È pronta a vivere i suoi anni migliori la Tenuta Castello di Grumello. In realtà l'azienda è in costante crescita ormai da decenni, da quando Paolo Zadra ha deciso di portare avanti con la stessa passione e con la stessa dedizione il lavoro da enologo iniziato negli anni '50 dal padre Carlo, quel lavoro che ha di fatto portato la cantina di Grumello tra i grandi produttori della Bergamasca dando, nel contempo, un nuovo impulso alla tradizione vinicola del territorio.
La Tenuta Castello di Grumello
Tenuta Castello di Grumello, una proprietà di Angelo e Daniel Gotti
Oggi Tenuta Castello di Grumello, dopo tre generazioni sotto il controllo della famiglia milanese Kettlitz Reschigna che l'ha acquistata nel 1953 dai Gonzaga, è di proprietà di Angelo e Daniel Gotti. Il loro arrivo ha dato ulteriore smalto all'azienda, che ora vuole fare un nuovo salto facendosi conoscere al grande pubblico. Perché anche la zona del Valcalepio ha da dire la sua nel mondo del vino italiano. Parliamo di un'azienda dalla capacità produttiva di circa 70/80mila bottiglie all'anno.
I vini, tutti prodotti con uve proprie e vinificati con la consulenza dell'enologo Paolo Zadra, fermentano e maturano nella cantina del Castello, sotto le cui volte secolari convivono moderni impianti di fermentazione e botti in legni pregiati. La gamma delle etichette copre l'intero spettro delle uve presenti nel territorio bergamasco, alcune delle quali, fin dagli anni '60 del secolo scorso, hanno aperto la strada alla rinascita del settore vitivinicolo bergamasco con la creazione della Doc Valcalepio. Parliamo in particolare delle uve per i vini rossi, caratterizzati dal taglio bordolese - cabernet sauvignon e merlot - che costituiscono il patrimonio ampelografico più ricco del Castello. Tra i 15 ettari dell'azienda ci sono anche chardonnay e pinot grigio - l'uvaggio classico della Valcalepio Doc bianco.
Il Medera da uve merera, una chicca tutta bergamasca
L'attenzione alla sostenibilità e alle nuove pratiche agronomiche del Tenuta Castello di Grumello ha poi dato vita a un vino da vitigni resistenti Piwi a base Bronner e Johanniter, Le Noci, ma l'azienda si è anche presa cura, negli anni, di un vitigno autoctono che era praticamente sparito. Si tratta del Medera, un rosso che racconta un'altra storia della vitivinicoltura bergamasca. Tenuta Castello di Grumello è, al momento, l'unica cantina a imbottigliare questa tipologia di vino. L'uva merera è sempre stata coltivata dai contadini bergamaschi all'interno di vigneti promiscui. Con l'avanzare della razionalizzazione del vigneto negli anni' 70, le uve meno produttive sono sparite, lasciando spazio invece alle varietà alloctone. Solo a seguito di un censimento di queste varietà indigene, portato avanti dal consorzio di tutela e richiesto dalla provincia, si è provveduto al riconoscimento del corredo genetico dell'uva merera che, in passato, veniva scambiata per moscato di Scanzo o cabernet franc. L'indagine genetica si conclude nel 2017, ma già qualche anno prima, per volere di Paolo Zadra, piante di merera erano state messe a dimora in un brolo del Castello di Grumello a fini sperimentali. I cloni sono stati poi registrati dalla tenuta. C'è anche un nuovo vino e il suo nome è Burdinì Igt Bergamasca, che è il vecchio modo con cui i contadini bergamaschi chiamavano le piante di cabernet sauvignon.
Il Burdinì Igt Bergamasca di Tenuta Castello di Grumello
Quest'uva, infatti, prevale sul merlot nel contesto di un classico taglio bordolese (motivo per cui non è Doc ma Igt) e proviene in gran parte dai vigneti più vecchi del Colle Calvario. L'idea alla base della nascita del Burdunì è quella di avere un ambasciatore del cabernet sauvignon che esprima al meglio le annate della zona di Grumello del Monte. Chiude un rosso dolce, il Moscato Passito, prodotto con le celebri uve moscato di Scanzo, uno dei rarissimi moscato a bacca rossa, un vino davvero unico anche per la sua limitata produzione.
Tenuta Castello di Grumello, i vini bergamaschi e la cucina di Verso
Lunedì 30 ottobre i vini bergamaschi di Tenuta Castello di Grumello hanno incontrato i piatti di Verso, il ristorante dei fratelli Remo e Mario Capitaneo che nel dicembre 2022 ha aperto i battenti a Milano, nella stupenda cornice di piazza Duomo. È stato un viaggio alla scoperta dei prodotti della cantina grumellese e dei piatti dei due fratelli che, dopo anni passati a fare da spalla ad alcuni dei migliori cuochi italiani (su tutti Enrico Bartolini, tre stelle Michelin al Mudec di Milano, ma anche Andrea Berton e Carlo Cracco), ora hanno scelto di intraprendere per la prima volta la strada da “solisti”, mostrando sin da subito di che pasta sono fatti. Così, la cena abbinata ai vini bergamaschi è stata un capolavoro non solo per i piatti, ma anche per i vini proposti in perfetto abbinamento da Marco Matta, maitre e sommelier di Verso, che ha saputo creare il classico matrimonio perfetto.
Astice abbinato alla zucca marinata e al cardamomo
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Ravioli ai funghi con anguilla ai carboni e ristretto di pollo agli agrumi
2/5
Piccione con pera ai carboni e cannolo di fegatini
3/5
Meringata alla patata americana e mousse di tartufo nero
4/5
Un krapfen di piccola pasticceria
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Si è partiti con l'astice abbinato alla zucca marinata e al cardamomo servito con Le Noci 2021, per passare poi ai ravioli ai funghi con anguilla ai carboni e ristretto di pollo agli agrumi, magistralmente sposato al Medera 2021. Poi il piccione in due portate: prima arrosto, con finferli in casseruola abbinato al Burdunì 2018; poi con pera ai carboni e cannolo di fegatini abbinato a un Moscato Passito Valcalepio 2017. La cena si è chiusa con una meringata alla patata americana e mousse di tartufo nero.