Vaccinarsi in vacanza o in vacanza vaccinati? La domanda, tutt’altro che retorica o da serata con Marzullo, nasce quasi spontanea per il balletto da galletti nostrani dei nostri Governatori che, dopo averci annoiato con gli stucchevoli bracci di ferro con il Governo sulle riaperture, avere barato o sbagliato sui numeri dei contagi (magari per guadagnare un colore migliore) e avere avvantaggiato nelle vaccinazioni amici o lobby, ora vogliono cimentarsi anche con la
“politica estera” dei vaccini.
Basta demagogia da parte delle Regioni, si rischia di fare discriminazioni
Quasi fossero piccoli staterelli indipendenti,
le Regioni ora vorrebbero avere mano libera nel riprogrammare le vaccinazioni spostandole in qualche caso (soprattutto per la seconda dose) dal territorio di residenza (ad esempio Torino) a quello dove si vuole
andare in ferie (ad esempio Sanremo). Non fossimo in emergenza da pandemia e fossimo con una sanità centralizzata ed efficiente, sarebbe il massimo. Purtroppo viviamo in un Paese che ha pagato in percentuale il prezzo più alto al Covid proprio per la frammentarietà e l’autonomismo clientelare della nostra sanità regionale politicizzata e
tutto ciò sembra solo l’ennesimo tentativo di ingraziarsi elettori esasperati.
Se riusciamo a vedere la luce in fondo al tunnel è solo perché la campagna di vaccinazioni è stata centralizzata e affidata ad un generale degli Alpini. Non a un politico trombato a qualche elezione... Ora però
alcune Regioni, non contente delle figuracce già fatte,
vorrebbero mettere in piedi un meccanismo sgangherato che aprirebbe nuove discriminazioni. Ma davvero possiamo pensare che
i piemontesi facciano le ferie solo in Liguria? Perché per chi supera l’appennino ligure dovrebbe essere possibile “spostare” l’appuntamento per la vaccinazione, mentre per chi vuole o deve andare in Puglia o in Sicilia, no?
E lo stesso vale per la Lombardia, che vorrebbe fare vaccinare i lombardi in ferie, ma solo se vanno in località del nord Italia, o al massimo in Toscana. E gli altri?
Ciò che conta è garantire vacanze sicure per tutti
Certo avere il richiamo del vaccino in piena estate è una rottura di non poco conto, ma non dimentichiamo che
il punto è garantire vacanze in sicurezza per tutti e, soprattutto, evitare rischi e pasticci che le non perfette burocrazie regionali non sempre sanno gestire al meglio.
Le ferie le si possono programmare anche in funzione delle vaccinazioni e, soprattutto, per una questione di rigore ed etica, sarebbe utile evitare nuove differenziazioni. Se da Milano vado in ferie nell’Alto Adriatico potrei vaccinarmi sotto l’ombrellone, ma se vado sul litorale marchigiano no. Ma perché?
Questi
accordi bilaterali annunciati con enfasi dai presidenti di Liguria e Piemonte, gonfiandosi il petto, sanno tanto di
demagogia e non è detto aiutino davvero il turismo. Anzi, si creano distorsioni che alla lunga possono creare danni perché chi pensava di andare magari in Calabria o in Campania potrebbe rinunciare pensando di fare un vaccino in ferie in Liguria. Senza pensare allo stress che si crea nella campagna vaccinale che già ha problemi a vaccinare gli ultrasessantenni in alcune regioni. E che dire della possibilità che
la seconda dose possa dare qualche disturbo: con il che si intaserebbero le strutture sanitarie dei luoghi di vacanza, già sotto stress ogni anno perché spesso inadeguate a livello di personale.
Spostiamo a settembre le ferie, con vantaggio per tutto il turismo
In fondo siamo all’ultimo miglio di questo sacrificio generale. Ci sono ristoranti che hanno dovuto
chiudere per mesi, e molti lo saranno ancora per un’altra settimana. Farsi come da calendario il vaccino vicino a casa sarebbe la cosa più logica e rispettosa di tutti. E se serve,
spostiamo a settembre le ferie, con vantaggio per tutto il turismo.