«Una fetta di politica è ignorante in materia di turismo, così come una buona parte di italiani». L’ex Ministro (dell’agricoltura e del turismo)
Gian Marco Centinaio (Lega) non le manda a dire, come del resto è nel suo stile, commentando negativamente (come noi stessi abbiamo avuto modo di fare,
condividendone la visione) la notizia del suo successore Dario Franceschini che ha orgogliosamente
presentato il regolamento del ministero del Turismo spiegando che «il turismo è tornato nel suo ambito naturale».
Gian Marco Centinaio
Un intervento a gamba tesa quello di Centinaio che sa di delusione profonda nel vedere il settore staccarsi dall’agricoltura -
come aveva voluto lui durante il suo mandato - per riunirsi ai Beni Culturali. Un intervento che sa di passione nei confronti di un settore potenzialmente capace di rappresentare una miniera d’oro per l’Italia e di reale capacità di credere in questo potenziale.
«La mia linea - spiega il senatore leghista - è molto critica nei confronti dell'operato e dei propositi del Ministro Franceschini perché è un déjà vu. In passato Franceschini ha fatto poco o niente per il turismo nonostante in molti lo ritengano una miniera d’oro. Lui ha sempre lavorato pensando che il turismo fosse un traino per i beni culturali e viceversa. Ma non funziona più così, purtroppo».
A questo punto Centinaio entra nel merito della critica rispolverando la sua mission che prevedeva un lavoro univoco tra cibo e turismo, tra agricoltura e turismo, convinto che uno alimenti l’altro al giorno d’oggi: «Non possiamo più pensare - ha detto Centinaio - che i turisti visitino le città d’arte perché sono belle e perché rinomate come Roma, Venezia, Firenze. Lo abbiamo visto nell’ultima indagine sui Millennials europei che hanno dichiarato di non trovare attraenti le città d’arte italiane. Bisogna dare emozioni nuove ai turisti e sappiamo ormai che l’agroalimentare è la via giusta e anche remunerativa. Anche perché innesca meccanismi virtuosi creando percorsi alternativi come
l’enoturismo o il turismo lento, capaci di coinvolgere anche le aree rurali. Del resto, va aggiunto, ci sono sindaci delle città d’arte che stanno studiano modi per diminuire l’afflusso di turisti».
Lecito chiedersi come mai la maggioranza non comprenda questa tendenza: «Io credo che Franceschini non capisca la reale importanza del turismo e che non sappia veramente nulla di turismo. Franceschini fa il ragionamento che fa una buona parte di italiani, che di turismo non capisce niente. Il turismo è una cosa seria, è imprenditorialità, è progettualità è coinvolgere settori trasversali, non andare in vacanza una volta l’anno».