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Un ristorante su due è oggi in crisi e rischia di finire in mano ai criminali. Ecco i numeri dell'allarme rosso

Il Cerved certifica la crisi finanziaria a fine estate delle società di capitale del mondo del turismo: conti in rosso per ristoranti, alberghi e agenzie di viaggio. Triplicati anche i volumi delle fatture non pagate durante il primo lockdown. E ora la situazione è peggiorata e i "mafiosi" comprano facilmente.

di Alberto Lupini
direttore
29 dicembre 2020 | 08:31
Un ristorante su due è oggi in crisi e rischia di finire in mano ai criminali. Ecco i numeri dell'allarme rosso
Un ristorante su due è oggi in crisi e rischia di finire in mano ai criminali. Ecco i numeri dell'allarme rosso

Un ristorante su due è oggi in crisi e rischia di finire in mano ai criminali. Ecco i numeri dell'allarme rosso

Il Cerved certifica la crisi finanziaria a fine estate delle società di capitale del mondo del turismo: conti in rosso per ristoranti, alberghi e agenzie di viaggio. Triplicati anche i volumi delle fatture non pagate durante il primo lockdown. E ora la situazione è peggiorata e i "mafiosi" comprano facilmente.

di Alberto Lupini
direttore
29 dicembre 2020 | 08:31
 

A lanciare l’ennesimo allarme è ora il Cerved: la criminalità organizzata si sta approfittando del fatto che le aziende dell’accoglienza e del turismo, le più colpiti dalle chiusure decise per bloccare il diffondersi della pandemia, sono in ginocchio. Per estendere la loro rete le mafie sono pronte a sfruttare le difficoltà economiche e finanziarie per acquisire la proprietà e il controllo di alberghi e ristoranti. E questo grazie all’enorme liquidità proveniente dalle attività illegali, spesso addirittura autorizzate dallo Stato come le sale giochi, che alimentano uno dei peggiori fenomemi sociali come la ludopatia.

Un ristorante su due è oggi in crisi e rischia di finire in mano  ai criminali

È dall’inizio del primo lockdown che andiamo segnalando come un comparto fatto per lo più di imprese piccole, famigliari e spesso senza patrimonio o riserve finanziarie, è il terreno ideale per mafia, camorra e 'ndrangheta che già da annisi sono accaparrate bar, negozi e alberghi per usarli come lavanderie del denaro sporco frutto di estorsioni, furti, pizzo o spaccio di droga.

La situazione è drammaticamente peggiorata
E questo in un contesto che vede continui peggioramenti. Tra ottobre e novembre ad esempio hanno chiuso 73mila imprese (il 7% circa del totale) mentre su base annua la Confcommercio stima su base annua, al netto delle nuove partire, la perdita di 305mila aziende, 240mila delle quali solo a causa del Covid. Anche per Confesercenti per lo stesso motivo sono a rischio chiusura 150mila imprese del terziario (80mila nel commercio e 70mila nel turismo) e per Confartigianato un'impresa su 5 (il 21%) è soggetta a rischi operativi e avrà difficoltà nel proseguire l’attività nei prossimi mesi.

E non dimenchiamo che in questi ultimi mesi la situazione per molte aziende si è come ibernata, fra ristori, bonus e cassa integrazione. Molte imprese per ora galleggiano, ma nei prossimi mesi si rischia un’impennata di chiusure e licenziamenti. Non ci sono, infatti, solo i numeri che indicano le chiusure ad allarmare, ma anche quelli relativi allo stato di difficoltà operativo delle aziende, come il calo del fatturato, la crisi di liquidità e l'aumento del ricorso al debito bancario.

Alberghi, ristoranti e agenzie viaggio non reggono all'impatto della crisi
È anche sulla base di questi numeri che Cerved comincia a mettere nero su bianco i numeri reali di questa prima linea che potrebbe cedere a breve di fronte alla crimonalità orgnaizzata. Per alberghi, ristoranti, bar e agenzie di viaggio, aziende che non lavorano perché chiuse per decreto o perché senza clienti sempre per le norme delle istituzioni, si assiste in particolare ad un’impennata di situazioni di dichiarata difficoltà prefallimentare: restando alle sole società di capitali (srl e spa), quelle “vulnerabili” sono triplicate passando dalle 7.228 imprese in difficoltà già prima del Covid-19 alle 20.450 (13.222 in più) dell’estate.


Siamo cioè al 45% delle 45mila società di capitale che operano in questi 3 comparti. E le fasce colorate di questi mesi, con l’ultimo stop delle festività, ha ulteriormente aggravato la situazione. Molti piedi sono oramai al di là del baratro…

Parliamo di percentuali che diventano esplosive se si tiene conto che non può certo andare meglio nella massa delle imprese del turismo che sono per lo più a carattere personale (snc) o individuali. Siamo a punto forse di non ritorno che non può prescindere da due elementi: parliamo di aziende dell’accoglienza e del turismo che sono quelle che più hanno risentito dello stop ai viaggi e mobilità; ma siamo anche in presenza, come detto, di un mondo in cui l’infiltrazione “mafiosa” criminale era già alta prima del Covid. E non dimentichiamo che la crisi ha fatto crollare del 50% il valore degli immobili degli alberghi, rendendo ancora più facile un intervento dei gruppi criminali.

Le mani della mafia da tempo nel comparto
Non dimentichiamo che il ministero degli Interni parlava di oltre 5mila pubblici esercizi gestiti dalla criminalità, mentre Transcrime, il centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale, li identificava come locali estremamente pericolosi per l’uso frequente contante (a cui purtroppo non porranno certo rimedio le iniziative di cash back) e il ricorso a manodopera irregolare.

Un ristorante su due è oggi in crisi e rischia di finire in mano  ai criminali

La prospettiva, in assenza di quei provvedimenti urgenti che la Fipe ha da tempo sollecitato per evitare un’ondata di fallimenti (si parla di almeno 30-40mila crack), è che si apra una prateria per i criminali che già hanno avviato un’azione di sfondamento con l’usura, le estorsioni e le minacce anche in zone ricche come la Lombardia. E questo anche grazie alla sostanziale assenza dei politici (tutti, al Governo come all’opposizione, a Roma come nelle Regioni) che continua a ignorare questo fenomeno quasi fosse solo un’invenzione dei giornali.

Per spa e srl c'è una crisi finanziaria crescente
Secondo l’analisi della Cerved. Durante il primo lockdown si era di fatto triplicato anche il numero di ristoranti con forti tensioni finanziarie, passato da 5.805 a 15.262. Come dire che una crisi latente per l’esubero di aziende nel comparto è di fatto esplosa con le chiusure. Stesso incremento per gli hotel in crisi, passati da 917 a 2872 Nel campo delle agenzie di viaggio, l’indebolimento che potrebbe portare all’ingresso dei “mafiosi” è addirittura quadruplicato: da 506 a 2316. In pratica a fine estate eravamo già a rischio riciclaggio per il 47% dei ristoranti di società di capitale (15.262 su 32.663), per il 36% degli alberghi (2.872 su 8.024) e per il 54% delle agenzie di viaggio (2.316 su 4.312).

Nel turismo le fatture non pagate sono il doppio della media nazionale
Sempre secondo la Cerved c’è poi un altro elemento da non trascurare: l’elevato numero dei mancati pagamenti. A dicembre 2019 le fatture da pagare da parte delle agenzie di viaggio erano il 49,5% (una su due), un po’ meno quelle di alberghi (43%) e ristoranti (36%) ma comunque sempre superiori alla media delle Pmi (33,7%). Col primo lockdown la situazione è esplosa: a maggio le fatture inevase delle agenzie di viaggio superavano l’84,8%, quelle degli hotel erano al 78,8% e quelle dei ristoranti a 72,6%, ben al di sopra della media generale del sistema economico che era salito al 44,7%.

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