Assegnati nella notte alla Harvard University i riconoscimenti alle scoperte scientifiche più bizzarre. L’IgNobel per la Medicina è andato a un team capitanato da Silvano Gallus del Mario Negri. Lo scienziato italiano ha provato il «ruolo protettivo della pizza contro le malattie. Ma solo se fatta e mangiata in Italia».
Irriverenti, stravaganti, ma così seri che a trionfare è stato, tra gli altri, uno scienziato italiano dell’illustre Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano. Parliamo degli IgNobel, i premi che da anni vengono assegnati nientemeno che alla Harvard University a scienziati e ricercatori, “padri” di scoperte scientifiche e invenzioni improbabili.
Le virtù della pizza sono state provate scientificamente
Nata come una parodia dell’onorificenza svedese, la manifestazione si è andata affermando nel tempo, pur conservando la sua anima goliardica. Altri premi, tanto per intenderci, sono andati a chi ha scoperto quanta saliva producono i bambini, quali sono le banconote che trasmettono più batteri e, nella categoria Ingegneria, a chi ha inventato la macchina cambia-pannolini e lava-bambini.
Improbabili, sì, ma nient’affatto inattendibili, anzi: la cosa è seria e benché spesso queste invenzioni rimangano sulla carta o non siano destinate a cambiare la vita delle persone, hanno tutte una rilevanza scientifica assolutamente inappuntabile. Come la scoperta effettuata da Silvano Gallus e dal suo team, che invece una certa incidenza nel mondo della Medicina potrebbe averla. Dopo studi durati oltre 15 anni, i ricercatori sono arrivati alla conclusione che il consumo regolare di pizza sia collegato a un minor rischio di tumori del tratto digestivo e d’infarto.
«Cominciammo un po’ per gioco, stupidi dal fatto che almeno a suo tempo la pizza pur essendo un alimento così diffuso, non era stata studiata a fondo - spiega il ricercatore a Wired, da Boston, dove si trova per ritirare il premio - e analizzammo i dati provenienti da studi caso-controllo condotti su moltissime persone, dell’ordine di migliaia, registrando per i consumatori abituali un rischio ridotto di infarto miocardico e tumori dell’apparato digerente, con risultati di entità che stupirono noi per primi. Se ripetessimo questi studi su altre popolazioni, dove la pizza è considerata diversamente e all’interno di schemi alimentari diversi, potremmo avere risultati molto diversi».