Verrebbe la voglia di dire: «La solita commedia all'italiana. Sul lago di Como e d'Iseo sì, sul Garda no». Oggetto della discussione (e del contendere) sotto il cielo di Lombardia, il prelibato pesce di lago "coregone", la cui immissione di larve non è stata ancora consentita sul Benaco, a differenza dell'ok sugli altri due specchi d'acqua. Rimpalli di polemiche e responsabilità fra Regione e Governo, con i pescatori professionisti e dilettanti nel mezzo (più che mai arrabbiati, per usare un eufemismo) e in attesa di una risposta. «La Lombardia - ha dichiarato l'assessore regionale all'agricoltura e pesca Alessandro Beduschi - continua a lavorare per cercare di sbloccare la questione del divieto di immissioni del coregone nel lago di Garda, come del resto abbiamo fatto con successo per i laghi di Como e Iseo, che dal 2021 vivevano la stessa situazione e che un mese fa hanno ottenuto un sospirato via libera:»
L'immissione del coregone nel Garda non è ancora stata consentita
Niente via libera per il ripopolamento del pesce coregone nel Garda
Beduschi ha così replicato alle dichiarazioni dell'onorevole Fabrizio Benzoni che ha presentato un'interpellanza urgente al ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica circa la mancata deroga per il Garda per l'immissione di larve di coregone, deroga che è invece arrivata per gli altri due laghi. «Come Benzoni sa - sottolinea l'assessore regionale - la presenza nel Garda del carpione, specie endemica in forte declino, è un elemento che finora non ha consentito di ottenere l'autorizzazione alle immissioni di coregone. Il Ministero evidenzia che i dati scientifici a disposizione dimostrano che le due specie hanno un'alimentazione molto simile e che un aumento del coregone potrebbe ulteriormente peggiorare lo stato di conservazione, già tutt'altro che soddisfacente, del carpione».
Su questo fronte, la Lombardia, in accordo con Veneto e Trentino-Alto Adige, ha intenzione di fare tutto il possibile per approfondire la problematica e per cercare una soluzione che garantisca la salvaguardia del carpione, senza mettere a rischio il pescato di coregoni che, anche nel Garda, è la specie su cui si basa la sopravvivenza del settore della pesca. «Visto che ci viene imposto un divieto ma anche di presentare prove, non lasceremo niente di intentato anche attraverso nuovi studi, che integrino quelli già prodotti, perché a nostro giudizio le posizioni di Ispra, sono rivedibili. L'ho ribadito loro - conclude Beduschi - recandomi direttamente a Roma per parlarne e lo farò nuovamente. Se ci viene chiesto di presentare nuove evidenze scientifiche lo faremo, a patto che alla scienza non si risponda con la filosofia».