Procida è la Capitale italiana della cultura per l'anno 2022. È stata proclamata da una giuria presieduta da Stefano Baia Curioni dopo l'esame dei dieci progetti presentati dalle città che si sono candidate. La designazione si è svolta alla presenza del Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Dario Franceschini. Si erano proposte: Ancona, Bari, Cerveteri, L'Aquila, Pieve di Soligo (Treviso), Taranto, Trapani, Verbania Lago Maggiore e Volterra.
Proviamo a intercettare, frutto di fantasia sì, ma mica poi tanta, segmenti di conversazione tra turisti (ma anche napoletani) al porto di Napoli, magari un venerdì pomeriggio. Dunque, brandello di conversazione captato:
«Ciao, anche tu qui?»
«Sì, sono un po’ in anticipo, andiamoci a prendere un caffè. Il mio traghetto per Capri parte tra mezzora».
«Toh, peccato, allora non viaggiamo insieme».
«Ah, no? Mi dispiace, non sapevo che quindi tu hai scelto Ischia per trascorrere questo fine settimana».
Insomma, una sorta di tertium non datur, un ricondurre a coppia, bellissima e fascinosa coppia senz’altro, le isole del Golfo di Napoli, le celeberrime Capri e Ischia e sospingere in oblio la terza isola anch’essa affascinante e incantevole.
Stiamo parlando di Procida.
Se Capri lambisce la parte meridionale del Golfo e se Ischia, già sul versante settentrionale del Golfo, è comunque ben distante dalla terraferma, Procida è punto limite settentrionale del Golfo e dista dai Campi Flegrei meno di quattro chilometri.
Capri è dei (pochi) capresi da novembre a marzo. Poi è dei turisti, quelli facoltosi che arrivano con lo yatch e vivono l’isola come tappa d’obbligo onde “mirare ed essere mirati” nel loro essere gente di mondo. Ischia è degli ischitani da novembre a marzo, Poi è dei turisti che arrivano soprattutto dall’Europa del Nord e che vivono l’isola anche come stazione termale. Nei mesi di luglio e agosto è il luogo di villeggiatura di campani che affittano case. Procida è sempre e solo dei procidani. Quindi, stiamo affermando che a Procida non ci sono turisti? Sì, stiamo affermando assumendocene la responsabilità, esattamente ciò: a Procida non ci sono turisti!
Ma come, lockdown a parte, pensioncine e alberghetti sempre pieni, pullulare di case vacanze e B&B; i traghetti sia da Napoli che da Pozzuoli, sempre pieni. Come si fa a dire che non vi è turismo? E difatti, non abbiamo affermato che non vi è turismo; abbiamo detto che non ci sono turisti: cosa ben diversa!
Date a costoro, questi forestieri che approdano a Procida, il tempo di godere di un tramonto, scoprire i sapori procidani a cena, ammirare il cielo flegreo in una notte se possibile non di novilunio, gioire di un’alba il mattino successivo e della prima passeggiata nelle viuzze del centro e poi vediamo se ancora parliamo di turisti. No, parleremo di temporary islander (isolani temporanei). È tale il fascino dell’isola, è tale la comunicativa schietta e non affettata dei procidani, è talmente “facile” innescare relazioni che la community è composta indifferentemente da procidani e da temporary islander. I procidani sono ben lieti di vivere nella loro piccola isola di tre kmq, ma sanno ben vivere sui mari del mondo. Fino a qualche decennio fa l’80% degli uomini era “imbarcato” ovvero era marittimo a bordo delle navi mercantili. E chi va in giro per il mare, porta storie, vive storie e fertilizza cultura.
Procida ha saputo stregare con il suo fascino due artisti così diversi: Alphonse de la Martine ed Elsa Morante. Dalla penna dello scrittore francese, Graziella, ode all’amore, al “primo amore”. Dalla penna di Elsa Morante, Arturo (L’isola di Arturo) ode agli amori “difficili”.
Nessuna meraviglia, pertanto, che Procida sia stata proclamata Capitale della Cultura 2022. A cederle il testimone sarà Parma. A traguardare fino al 2025, scorgiamo Gorizia Capitale Europea della Cultura. Procida, quindi con il suo progetto culturale, è la dimostrazione che la cultura alberga anche nei piccoli borghi. E se volgiamo lo sguardo alla cultura materiale, quella sedimentatasi nei millenni e che nel nostro vivere quotidiano è la cultura del cibo, orbene Procida è luogo d’elezione della Dieta Mediterranea.
Cucina di mare, con rispetto innato verso la stagionalità dei pesci di cui si ha conoscenza profonda. I procidani sono contadini di giorno e pescatori di notte. Ortaggi saporiti in virtù della natura del terreno: siamo pur sempre nei Campo Flegrei, sebbene da essi separati da una meravigliosa striscia di mare. Ed a proposito di Campi Flegrei, i vini qui facilmente reperibili sono proprio la Falanghina ed il Piedirosso.
Procida è laboratorio del post pandemia. Procida Capitale della Cultura nell’anno 2022, lancia idea del vivere per gli anni a venire: attenzione massima alla sostenibilità, confidenza acquisita con la digitalizzazione della società, abitudine allo smart working, contaminazioni virtuose con cittadini del mondo erranti per scelta.
Circostanze di pandemia permettendo, il consiglio è di andarci a Procida in questo anno corrente. E se al porto di Napoli vi chiedono: «Dove stai andando, a Capri oppure ad Ischia?». Ecco, tertium . . . datur! Si va a Procida.