Mettere a frutto le proprie esperienze per dare un senso e un valore al futuro. È quello che sta facendo Ivan Candiani, 26 anni, e una imminente laurea in Economia all’Università degli Studi Milano-Bicocca.
«Un corso di studi che si è rivelato utile e illuminante per dar vita alla mia attività», racconta. «Sto scrivendo una tesi su marketing e mercati globali e sono un coltivatore di zafferano». Sì, Ivan ha fondato da alcuni anni l’azienda agricola “
The Farm - Mucca & Trattori” che nel Parco del Ticino lombardo, a Magnago (Mi), produce zafferano.
Un’idea singolare per uno studente. «Non proprio - spiega - sono sempre stato appassionato di cucina e di ospitalità, tanto che ho frequentato la scuola alberghiera di Stresa ed effettuato stage in hotel di lusso sul lago Maggiore, a Londra e in Svizzera. Ma non era quella la mia strada. Volendo però fare di necessità virtù e convogliando diverse passioni, ho deciso di valorizzare dei terreni di famiglia. Non sono mai stati coltivati e non avendo l’esperienza né i mezzi meccanici per una coltivazione industriale ho effettuato una ricerca per far emergere una nicchia di mercato».
Ivan Candiani
Gli studi, tra liceo e università, e l’apprendistato negli alberghi si sono rivelati un’ottima base di partenza per mettere a punto un progetto ragionato per valorizzare un prodotto importante. «La Lombardia - racconta Ivan - ha una tradizione radicata nella coltivazione di zafferano, che a livello nazionale sviluppa una produzione di 400 kg a fronte di un consumo che si aggira sulle 2 tonnellate. In pratica ne importiamo 1.600 kg. Ecco la nicchia e il mercato potenziale».
Ivan acquista così 10mila bulbi e li pianta. Il primo raccolto, nel 2017, è stato pari a 150 grammi e quello del 2018 ha raggiunto quota 350. «Un ottimo risultato - sottolinea - se si tiene conto che chi produce tanto arriva a 1 kg. Questo è il mio obiettivo futuro per quanto riguarda i volumi».
Ma Ivan Candiani si sta impegnando anche affinché lo zafferano del Parco del Ticino venga apprezzato e valorizzato. «Mi piace definirlo l’ostrica della terra. Merita infatti un’identità locale delineata, strutturata e riconosciuta».