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Ecco perchè le concessioni balneari sono così importanti ... e il Governo è a rischio

Dal futuro di 30mila imprese che gestiscono le spiagge dipendono la tenuta del Governo e i 200 miliardi di euro del Pnnr. I partiti devono dare una risposta all'ultimatum di Draghi e trovare un accordo in fretta. Un compromesso possibile su rimborsi e diritto di prelazione in sede di asta. Ma non tutti i bagni sono sul demanio marittimo

di Alberto Lupini
direttore
22 maggio 2022 | 17:32
 Ecco perchè le concessioni balneari sono così importanti ... e il Governo è a rischio
 Ecco perchè le concessioni balneari sono così importanti ... e il Governo è a rischio

Ecco perchè le concessioni balneari sono così importanti ... e il Governo è a rischio

Dal futuro di 30mila imprese che gestiscono le spiagge dipendono la tenuta del Governo e i 200 miliardi di euro del Pnnr. I partiti devono dare una risposta all'ultimatum di Draghi e trovare un accordo in fretta. Un compromesso possibile su rimborsi e diritto di prelazione in sede di asta. Ma non tutti i bagni sono sul demanio marittimo

di Alberto Lupini
direttore
22 maggio 2022 | 17:32
 

Che a ombrelloni e sdraio fosse legato il futuro dei 200 miliardi circa del Pnrr, in pochi lo avrebbero immaginato. Invece è proprio sulle concessioni degli stabilimenti balneari che si gioca oggi la tenuta del Governo e, a maggior ragione, un minimo di ottimismo in uno scenario che fra inflazione, guerra ed energia non è certo roseo. Ma vediamo subito perché la fiducia chiesta da Draghi sul decreto Concorrenza è così importante per l’Italia e perchè ora i partiti sono obbligati a trovare in poche ore un’intesa dopo mesi di contrasti su un compromesso che preveda indennizzi e diritto di prelazione dispetto alle norme della direttiva Bolkestein sull’uso delle aree demaniali marittime.

Poche ore per non perdere i finanziamenti europei del Pnnr (200 miliardi)

Il punto centrale è che abbiamo ormai poco tempo per approvare una serie di riforme senza le quali i finanziamenti europei sarebbero annullati. E per l’Unione europea (compresa l’Italia) avere regole comuni sul piano della concorrenza è un obiettivo irrinunciabile. In questa logica le gare di appalto per realizzare infrastrutture, come per usare beni demaniali in concessione (e quindi pubblici di tutti), svolgono un ruolo fondamentale. E fra questi ci sono praticamente molte parti delle coste utilizzate per turismo in Italia, che fanno gola anche a molti investitori stranieri. Il tutto con non poche eccezioni (siamo in Italia), perché esistono anche spiagge in concessione di proprietà dei comuni (con scadenze già fissate di rinnovo al 2025) o quelle addirittura private.

Durante il governo di Giuseppe Conte le scadenze delle concessioni per l’uso delle spiagge (come dei porti) erano stati prorogati fino al 2033. Ma il Consiglio di Stato aveva bocciato la misura perché le nuove gare di assegnazione avrebbero dovuto essere anticipate di dieci anni (praticamente l’anno prossimo). Come è stabilito dalla normativa europea (approvata anche dall’Italia). Facile capire perché Draghi voglia rispettare questa data, per non mettere a rischio i soldi del Pnnr. Nonostante la data del 2033 fosse stata decisa col loro voto, i 5 stelle ora non vogliono concedere alcuna proroga, nonostante questa sia invece sostenuta da Lega e Forza Italia.

30mila imprese attendono le decisioni dei partiti Ecco perchè le concessioni balneari sono così importanti ... e il Governo è a rischio

30mila imprese attendono le decisioni dei partiti

Vanno rimborsati gli investimenti fatti

Eppure un accordo sarebbe stato facile da raggiungere, visto che un po’ tutti sono d’accordo sul prevedere degli indennizzi per quei gestori che, pur avendo investito molti soldi nel loro “bagno” potrebbero perderlo all’asta di fronte a offerte superiori a quanto potrebbero mettere sul tavolo per confermarsi concessioni che oggi “costano” pochissimo, e non garantiscono allo Stato quasi nemmeno il rimborso di cosa costa incassare i canoni (spesso bassi) … Ed è indubbio che gli investimenti fatti (in condizioni di quasi certezza di potere continuare l’attività) vanno rimborsati. In molti casi parliamo di strutture con ristoranti, piscine, palestre e discoteche.

Già, ma come quantificare questi indennizzi? E qui casca l’asino, perché in molti casi c’è un problema tutto italiano: i soldi spesi non sono giustificabili perché fatti in nero. Come dire, non tutti i gestori avevano fatture da mettere in bilancio. Anche perché magari erano in nero anche parte degli incassi.

Lo scontro fra 5 stelle e Lega-Forza Italia

Ma questa è una realtà su cui lo Stato ha sempre chiuso gli occhi e quindi a fronte di “regole di fatto” bisogna trovare una quadra per tutelare decine di migliaia di imprese e dei loro dipendenti. Su questo si scontrano i 5 stelle (che sembrano fingere di ignorare la realtà) e i partiti di governo del centro destra che vogliono tutelare tutti. In mezzo il Pd che per evidenti interessi in molte regioni che amministra (dall’Emilia Romagna alla Toscana, dal Lazio alla Puglia) non vuole rischiare una crisi irreversibile del sistema turistico.

L’accordo su cui si lavora in queste ore sembra puntare ad un compromesso realistico visto che Draghi non intendere lasciare nuovi tempi morti: si parla come detto di «indennizzi e prelazione» e su questo punto si è espresso anche Matteo Salvini, chiedendo anche deroghe tecniche alle gare fino al termine del 2024 nel caso in cui i Comuni siano oggettivamente impossibilitati a ultimare in tempo utile le gare Le modifiche rientrerebbero nella parte relativa ai criteri che dovranno essere definiti con il decreto di attuazione della delega al governo.

Per la determinazione dell’indennizzo potrebbe essere riconosciuto, come chiedono alcuni senatori di Fi e Lega, il valore aziendale dell’impresa e dei relativi beni materiali e immateriali, ma specificando che deve emergere dai libri contabili o, in loro assenza, da una perizia asseverata (il che salva gli investimenti fatti in nero e perciò non in bilancio). Se su questo punto ci potrebbe essere un accordo, sembra invece difficile che possa passare l’altra richiesta del centro destra per avere un diritto di prelazione forte: l’attribuzione in sede di asta di un punteggio molto elevato, fino al 40%, all’anzianità di esercizio dell’impresa.

 

Che un accordo dopo mesi di muro contro muro possa essere possibile lo ha lasciato intendere il leader della Lega. Secondo Salvini si troverà un accordo come fatto sul catasto. «Sui balneari -- dice - significa riconoscere gli investimenti e la fatica dei piccoli imprenditori che sono 30 mila. Quindi riconoscere loro un indennizzo qualora nella loro spiaggia subentri qualcun altro e dare un diritto di prelazione ai piccolini. Penso che l'accordo sia a portata di mano». Inutile aggiungere che, peraltro ininfluente sul piano della decisione, è intervenuta Giorgia Meloni che da leader dell’opposizione ha bocciato ogni possibile intesa- «Draghi – ha detto la leader di Fratelli d’Italia - dovrebbe spiegarci le ragioni di questa imposizione: stiamo parlando di espropriare 30 mila aziende italiane e trasferire una nostra ricchezza per il turismo alle multinazionali straniere. Dai documenti di governo questa roba non c'é nel Pnrr, se il governo si è impegnato a svendere le nostre aziende balneari dovrebbe spiegarlo agli italiani, perché gli accordi sotto banco non si fanno a casa mia».

Ecco perchè le concessioni balneari sono così importanti ... e il Governo è a rischio

L'ultimatum di Mario Draghi

Sta di fatto che l’ultimatum di Mario Draghi ha dato una spinta per una decisione ineludibile. In assenza di accordo sulle concessioni balneari, l’articolo 2 del decreto, il governo porrà infatti la questione di fiducia. Draghi ricorda che il testo è stato presentato in Senato il 3 dicembre 2021 e che entro dicembre 2022 vanno approvati anche tutti i decreti attuativi. E con la fiducia salterebbero gli altri accordi già definiti da governo e maggioranza su una decina di altri articoli, compresi i servizi locali e l’idroelettrico. Ciò spiega anche perché il ministro del Turismo, il leghista Massimo Garavaglia, sia impegnato da mesi per evitare il disastro: «Una soluzione va trovata in pochi giorni», insiste anche ora. Vedi il video di repertorio su una dichiarazione di 3 mesi fa...

Le imprese vogliono certezze e sono sulle barricate

E per il momento che dicono i balneari? Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari, preferisce non entrare nelle opzioni in discussione. «Mi limito a auspicare una sintesi ragionevole nell’interesse di tutti» dice commentando la sferzata di Draghi. Ma intanto crescono le preoccupazioni dei gestori. E ad arroventare il clima sulle spiagge non sono ovviamente solo gli anticicloni di queste settimane. «Siamo sulle barricate. Trentamila aziende finiranno in Italia nel tritacarne di Palazzo Chigi. Solo 450 a Rimini. Non chiediamo che non vengano fatte le gare per le concessioni balneari, ma di essere tutelati», tuona - secondo quanto riportato da Corriere - il presidente di Confcommercio imprese balneari, Mauro Vanni, da Rimini, durante un summit a tema a cui hanno partecipato anche politici e parlamentari locali. Se Palazzo Chigi vuole vedere approvato entro fine mese il ddl i bagnini vogliono che venga messo nero su bianco, sullo stesso disegno di legge, il peso in fase di gara «del nostro know how accumulato in anni ed anni di gestione continua delle infrastrutture - continua Vanni - e quello degli investimenti anche molto dispendiosi maturati negli ultimi anni da parte di chi ha rinnovato le strutture», dalle cabine alle piscine sempre più in voga. «Ci sono la sabbia e le spiagge dal punto di vista naturalistico - continua Vanni - e poi c’è l’impresa. Parliamo di imprenditori che hanno bonificato terreni che erano paludi e riconvertendoli in motori industriali. Questo deve essere riconosciuto come forma di tutela durante le gare».

Ecco perchè le concessioni balneari sono così importanti ... e il Governo è a rischio

E non ci sono solo le concessioni sul demanio marittimo...

E proprio la riviera romagnola è un esempio di come la situazione non sia poi così uniforme e chiara in tutta Italia. A Gatteo mare, ad esempio, il 100% delle spiagge sono gestite in concessione demaniale, mentre a Rimini il 10% delle spiagge è di proprietà e non sarà coinvolto nella riforma. A Misano Adriatico, invece, gli stabilimenti balneari solo in parte sono costruiti demanio marittimo, le cui concessioni dovrebbero scadere il 31 dicembre del 2023. La gran parte dei bagni è infatti costruita sul demanio comunale e la gestione di queste spiagge sarà soggetta a gara nel 2025 e le regole le detterà il comune romagnolo.

L'appello di alberghi villaggi e campeggi: “Servono parametri e indennizzi ad hoc per le varie categorie di impresa”

Sulla vicenda sono intervenuti anche Federalberghi, Faita Federcamping e Assonat, in rappresentanza di camping, hotel e approdi turistici. 

«Comprendiamo le ragioni espresse dal Presidente del Consiglio, che ha sottolineato la necessità di velocizzare l’iter del disegno di legge per la concorrenza e il mercato - hanno dichiarato in una nota congiunta - Ma proprio perché condividiamo l’esigenza di fare finalmente chiarezza sulla materia, riteniamo necessario mettere a fuoco le priorità e tener conto delle differenze che intercorrono tra le diverse categorie di attività che si svolgono sulle aree demaniali».

Le tre associazioni chiedono anzitutto al Governo di tutelare i concessionari uscenti e di prevedere un congruo indennizzo nei casi in cui la concessione non venga rinnovata.

«Allo stesso tempo, riteniamo che debba essere rivolta una considerazione particolare ai casi in cui l’attività svolta su suolo in concessione è connessa con un’altra attività svolta su suolo privato, come accade per le spiagge che ospitano i clienti delle strutture ricettive prospicienti o comunque collegate con le strutture stesse - hanno ripreso Federalberghi, Faita Federcamping e Assonat -  Si tratta di imprese che, se venissero private della concessione, subirebbero una mutilazione doppia, che non potrebbe essere compensata dall’assegnazione di una nuova area in altra posizione».

Federalberghi, Faita e Assonato menzionano anche le aziende che gestiscono una pluralità di strutture (per le quali è necessaria una spiaggia per ogni albergo o campeggio) e quelle di più grandi dimensioni (che necessitano di spiagge di dimensioni adeguate alla capacità ricettiva). 

«Auspichiamo che l'affidamento delle concessioni avvenga sulla base di procedure di evidenza pubblica e nel rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità dell'avvio della procedura e del suo svolgimento e completamento e, nel caso di rinnovi, valorizzando l'esperienza tecnica e professionale già acquisita, gli investimenti effettuati, la stabilità occupazionale e la continuità delle attività economiche - hanno chiesto le tre associazioni - Definendo criteri uniformi per la quantificazione dell'indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante». 

 

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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