C'è una una pizzeria unica in Italia e nel mondo; si chiama PizzAut, si trova in Lombardia, in via Don Verderio 1 a Cassina de' Pecchi in provincia di Milano ed è l'unica che assume e dà lavoro a ragazzi affetti dai disturbi dell'autismo.
L’insieme dei disturbi legati all'autismo comprende principalmente l'area del linguaggio e della comunicazione, quella dell'interazione sociale e degli interessi ristretti e stereotipati. Solitamente l'autismo si manifesta nei primi 3 anni di vita e le cause risultano a oggi ancora sconosciute.
Già trovare un lavoro sicuro in Italia è un obiettivo di per sè non facile, ma se poi chi lo cerca è una persona autistica, l'obiettivo è praticamente un miraggio.
Per fortuna c'è quindi chi non si è arreso e ha dato vita a un progetto che unisce ristorazione e inclusione. A PizzAut, lavorano, tra sala e cucina, esclusivamente ragazzi autistici, supportati da pochi volontari. E il progetto ha subito riscosso l'interesse di aziende e sponsor, o di personaggi pubblici del calibro di Joe Bastianich o di membri del Governo. Persino Papa Francesco ha indossato la divisa rossa con lo slogan scritto in bianco di PizzAut: «Nutriamo l'inclusione».
Nico Acampora è il fondatore di PizzAut e a un anno dall'apertura del primo locale, ne traccia il bilancio e guarda al futuro e alla prossima apertura di un nuovo locale a Monza che darà lavoro ad altri ragazzi autistici. L'idea è di dare vita a un modello esportabile in tutta Italia e pure nel mondo con la formazione di una scuola formativa ad hoc, già denominata Aut Cadademy, visto che a oggi non esistono realtà simili e c'è già chi chiede di aprire un locale identico dall'altro capo del mondo, in Australia.
Al centro Nico Acampora con due ragazzi che lavorano a PizzAut (foto di Valentina Santoro)
Il progetto PizzAut: fare ristorazione garantendo l'inclusione
In Europa, ci sono 5 milioni di persone con autismo, 600mila solo in Italia, nessuna di queste è inserita nel mondo del lavoro e per loro e le loro famiglie le prospettive di vita erano finora quasi esclusivamente quelle della comunità, del centro diurno o comunque della necessità di un accompagnamento pressoché costante. Da qui è scattata l'idea di Nico Acampora, psicologo di professione e padre di Leo, un ragazzino autistico: avviare un progetto per incrementare con il lavoro, l'autonomia, le competenze e la fiducia di questi ragazzi.
PizzAut, tra l'altro è un progetto nato tra mille difficoltà, compresa quella del Covid, ma grazie alle idee creative del suo fondatore e del suo staff, anche questo ostacolo è stato superato.
Mentre l'associazione aspettava il via libera per aprire il suo ristorante è stato infatti allestito un food truck che ha permesso di portare la cucina di PizzAut dove c'era bisogno di sfornare pizze (preparate con ingredienti di qualità, a filiera corta e, per chi ne fa richiesta, pure senza glutine).
Sono state quindi preparate fumanti pizze per i lavoratori delle aziende, che, pur restando aperte, non potevano in quel periodo usufruire di bar o mense, ma anche per i poveri; come è successo lo scorso aprile, quando il food truck è andato fino a Roma da Papa Francesco sfornando 200 pizze per i più bisognosi.
Nico Acampora, come nasce il progetto PizzAut?
È partito tutto qualche anno fa, quando ho pensato a che futuro avrei potuto dare a mio figlio, Leo, affetto da autismo. Oggi per chi si trova in questa condizione dopo la scuola non si può fare più nulla. Questi ragazzi semplicemente spariscono dai radar. Invece ritengo che valga la pena impegnarsi per garantire loro non soltanto un presente, ma anche un futuro nel mondo del lavoro.
Come mai ha scelto proprio la ristorazione?
Tutto è nato per gioco e anche per esigenza. Quando si ha un figlio autistico è difficile per una famiglia andare al ristorante e quindi il rischio per tutti è di isolarsi. Così abbiamo iniziato a invitare gli amici a cena, preparando loro delle pizze. Anche nostro figlio ci ha dato una mano e da lì abbiamo capito che si divertiva molto a preparare le pizze. Abbiamo pensato che se questa attività poteva funzionare con lui, forse poteva andare bene anche per altri. E così il sogno è diventato un progetto e poi il progetto è diventato realtà. La ristorazione, inoltre, garantisce ruoli diversi e in questo caso ci sono serviti per assegnare dei compiti specifici. Per esempio, i ragazzi non verbali sono stati messi in cucina, quelli, invece a cui dava fastidio l'acqua o la farina sono stati mandati in sala a fare i camerieri.
Come avete svolto la formazione dei ragazzi?La cosiddetta "prima ondata" che è quella che oggi lavora nel ristorante è stata formata grazie all'aiuto di ristoratori e maitre. Dopodiché col tempo ci siamo evoluti e abbiamo dato vita all'Aut Academy; la prima accademia formativa di PizzAut per cuochi, pizzaioli e camerieri con disturbi dello spettro autistico organizzata grazie al supporto della Fondazione Mazzini, una scuola professionale di Cinisello Balsamo, dove, tra le altre professioni, si insegnano anche quelle di aiuto di sala e di aiuto cuoco. Adesso siamo anche in grado di dare vita a un'alternanza scuola lavoro per chi sta frequentando il corso di PizzAut e a breve avremo la seconda brigata di cuochi e di personale di sala che lavorerà nel ristorante nuovo ristorante che andremo ad aprire a Monza negli spazi dell'ex Philps a cavallo tra l'inverno e l'inizio della prossima primavera.
Quanti ragazzi avete formato finora?Circa venticinque. Dieci stanno lavorando a Cassina de' Pecchi, altri dieci stanno facendo l'alternanza scuola lavoro e altri si stanno ancora formando.
Avete avuto richieste di assunzione?Sì, da ogni parte del mondo; dalla Francia, dall'Inghilterra, dal Belgio e persino dall'Australia. C'è un imprenditore edile che ci segue sui social e che ci ha chiesto di aprire al più presto una pizzeria a Melbourne. Purtroppo l'arrivo del Covid ha interrotto per un po' di tempo gli scambi, ma l'idea è di concretizzare questa opportunità. Vogliamo infatti dare vita a una rete, a un franchising in tutto il mondo.
Siete quindi l'unica realtà al mondo che dà lavoro agli autistici?Di fatto sì. In Europa ci sono solo le case di ristorazione sociale che danno lavoro a chi è affetto dalla sindrome di Down o a chi soffre di disturbi psichiatrici. Per questo ora tutti vogliono che replichiamo il nostro modello in giro per il mondo.
Si aspettava questo successo e tutto questo entusiasmo?Mi aspettavo tanta fatica e in effetti questa c'è stata; ma in effetti un successo così grande è stato una piacevole sorpresa. Oggi chi prenota nel nostro ristorante trova un tavolo tra circa tre mesi. D'estate riusciamo a garantire circa 200 coperti, mentre in inverno questi scendono a 40, ma il ristorante, in ogni caso è sempre pieno.
Collaborate anche con aziende private?
Sì, sono nate delle piacevoli sinergie. Grazie a noi, una persona autistica è stata inserita nello staff di Toys center, la nota catena di giocattoli, mentre Coop Lombardia ci ha chiesto di fare formazione ai loro dipendenti affinché il personale della catena di supermercati sia sempre più accogliente nei confronti delle famiglie che hanno bambini o ragazzi autistici.
Come sono invece i rapporti con le istituzioni pubbliche?
Molto stretti. La nostra realtà viene monitorata costantemente dagli esponenti del Governo. Quando abbiamo festeggiato il primo anno di vita della pizzeria di Cassina de' Pecchi abbiamo ricevuto la visita del ministro del Lavoro Andrea Orlando. In passato ci era venuto a trovare l'allora premier Antonio Conte. E siamo sempre a stretto contatto con la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e col senatore Eugenio Comincini. Proprio grazie a lui abbiamo potuto collaborare con chi stava redigendo la legge sull'autismo e siamo riusciti a inserire un importante aspetto. In pratica abbiamo ottenuto che venga soltanto sospeso e non cancellato l'erogazione della pensione statale nel momento in cui uno di questi ragazzi dovesse trovare lavoro a tempo indeterminato. Sembra un'inezia e invece è un aspetto fondamentale, perché evita inutili lungaggini burocratiche nel caso in cui la persona dovesse perdere il lavoro.
Cosa è successo in questo anno di vita a PizzAut?
Di tutto. Chi crede penserebbe ai miracoli, mentre un credente direbbe che sono successi fatti incredibili. Basti pensare che c'erano ragazzi che non avevano mai preso una metropolitana finora, ma per venire a lavorare da noi lo hanno fatto. C'era anche chi non proferiva una parola e che ora ha iniziato a parlare. Ed è tutto merito del lavoro e di questo ristorante. In ogni caso la ristorazione resta sempre il nostro core business, se non dovessero essere buoni i nostri prodotti PizzAut non potrebbe funzionare.