Si è svolta la scorsa settimana in Tampa Bay (Florida), nella città di St. Petersburg, l’ottava edizione dell’Italian cheeses day. Location pregevole e funzionale: Bavaro’s Pizza Napoletana & Pastaria. Si comincia con una degustazione guidata dei quattro formaggi Dop presenti in rassegna: Asiago fresco, Asiago stagionato, Pecorino Toscano, Mozzarella di Bufala Campana.
Anche grazie al materiale a supporto in lingua inglese, ed ai filmati, la degustazione risulta stimolante e coinvolgente. Pur essendo clienti gourmet, Italian food lovers, è interessante, e dovrebbe far riflettere, lo stupore di costoro quando si spiega la stretta connessione tra il formaggio ed il territorio, la imprescindibilità dell’uno dall’altro. Molto interessa, ad un subset così particolare di clientela, anche il flow della lavorazione del formaggio ed incuriosisce il processo di stagionatura, l’atavico sapere connesso. In virtù di tale approccio, rigoroso nella sostanza e molto conviviale nella forma, si combatte, impari le forze e lo sappiamo (!) il flagello del fake brand e dell’Italian sounding.
Dopo la degustazione guidata si procede con assaggi di tre primi piatti e di due pizze. La pasta è anch’essa a denominazione, è la Pasta di Gragnano Igp che, molto piacevole la constatazione effettuata sul campo, comincia ad essere ben conosciuta ed apprezzata non solo nella ristorazione (i “veri” ristoranti italiani), quanto nel retail, dove ha suo spiccato e distintivo posizionamento.
E quindi, Fusillata Casareccia (by Pastificio Di Martino) con pomodori, zucchine e Pecorino Toscano Dop; a seguire, Vesuvio (by Pastificio Gentile) con salmone e Asiago Dop stagionato. A concludere, Orecchiette (by Pastificio Di Martino) con Pomodoro dell’Agro Sarnese-Nocerino San Marzano Dop e Mozzarella di Bufala Campana Dop e Pecorino Toscano stagionato Dop. Assaggi? Innanzitutto, già abbondante di per sé l’assaggio (60 grammi di pasta), ed inoltre, praticamente bis per tutti. Lo stupore, ovviamente a tutti graditissimo, derivava dal constatare quanto il formaggio possa essere ghiottamente adoperato nei primi piatti, posta la bontà della ricetta, e quanto l’abbraccio in padella tra formaggio e pasta sia virtuoso per come entrambi ne escono rafforzati in gradevolezza organolettica ed in valida componente nutrizionale.
Forno a legna a vista, pizzaiolo (il bravissimo Salvatore) autenticamente napoletano con 15 anni di mestiere svolto a Napoli, e si passa, sorta di pizza show, così come per i primi piatti di cooking show si era trattato, alle agognate degustazioni delle due pizze dell’evento. La prima è la pizza Maremma: Mozzarella di Bufala Campana Dop a fette sottili in entrata forno; su codeste fette cadono briciole di Pecorino Toscano Dop e filino d’olio extravergine di oliva. In uscita forno, caduta soft di petali di Pecorino Toscano Dop e poche ulteriori gocce di olio. Apprezzatissima da tutti (quorum ego), questa ottima pizza ha generato meraviglia per l’assenza di rosso e, relata refero, per l’assenza di “carne” in topping.
A seguire, pizza ben collaudata, inventata ad Asiago nel non lontano 2011 in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. La pizza dell’Altopiano: copiose fettine sottili di Asiago fresco Dop insieme con pomodorini freschi (la ricetta originale indica i Pomodori del Piennolo del Vesuvio Dop), Speck dell’Alto Adige Igp; in uscita forno doviziosa caduta soft di petali di Asiago stagionato Dop. A chiudere il filino d’olio extravergine. Pizza di grandissima bontà.
A chiudere una gradita sorpresa volta a generare abbraccio tra un prodotto floridiano ed uno dei formaggi in rassegna: spiedini di Asiago fresco Dop e gamberi floridiani. Vini californiani, posti a libero servizio, in abbinamento a tutte le portate, dalla degustazione guidata che ha dato inizio all’evento, fino alla sorpresa degli spiedini. Questa ottava edizione si è potuta svolgere grazie alla volenterosa adesione dei Consorzi Asiago Dop, Mozzarella di Bufala Campana Dop, Pecorino Toscano Dop. I tre direttori, rispettivamente Flavio Innocenzi, Pier Maria Saccani, Andrea Righini, hanno creduto nella bontà e nella validità dell’evento.
Italian cheeses day è evento che nasce “tascabile” per definizione e che tale permane per maturo intento. È di nicchia, si direbbe. Fatto è che il suo modello, replicabile con facilità, ha un valore non da poco. È ideato e coerentemente a ciò svolto, in approccio bottom up, piuttosto che top down. Ovvero, si comunica con l’end user, e l’end user è motore che movimenta lo scaffale del supermercato e la dispensa del ristorante. Comunicazione che avviene mediante edutainment, che tradurremmo come “intrattenimento educativo”. Si alza il livello minimo di qualità accettabile, lo si porta, è una conseguenza naturale, ad apprezzare il vero made in Italy e, passo successivo, questi prodotti dell’agroalimentare made in Italy, l’end user sa cercarli nei luoghi di acquisto/fruizione. Il tutto, si badi, in scenario digitale e quindi con la gigantesca opportunità, per i fornitori italiani, di intrattenere relazioni (e le scaturenti vendite) mediante e-commerce, mediante l’utilizzo sapiente, quindi né avventato e né dilettantesco, della rete.