Garantire un consumo regolare di frutta o verdura, è importante nella vita di tutti i giorni. Ma lo diventa ancora di più quando, in tempo di guerra, fra crescenti difficoltà si deve garantire un collegamento fra chi produce e chi consuma. Se poi si aggiunge che frutta e verdura fresca contribuiscono a rafforzare naturalmente le nostre difese immunitarie, si può ben capire la responsabilità di chi anche oggi si occupa di rifornire quotidianamente di prodotti freschi le nostre case blindate nella quarantena. Un’attività che, insieme a quelle degli addetti degli altri servizi essenziali, costituisce la seconda linea di un esercito che schiera al fronte medici, infermieri e volontari armati di, pochi, respiratori, ambulanze, bombole di ossigeno e caschi.
Diego Boffetti
Ed è proprio alla responsabilità di chi, non senza pericoli, lavora nelle retrovie che si rifà
Diego Boffetti (titolare della Boffetti Marino Srl di Almè in provincia di Bergamo)
, uno dei più importanti imprenditori lombardi dell'ortofrutta che combatte la sua silenziosa, quanto insostituibile, battaglia quotidiana per gli approvvigionamenti. «Ringrazio tutti i nostri dipendenti - dice, strappato quasi per i capelli ad una ritrosia bergamasca a cui non voleva sottrarsi - che hanno accettato di unirsi a noi in questa battaglia che non è solo di sopravvivenza di un’azienda, ma per garantire a tutti i cittadini che si può restare a casa senza avere problemi per il cibo. Noi ce la mettiamo tutta per fare la nostra parte e ci riusciamo proprio grazie all’entusiasmo e al sacrificio di tutti i nostri collaboratori».
Per gli oltre 60 dipendenti della "Boffetti", fra le più dinamiche ed organizzate aziende del comparto all'ingrosso nel nord Italia, il lavoro quotidiano, già pesante per carichi e orari (i mercati all’ingrosso si aprono presto la mattina) è ora diventato più complicato: c’è la necessità di usare mascherine e guanti protettivi sia negli uffici, sia per guidare muletti, transpallet o camion e per spostare migliaia di cassette ogni giorno. «La situazione è davvero difficile - aggiunge l’imprenditore bergamasco - siamo la seconda fila del fronte. Va dato atto dell’impegno primario, e vanno ricordati tutti quelli che lavorano nel mondo sanitario. In seconda battuta ci siamo poi noi che lavoriamo nella filiera agroalimentare e dobbiamo garantire l’approvvigionamento del cibo. Posso garantire che se prima le nostre forze erano dedicate al 100% per fare il nostro lavoro al meglio, oggi dobbiamo essere pronti al 200%, perché abbiamo in più anche il fattore psicologico che è determinante».
Cosa è cambiato nell’organizzazione per tutelare il personale e l’igiene dei prodotti?«Ci siamo attrezzati in tutti i sensi, a partire dagli aspetti legati alla salute dei nostri dipendenti, attenendoci a tutte le disposizioni del Governo. Effettuiamo costanti sanificazioni di ambienti e strumenti perchè la prima cosa che dobbiamo salvaguardare è la salute: dell’ambiente di lavoro, del personale e dei consumatori. Il nostro obiettivo costante è il più alto grado possibile di qualità e di sicurezza nella consegna e nella manipolazione della merce. Devo sollo aggiungere che purtroppo nessuna istituzione ci ha fornito mascherine e o altre protezioni indispensabili, pur svolgendo noi un servizio fra quelli ritenuti essenziali, e per questo abbiamo dovuto rifornirci per vie traverse con notevoli aggravi».
Con i ristoranti chiusi, come è cambiato il sistema distributivo? Avete una contrazione delle vendite o c’è un aumento di acquisti dei privati?«Noi non serviamo le catene della Gdo in prima persona, ma lavoriamo indirettamente per loro attraverso nostri clienti che sono loro distributori e quindi abbiamo sempre sott'occhio le tendenze di mercato. Abbiamo peraltro registrato un exploit dei piccoli negozi che oggi si fanno in quattro per servire tutti i consumatori con le consegne a domicilio e cercando di soddisfare le diverse esigenze dei cittadini in questa situazione complicata. A livello di fatturato non abbiamo ripercussioni perché nonostante la chiusura dell’Horeca, c’è stata la crescita come detto dei dettaglianti che riforniamo».
A livello logistico avete avuto problemi per trasportare la merce?«Per quanto riguarda i percorsi su strada no. Abbiamo invece constatato una cosa preoccupante: alcune aziende di trasporti che lavorano con noi sembra che stiano approfittando della situazione di sfortuna e disagio da Coronavirus aumentando del 30% i prezzi. Non punto il dito contro nessuno, ma come noi facciamo la nostra parte, anche loro dovrebbero attenersi al buonsenso del periodo. Noi non abbiamo aumentato i prezzi».
A proposito del mercato finale, c’è un paniere diverso di acquisti in questi giorni? Pre epidemia cosa vendevate di più? E oggi?«C’è una ripresa della vendita di prodotti base, pere, mele, arance a discapito di uve, meloni, ananas e dell'esotico in generale, perché la gente tende ad avere il minimo indispensabile. C’è chi definisce queste scelte un paniere da economia di guerra, ma forse è anche solo di buon senso…».
Voi avete sempre avuto un importante interscambio con l’estero. È Cambiato qualcosa in questi giorni?«Noi lavoriamo molto con Francia e Spagna e ovviamente abbiamo problemi di approvvigionamento, e questo è una fatica organizzativa in più perché, nonostante quel che dicono tanti politici, l’Italia non riesce a far fronte a tutte le esigenze produttive rispetto alla domanda. I trasporti hanno subito in particolare dei rincari perché nessuno voleva venire in Italia».
Insomma non siamo sotto le bombe, ma anche per voi è dura in questa economia di guerra al Coronavirus...«Ci stiamo mettendo tanto tanto della nostra vita. Sappiamo che rischiamo anche a livello famigliare, ma non possiamo mollare. E non possiamo fermarci solo al nostro impegno di sempre. Partecipiamo ad esempio al progetto dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo fornendo frutta e verdura e al progetto di
Florian Maison che sta cucinando per tutti i volontari di Bergamo in questi giorni».
Umberto De Martino (Florian *), prepara pranzi quotidiani ai volontari della Croce Rossa anche con i prodotti donati dalla Boffetti Marino
Poche parole e Diego Boffetti ci lascia, ha fretta di tornare dai suoi collaboratori. Del resto la gran parte della giornata la trascorre in azienda, dove insieme a lui e ai suoi due fratelli, ci sono anche figlia e genero, a trattare freneticamente prezzi e partite da acquistare per garantire il miglior rapporto qualità/prezzo e sicurezza a tutti. Per loro, e per tutti i dipendenti, l’hashtag #iorestocasa è un impegno per permetterci di farlo…
Un grazie a voi della Boffetti Marino, come grazie alle forze dell’ordine, grazie ai commessi o a chi si occupa dei servizi di base. Se noi possiamo stare a casa e il personale sanitario può forse lavorare meglio lo dobbiamo anche a gente come voi, che rischia certo più di noi. Grazie