Non solo la
Grecia con le sue isole covid-free. Grazie alla
vaccinazione di massa fatta in tempi record, anche
Israele sta diventando una delle mete più interessanti per un
turismo che più che mai vuole puntare sulla sicurezza. Sono pronte quindi campagne promozionali per aggiungere nuovi viaggiatori rispetto ai flussi tradizionali di tipo religioso, o più innovativi come quelli sportivi o gay-friendly. Ma più in generale è tutta la mappa europea e mediterranea del turismo a prepararsi allo sconvolgimento generato dalla pandemia.
Un dato per tutti: la
Germania che ha sorpassato l’anno scorso l’Italia, classificandosi come la principale destinazione turistica del vecchio continente.
Noi siamo scesi ad appena 203 milioni di pernottamenti per effetto del
crollo del 53%, mentre le notti in Germania sono state 261 milioni (-40%) e 144 milioni di Spagna che con un -69% si è piazzata al terzo posto.
Turismo in sofferenza, ricadute su tutto il sistema economico A pesare sul drammatico crollo delle presenze in Italia è stata ovviamente la
mancanza di turisti stranieri, con un calo del 70% dei pernottamenti dei non residenti, a fronte di un calo del turismo domestico del 36%. Un’assenza che ha determinato la crisi da profondo rosso di tutto il sistema turistico anche perché ha riguardato la
fascia di clientela a più alta capacità di spesa. Con
ricadute su tutto il sistema economico, visto che ad andare in default, oltre ad hotel e ristoranti, è stata tutta la fascia del commercio di lusso, concentrato in particolare nelle città d’arte che sono state le più colpite.
Alberghi e ristoranti hanno avuto un calo in media del 40%, mentre le spese per ricreazione e cultura sono scese del 23%.
Ora
neanche Pasqua potrà dare una boccata d’ossigeno e ogni speranza è più che mai rimandata all’estate, sempre che la campagna vaccinale prosegua nonostante il “caso”
AstraZeneca. Ma è evidente che
una qualche ripresa potrà esserci solo se ci saranno condizioni minime di sicurezza. Da tempo insistiamo sulla necessità che l’Europa vari al più presto un
green pass, un passaporto vaccinale, per salvare le vacanze degli italiani e quelle degli stranieri in Italia. Bisogna che con urgenza si consenta agli europei di muoversi in sicurezza all’interno o all’esterno dell’Ue, per lavoro o turismo. Ne va anche della tenuta del sistema agroalimentare nel suo complesso visto che un terzo delle
spese durante le ferie riguardano proprio il cibo, soprattutto pranzi e cene al ristorante.
Garantire più libertà a chi è già vaccinato Ma in attesa dell’estate, e magari approfittando di questo lockdown che di fatto ci blocca in casa o nei luoghi di lavoro, è assolutamente necessario
porre mano a norme che regolino da un lato i luoghi “covid-free” (evitando magari il classico fai da te regionale, come nel caso della Sardegna)
e dall’altro possano garantire un minimo di libertà in più - anche di spesa - a chi, fortunatamente, è già vaccinato. Parliamo di almeno 7 milioni di persone a cui, dosi, permettendo, se ne potrebbero aggiungere 2-3 milioni a settimana.
Perché il Cts non ha ancora indicato come si possono e devono comportare queste persone? Negli Stati Uniti sono già state date indicazioni per cui i vaccinati possono anche riunirsi fra loro al chiuso e, fatte salve le procedure di sicurezza,
possono quindi anche andare al ristorante o a teatro. E per l’estate in tutti gli States le attività e il turismo saranno di nuovo in piedi.
Perché noi restiamo in silenzio? Il comparto più martoriato da questa pandemia potrebbe con gradualità ripartire offrendo servizi a chi può accedervi.
Non si tratterebbe di una discriminazione verso chi si deve ancora vaccinare, ma un modo per rimettere lentamente in moto una macchina che necessita anche di controlli. Già perché il silenzio di Governo e Regioni su questo tema è dovuto forse al fatto che hanno paura di non sapere fare con rigore i controlli nei locali, come purtroppo attestano i casi della
movida selvaggia dei giorni scorsi.
Vacciniamo cuochi e camerieri C’è ovviamente anche la questione centrale della
messa in sicurezza del personale dei ristoranti, ad esempio. Ma anche su questo tema serve chiarezza. Al di là dell’obbligatorietà o meno, c’è una questione di opportunità: vogliamo salvare l’economia italiana e quindi, prioritariamente, il turismo oppure no? Se lo vogliamo fare è tempo di pensare che,
dopo sanità e pubblica sicurezza, il mondo dell’accoglienza abbia una corsia prioritaria per i vaccini. Per garantire le ferie di tutti gli italiani (e poter ospitare gli stranieri) è meglio
vaccinare prima camerieri e cuochi, piuttosto che gli avvocati o i giornalisti.