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Milano, movida ancora sotto accusa. Ristoranti e turismo ne risentono

In piazza Sant'Alessandro i residenti hanno raccolto firme per protestare contro il degrado che si genera ogni giorno tra cibo d'asporto e motorini selvaggi. Non tutti appoggiano l'iniziativa ma qualcosa per tutelare i luoghi storici e culturali bisogna fare. Il rischio è che i turisti fuggano e i ristoranti restino vuoti

 
05 giugno 2021 | 05:00

Milano, movida ancora sotto accusa. Ristoranti e turismo ne risentono

In piazza Sant'Alessandro i residenti hanno raccolto firme per protestare contro il degrado che si genera ogni giorno tra cibo d'asporto e motorini selvaggi. Non tutti appoggiano l'iniziativa ma qualcosa per tutelare i luoghi storici e culturali bisogna fare. Il rischio è che i turisti fuggano e i ristoranti restino vuoti

05 giugno 2021 | 05:00
 

“Colonne di San Lorenzo: movida selvaggia”. “Santa Caterina a Roma: la piazza selvaggia (aridaje!)”. “Degrado urbano a piazza sant’Alessandro”. Se sui giornali si leggono titoli come questi, in serie, il serio lettore si preoccupa, quando non si scoccia: trattasi di deriva inarrestabile o di bufale? Un po’ come quando capita il caso dell’imprenditore-maniaco sessuale-approfittatore; seguono, sulle prime pagine, venti giorni interminabili di strombazzate e di cronache all’insegna del morboso acchiappaclick, e poi vai a capire dove sta la verità...

In un’ epoca di notizie gonfiate e di verità fabbricate la verifica e l’analisi non bastano mai. Non resta che la fatica della prova sul campo: sarà proprio vero che la ripresa post-Covid, a Milano, si abbina al ritorno del degrado in piazza? Sarà vero che le Colonne di San Lorenzo in porta Ticinese sono diventate il tempio dello spaccio? E Corso Como e Arco della Pace continuano a causare incubi ai residenti e alla nettezza urbana?

Per alcuni residenti della zona, questa è movida Milano, movida ancora sotto accusa Ristoranti e turismo ne risentono

Per alcuni residenti della zona, questa è movida


Le piazze di Milano, un intrigo storico

A Milano, tanto per cominciare, le iniziative di coloro a cui la piazza non serve a mangiare o tirare tardi, ma a vivere/lavorare, costituiscono un dato storico e non confinabile nell’attuale allarme sociale sulla metropoli selvaggia. Le proteste contro i fracassoni notturni, gli incivili che buttano a terra i tovaglioli sporchi, le risse a bottigliate, la birra versata nei cestini dell’immondizia, sono quasi una tradizione.

Rinnovatasi, pochi giorni fa, grazie all’esposto arrivato in Prefettura e firmato da 224 residenti e appassionati d’arte preoccupati per il degrado di piazza Sant’Alessandro, gioiello della città all’ombra della basilica barocca e dei palazzi delle famiglie patrizie milanesi (Trivulzio, Pusterla Brivio). Si denuncia la “focaccite”, nel senso che si consuma street food a montagne e si sporca in proporzione; rider che sfrecciano e code di clienti rumorosi; dehors ingombranti e antiestetici; scale della basilica a livello di bivacco e immondezzaio; violazioni del coprifuoco serale.


Il contesto di piazza Sant'Alessandro

Questa piazza, per chi la conosca da un po’ di tempo, è un angolo milanese con qualcosa di tipico: quello slargo di relativa tranquillità che non ti aspetti a pochi metri da via Torino, in centro-centro, ma con meno traffico e frenesia. È arricchito dalla vista della basilica di Sant’Alessandro in Zebedia, con i suoi ghirigori seicenteschi non ancora esasperati dalla fioritura piena del barocco. Un po’ coperta, la vista della scalinata e della chiesa, perché ombrelloni, tavolini e umanità varia interferiscono. Il traffico è limitato, arrivano solo gli echi del rumore metropolitano, ma purtroppo i mezzi a due ruote, in parcheggio o movimento, non li blocca nessuno.

Visto che in pausa pranzo la gente è ferma al tavolino, chiacchiera sul marciapiede mentre sta per rientrare al lavoro, o si crogiola al sole sulle scale, se ha meno di trent’anni, proviamo a fare le domande del caso, e così comincia la nostra verifica.


La reazione dei milanesi

Qualcuno, tra i passanti intervistati, sfoggia una tendenza all’understatement che, in tempi di certezze urlate via social network, andrebbe insegnata nelle scuole. «No, il degrado non l’ho notato», risponde la ragazza accoccolata sulle scale, giovane impiegata di una società di consulenza. «C’è un po’ di confusione, motorini in giro, ma ‘sti poveracci dovranno pur parcheggiare da qualche parte, no? Non ci sono alternative, servirebbe qualche parcheggio in più, e nel frattempo che si fa? Quanto alla sera di sicuro c’è più movimento, ma posso parlare solo per sentito dire, perché abito in provincia“.

Sulla stessa linea di pensiero il professionista con studio affacciato sulla piazza. «La protesta io non l’ho firmata, ne ho solo sentito parlare. Degrado, mi stava dicendo, cosa si intende per degrado? Io vedo gente che mangia seduta al tavolo, camerieri che corrono su e giù, il sagrato pieno di giovani, e va bene, e non so come si faccia a evitarlo, transenniamo? I bar e i ristoranti qui intorno dovranno pur ripartire, prima o poi, ne hanno avute di batoste! Siamo obbligati a trovare un equilibrio tra esigenze diverse, stiamo uscendo da un periodo drammatico, teniamo conto che non siamo ancora tornati alla normalità. Il traffico di moto, diceva? Sì, certo, ma dovremmo cercare di essere tolleranti».

Ma a parte questa piazza, Milano, come tutela del patrimonio urbano e architettonico come sta messa? La situazione è sotto controllo? «Dipende dalle zone - risponde un’altra ragazza in fuga dall’adolescenza, appartenente al crocchio già consultato prima - se parliamo delle Colonne di San Lorenzo, è chiaro che lì c’è il degenero, e lo sanno tutti. Altri luoghi, come l’Arco della Pace e Corso Como non li frequento di sera, ma di giorno ci passo. Mai notato situazioni di sporcizia e degrado: allora forse non c’è poi tanto da preoccuparsi».

Complimenti per il “degenero” (l’avversario del genero?), neologismo che mi sono appuntato: lo giro quanto prima all’Accademia della Crusca. E poi giro la stessa domanda a un altro passante, meno implume delle ragazze di cui sopra e appartenente alla vasta categoria dei pendolari che affollano le piazze della metropoli, in pausa pranzo. «A Milano la situazione non è grave, almeno per adesso. E mi riferisco proprio ai luoghi più frequentati, come il Duomo, Brera, Galleria Vittorio Emanuele. Faccio il confronto con altre città turistiche, come Roma, Napoli, Venezia, Firenze, Palermo: siamo messi meglio».

Un po’ più allarmata la collega che l’accompagna. «Sì, non siamo a quei livelli ma nemmeno dobbiamo arrivarci. Esistono eccezioni, ad esempio le Colonne di San Lorenzo, dove in certe ore e in certi giorni la situazione è invivibile. In quei luoghi il disagio è forte: possibile che non si possa fare qualche controllo in più e mantenere l’ordine pubblico?».

Dehors e motorini sotto accusa Milano, movida ancora sotto accusa Ristoranti e turismo ne risentono
Dehors e motorini sotto accusa



La reazione di bar e ristoranti

Le notizie recentissime di rapine, spaccio diffuso ed aggressioni animalesche (aizzando un pitbull) contro le forze dell’ordine, in quel di Milano, sembrerebbero giustificare le preoccupazioni della collega apprensiva. Ma vediamo ora cosa ne pensano alcuni fra i protagonisti dell’intera vicenda, e mi riferisco a ristoratori e titolari di bar prospicienti piazza Sant’Alessandro. «A me questo spiazzo piace così com’è. Con tanta gente, vivo, pulsante, anche per merito dei bar e dei ristoranti. La piazza più bella di Milano, dopo quella del Duomo». Sembra sicuro di sé Amin Ashraf Hassan, titolare del Bar Tabacchi corrispondente al civico n.2. «Quanto allo sporco, al casino, al degrado, me ne accorgo anch’io, ma faccio la mia parte e rispetto le regole, assieme ai miei collaboratori: non devo essere io a mandare la gente a casa perché c’è il coprifuoco. Certo che ci vuole la pulizia: ci vuole sempre, e non solo quando qualcuno qui attorno protesta. Non possiamo fare appunti alla nostra clientela: per lo più professionisti, notai, avvocati, consulenti, non ci hanno mai creato problemi. Ma non possiamo essere a noi ad andare a pulire i gradini della chiesa; forse servirebbe qualche barriera per impedire che le persone si siedano lì a mangiare».

Un’altra opinione in presa diretta ce la fornisce Filippo Giordano, titolare del ristorante “Alla Collina Pistoiese”, anch’esso in vista basilica. «Della protesta per il presunto degrado in piazza non voglio proprio parlare, è una questione che coinvolge troppo direttamente me e il mio locale. Restando sulle generali, io parto dalla base, ossia dall’educazione civica: se mi siedo sulla scalinata di un monumento d’importanza storica mi devo comportare con delicatezza e rispetto. Lei mi chiede se c’è una soluzione di compromesso e io non sono ottimista. Nelle piazze di Milano i cestini ci sono, il personale della ristorazione va pure al di là del suo dovere, e cioè svuota, ma il problema rimane. Dovrei dire ai miei di lavare le scale della chiesa? La vedo dura. Se poi il discorso vira sui soliti luoghi della movida milanese, che tutti conosciamo, certo che sono preoccupato: i monumenti e gli spazi aperti al pubblico non sono tutelati come dovrebbero. Io dico che in queste zone manca il presidio delle forze dell’ordine; proviamo a pattugliarle, e vediamo che succede. Siamo diventati una comunità piena di turisti, ma non stiamo salvaguardando il nostro magnifico patrimonio artistico e monumentale. È un errore grave».

Non mi aspettavo l’unanimità, prima di iniziare questa mini-inchiesta, e difatti non è arrivata. Qualche denominatore comune però si individua, e non va sottovalutato: ad esempio, la consapevolezza che Milano con le sue piazze, i suoi monumenti, il suo patrimonio storico-culturale rappresenta un bene prezioso, anche dal punto di vista turistico. Da salvaguardare, come ha detto il ristoratore di piazza Sant’Alessandro. Lo stiamo facendo al meglio? Pare di no, ed è questo il problema.


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