propri clienti di sedere in alcune zone dedicate esclusivamente agli adulti (come, per esempio, accade in molti hotel). E la maggior parte degli intervistati (69%) sarebbe favorevole a zone con posti a sedere senza bambini, a differenza dei voli senza adulti.
credits: PhotoAiD
Cosa dice la legge
Al momento, per quanto riguarda il trasporto aereo, non vige alcuna normativa ufficiale, mentre per pensioni, ristoranti ed alberghi, salvo quanto dispongono gli articoli 689 e 691 del Codice penale, «gli esercenti non possono, senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo». Così recita l’articolo 187 del Tulps, Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza.
Quindi, per rispondere alla nostra domanda: no, non è legale escludere a priori una categoria di persone da un pubblico esercizio, e per pubblico esercizio si intendono pensioni, alberghi e ovviamente ristoranti. Nello specifico l’articolo 689 dice che: “L’esercente un’osteria o un altro pubblico spaccio di cibi o di bevande, il quale somministra, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, bevande alcoliche a un minore di anni sedici, o a persona che sappia affetta da malattia di mente o che si trovi in manifeste condizioni di deficienza psichica a causa di un’altra infermità, è punito con l’arresto fino a un anno”. Quindi, in poche parole, nessun ristoratore o albergatore può rifiutarsi di servire un cliente.
Attenzione al “legittimo motivo”
Bisogna fare grande attenzione e all’interpretazione dell’espressione “legittimo motivo”, che in questo caso deve essere valutata considerando i diritti tutelati dalla Costituzione: il divieto non deve essere discriminatorio. Non può quindi essere considerato legale il fatto di vietare ai bambini l’accesso a un ristorante per il semplice fatto che possano infastidire altri clienti con la loro semplice presenza. Si tratterebbe infatti di un motivo discriminatorio. Un po’ come escludere a prescindere gli anziani, o gli stranieri. Diverso è il discorso quando il divieto si riferisce a una sola area di un albergo, come una spa, o a una parte riservata di un locale.