Il crollo degli spostamenti aerei dettato dall’emergenza coronavirus in tutto il mondo causa, a pioggia, una crisi che impatta sul settore del turismo. Una crisi economica, certo, ma anche lavorativa perché stando alle stime potrebbero essere 25 milioni i lavoratori del settore che rischiano di perdere il posto di lavoro.
Un numero esorbitante che davvero rischia di mandare ko il settore per un lungo periodo allungando inevitabilmente anche gli eventuali tempi di ripresa. La Iata, l’associazione mondiale dei trasporti aerei, dà lavoro a 2,7 milioni di lavoratori in tutto il mondo e le stime sulla potenziale disoccupazione le ha elaborate lei stessa. Già oggi un terzo del personale dipendente di compagnie aeree ha perso il lavoro. L’analisi tuttavia va fatta su un raggio molto ampio perché sarebbero 65,5 milioni i lavoratori che dipendono dal trasporto aereo.
Numeri che scaturiscono da un crollo del 70% dei voli a livello globale, con l’Europa che è il continente più colpito e dove il crollo è stato del 90%. Sempre snocciolando i numeri sarebbero 61 miliardi i dollari bruciati dalle stesse compagnie con perdita netta aggregata da 39 miliardi. Iata ha poi suddiviso il mondo per perdita di lavoro. 11,2 milioni di persone nell’area Asia-Pacifico; 5,6 milioni in Europa; 2,9 milioni in America Latina; 2 milioni in America del Nord; 2 milioni in Africa; 900mila in Medio-Oriente.