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Ristoranti e bar chiusi alle 18 Conte, ma cosa hai fatto?

Il Governo dice No alle Regioni, chiude tutto e cerca 2 miliardi per le aziende. Stoppani (Fipe): è un disastro, vogliamo immediati interventi di tutela e garanzie per le imprese già stremate. 4 persone per tavolo, salvo congiunti. Stop a palestre e cinema. Si teme una rivolta popolare in tutta Italia.

di Alberto Lupini
direttore
 
24 ottobre 2020 | 11:07

Ristoranti e bar chiusi alle 18 Conte, ma cosa hai fatto?

Il Governo dice No alle Regioni, chiude tutto e cerca 2 miliardi per le aziende. Stoppani (Fipe): è un disastro, vogliamo immediati interventi di tutela e garanzie per le imprese già stremate. 4 persone per tavolo, salvo congiunti. Stop a palestre e cinema. Si teme una rivolta popolare in tutta Italia.

di Alberto Lupini
direttore
24 ottobre 2020 | 11:07
 

Da lunedì 26 ottobre, e fino a 24 novembre, chiusura di tutti i pubblici esercizi alle 18, ma la domenica resteranno aperti. Dopo le 18 è vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici e aperti al pubblico mentre è consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie. E' consentita fino alle ore 24,00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. Chiuse palestre e cinema.  La scuola rimarrà aperta, ma per le superiori sarà introdotta la didattica a distanza al 75%. Alla fine, dopo il braccio di ferro con le Regioni che volevano bar e ristoranti aperti fino alle 23 e scuole superiori con lezioni online al 100%, Conte ha firmato l'ennesimo DPCM per bloccare la diffusione del virus. Una decisione forse temeraria che sfida le Regioni, le opposizioni e potrebbe innescare un pericoloso periodo di crisi economica e sociale, con ricadute di scontro di piazza e rivolte.

Sulla decisione finale ha pesato il parere del Comitato tecnico scientifico che voleva "chiudere", ma che ha salvato le domeniche perchè secondo gli esperti «l’apertura domenicale dei ristoranti può essere utile per limitare le riunioni familiari». E proprio sulla base di queste considerazioni si è deciso di accettare almeno questa richiesta delle Regioni. Gli scienziati hanno espresso perplessità anche rispetto alla raccomandazione di limitare lo spostamento tra i Comuni, anche perché i dati dimostrano che i focolai sono soprattutto nelle aree metropolitane. Riserve forti anche rispetto alla scelta di autorizzare le fiere internazionali. Per il resto hanno condiviso il testo del Governo, di cui si aspetta ora la versione ufficiale.  Oggi un consiglio dei ministri dovrebbe approvare un pacchetto di 1,5-2 miliardi a sostegno delle aziende messe in difficoltà da questa scelta decisamente azzardata.

Ristoranti e bar chiusi alle 18 Conte, ma cosa hai fatto?

Non è un lockdown, ma poco ci manca. Una decisione, quella dela chiusura alle 18, che rappresenta un autentico «disastro» come aveva commentato a caldo il presidente della Fipe, Lino Stoppani che aveva avvertito il Governo: per evitare rivolte e scontri (dopo il venerdì sera di scontri a Napoli è toccato sabato notte a Roma, ndr) servono aiuti concreti per permettere a bar e ristoranti di arrivare a fine anno. Il che vuol dire attuare il pacchetto di interventi che nei giorni scorsi i massimi vertici della Fipe avevano presentato proprio a Conte a Palazzo Chigi. Anche perchè in queste condizioni la nuova stretta costerà almeno 2,7 miliardi di euro alle imprese.

Contro la scelta del Governo si erano schierate le Regioni che volevano invece tenere aperti bar e ristoranti fino alle 23, chiudere scuole medie superiori ed universitá e fare tamponi solo a sintomatici. Anche solo per abbassare il livello di paura che si va ingiustificamente diffondendo. Ma Conte ha deciso di tirare dritto per la strada tracciata dai più rigoristi del suo Governo.

SI CHIUDE TUTTI I GIORNI ALLE 18
Dal 26 ottobre, le attività di ristoranti, bar, pub, gelaterie e pasticcerie potranno restare aperti dalle 5 fino alle 18. Chiusi invece i centri commerciali nel weekend. Si va, quindi, verso la chiusura anticipata di tutto il settore della ristorazione. In verità il chiudere alle 18 vuol dire chiudere di fatto la gran parte dei ristoranti che, anche a causa dello smart working, lavorano in questo periodo solo di sera... Resta invece consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive "limitatamente ai propri clienti", come riporta una bozza di Dpcm. Il consumo al tavolo sarebbe consentito per un massimo di quattro persone per tavolo (ora era fissato a 6), salvo che siano tutti conviventi. Dopo le 18 è vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici e aperti al pubblico.

Restano aperti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande nelle aree di servizio autostradale, negli aeroporti e negli ospedali.

Niente più banchetti e ricevimenti dopo matrimoni, comunioni e battesimi. Sono vietate le feste nei luoghi al chiuso e all'aperto - si legge nel documento - ivi comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose. Salta quindi anche il limite di 30 persone deciso la scorsa settimana.

Sono chiuse anche sale giochi e sale scommese e ovviamente restano chiuse discoteche e sale da ballo

CONSENTITI ASPORTO, DELIVERY E MENSE
Resterebbe sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, nonché fino alle ore 24,00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. Queste attività sono consentite a condizione che le Regioni e le Province autonome abbiano preventivamente accertato la compatibilità con l'andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e che individuino i protocolli o le linee guida applicabili idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi. Continuano a essere consentite anche le attività delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro.

È SCONTRO CON LE REGIONI. BONACCINI: CERTE MISURE NON RIUSCIREMO A FARLE ACCETTARE
Nello studio del nuovo Dpcm bar e ristoranti erano diventati la discriminante tra chi pensa sia urgente chiudere il più possibile e il prima possibile e chi invece predilige una linea più morbida e graduale. Il Premier Giuseppe Conte sembrava stare dalla parte del “no al lockdown” sia perché ha speso parole importanti verso questa linea sia perché sa che per l’economia sarebbe un colpo basso. Ma alla fine ha ceduto agli oltranzisti dopo il braccio di ferro con le Regioni. Lo sceriffo Vincenzo De Luca, forse vittima ormai del suo personaggio, parlava di situazione sempre più tragica e chiedeva a gran voce il “chiudete tutto”, salvo poi fare una clamorosa retromarcia e chiedere aiuto allo Stato per tenere aperto fino alle 23. Probabilmente sull'onda delle proteste (gestite dalla Camorra) di venerdì notte a Napoli. Ma la posizione più chiara e lucida l'ha espressa il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini: «Certe  misure non riusciremo a farle accettare». Bonaccini, nella riunione con il premier Giuseppe Conte, aveva avvertito il governo: a differenza di quanto accaduto a marzo, questa volta l'Italia è più arrabbiata e delusa che spaventata. E dunque il nuovo Dpcm d'emergenza che Palazzo Chigi intende firmare, nonostante le critiche di governatori e Cts, potrebbe provocare un moto popolare pericolosissimo.

Alla fine ha prevalso però la linea dura sostenuta dai Ministri Patuelli e Franceschini. A giocare un ruolo determinante sarà quanto il Governo vorrà tutelare la ristorazione, anche tenendo conto della contrarietà a misure così drastiche della ministra di Italia Viva Teresa Bellanova secondo la quale «la chiusura di bar e ristoranti e altre attività avrà ricadute pesantissime sull’economia». Ecco perché una parte del governo spingeva per posticipare la serrata almeno alle 20.

Le regioni rinviano il nuovo DPCM:No a ristoranti e bar chiusi alle 18


STOPPANI: LA FIPE CHIEDE DA SUBITO INTERVENTI DI PROTEZIONE PER I PUBBLICI ESERCIZI
«Un vero disastro». Questo il lapidario commento del presidente della Fipe, Lino Stoppani, che non più tardi di 10 giorni fa aveva ottenuto dal premier Conte rassicurazioni sulla “protezione” del comparto dei pubblici esercizi, centrale per il sistema di accoglienza italiano. «Con un intervento così drastico - prosegue il leader di bar e ristoranti italiani - pretendiamo che il Governo attui almeno immediatamente degli interventi di tutela e garanzie per le aziende già stremate da mesi di lock down, prima, da investimenti per garantire sicurezza poi e da limitazioni di attività». Oltre a sgravi fiscali, rinvii di tutte le scadenze e tutele assolute per i dipendenti, Lino Stoppani elenca due interventi irrinunciabili per limitare almeno in parte i danni: «Il primo è il recupero e il potenziamento degli indennizzi già previsti dalla legge di Rilancio con un contributo sui mancati introiti. Allora era in misura del 20-15-10% sulla differenza rispetto all’anno scorso. Ora si deve aumentare decisamente questo valore, rendendo magari più selettivo l’intervento e superando il limite dei 5 milioni annui di fatturato». Il secondo provvedimento “irrinunciabile” per il presidente della Fipe è «un intervento sui contratti di affitto e sui costi di gestione. Era stato varato un credito d’imposta del 60%. Ora lo si deve aumentare e prolungare fino ad una riprese delle attività, così come è stato fatto per gli alberghi».

Lino Stoppani - Conte sacrifica bar e ristoranti Niente cena, chiudono tutti alle 18?
Lino Stoppani


Non dimentichiamo che alla possibilità che si tutelino i pubblici esercizi è legato il destino di un milione di famiglie, nonchè il futuro del nostro turismo e della promozione della filiera dell’agroalimentare di qualità.  Per non parlare della necessità di impedire che la criminalità possa mettere mano su bar e ristoranti che oggi sono in crisi. Tutti temi che mercoledì 28 vedranno mobilitati in 10 piazze d’Italia i gestori di bar e ristoranti italiani in quella che si preannuncia come la più importante manifestazione del settore.

CALUGI: O AIUTI O LA RISTORAZIONE È MORTA
Una posizione ribadita anche dal direttore generale della Fipe, Roberto Calugi, che ieri aveva affermato: «Non possiamo sopportare gli oneri di un' ulteriore chiusura. O ci sono interventi economici seri e immediati o la ristorazione è morta». Fipe Confcommercio chiede «ristoro a fondo perduto, proroga del credito d'imposta sulle locazioni, blocco degli sfratti, cassa integrazione e sospensione delle scadenze fiscali come Ires e Irpef». Non vogliamo entrare nel merito se sia giusto o sbagliato, dice Calugi, «ma temiamo anche che questa chiusura e questi sacrifici non produrranno i risultati sperati, perchè è evidente che gli ambiti di contagio sono altri».

VERSO UN COPRIFUOCO RAFFORZATO
Cosa significa tutto questo? Che alle porte si profila un coprifuoco rafforzato, che si avvicina molto al “reset” auspicato da più parti: almeno due settimane di chiusura (quasi) totale per rallentare i motori del Paese, così da alleggerire la sofferenza delle strutture sanitarie. Lo stesso Conte si è confrontato ieri con il commissario Domenico Arcuri e ritiene ora urgente dare una cornice normativa nazionale alle restrizioni imposte dai governatori. Servono però ora anche i pacchetti economici di supporto a chi deve chiudere...

Cosa dovrebbe succedere da lunedì 26 ottobre

IL COPRIFUOCO
È la misura che innesca le tensioni maggiori, come quelle scoppiate a Napoli o a Roma. Olre alla chiusura dalle 18 per i pubblici esercizi è confermata la possibilità di chiudere strade e piazze dalle 21.

PALESTRE, PISCINE E CINEMA. PER LE STAZIONI SCIISTICHE SI RINVIA ALLE REGIONI
La linea dura, adesso condivisa da tutto il governo, condanna palestre, piscine e anche i circoli sportivi dove finora erano consentiti gli allenamenti. Si potrà continuare a fare jogging e attività motoria, con le regole in vigore durante il lockdown. Ma i campionati non professionistici dovranno fermarsi. Al momento saranno bloccate anche le stazoni sciistiche, che potranno però lavorare dopo intese con le Regioni. Chiusi anche cinema e teatri.

I CENTRI COMMERCIALI E I NEGOZI
Le Regioni potranno decidere la chiusura nel fine settimana dei centri commerciali, dove si creano assembramenti ad alto rischio (Lombardia e Piemonte hanno già scelto questa strada). Le attività commerciali al dettaglio non avranno invece limiti a condizione che sia assicurato, oltre alla distanza interpersonale di almeno un metro, che gli ingressi avvengano in modo dilazionato e che venga impedito di sostare all'interno dei locali più del tempo necessario all'acquisto dei beni.

LA SCUOLA
L’attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l’infanzia continua a svolgersi in presenza. Per contrastare la diffusione del contagio, le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell'organizzazione dell'attività didattica ai sensi degli articoli 4 e 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, per una quota pari almeno al 75 per cento delle attività, modulando ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l'eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l'ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9. Di fatto tutte le scuole superiori potrebbero anche sospendere le lezioni in presenza.

ESTETISTI E PARRUCCHIERI
I negozi per i servizi alla persona dovrebbero rimanere aperti, con controlli molto più serrati sul rispetto dei protocolli e ordinanze di chiusura immediata per chi risulta non in regola.

SPOSTAMENTI TRA REGIONI
Sui movimenti da una Regione all’altra nessuna decisione è stata presa, ma è possibile che venga imposto più avanti un limite agli spostamenti da quelle Regioni che hanno un indice Rt molto alto. Nel Dpcm viene «fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessita o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale comune.

C'ERA IL CONTROPIANO DELLE REGIONI
È stato uno scontro aperto quello  sul nuovo dpcm tra Conte e le Regioni che si opponevano alla chiusura dei ristoranti e dei locali alle 18, così come chiedevano che da ora in avanti i tamponi venissero fatti solo ai pazienti con sintomi, cosa che farebbe calare enormemente il numero dei positivi. Le richieste erano contenute in una lettera inviata dal presidente della conferenza delle Regioni, il governatore dell’Emilia Stefano Bonaccini al premier.

Queste le contestazioni:

  • estensione della didattica a distanza al 100% per scuole superiori e università (il governo si fermava al 75%); 
  • destinare i tamponi ai sintomatici e ai contatti familiari stretti «al fine di rendere sostenibile il lavoro delle ASL/Regioni in tempo di emergenza riducendo il carico di lavoro dovuto alle difficoltà nel contact tracing»; 
  • prevedere l’orario di chiusura di ristoranti alle 23 e i bar alle 20 con il solo servizio al tavolo (il governo voleva lo stop alle 18); 
  • tenere aperti gli impianti sciistici; prevedere la chiusura nei weekend dei centri commerciali con eccezione per prodotti alimentari e farmaceutici. 

La lettera chiedeva infine di «valutare le chiusure relative a: palestre, piscine, centri sportivi, cinema, teatri etc.,anche valutando i dati epidemiologici di riferimento», quindi evitando uno stop generalizzato su tutto il territorio nazionale.


Articolo in aggiornamento

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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