Spenti i riflettori della cronaca, a funerali celebrati e coccodrilli consumati - orribili quelli di Mollica sul Tg1 - ho alcuni ricordi personali di Paolo Limiti e Paolo Villaggio. 30 anni di lavoro in Rai nella sede di corso Sempione a Milano, mi hanno offerto più di una occasione per conoscere i lati meno noti di molte celebrità in un luogo impensato: la mensa. Uguale e terribile per tutti. «Una livella», direbbe Totò. Uniti, soprattutto nei fine settimana, allo stesso insapore e incolore desco con pane surgelato, maccheroni al pomodoro e insalata lavata e slavata.

Paolo Limiti e Paolo Villaggio
Paolo Limiti un gran signore, di una impareggiabile gentilezza. Anche a tavola con i suoi collaboratori inanellava lunghe discussioni su attori e cantanti. Come sul piccolo schermo così anche in mensa, raccontava pregi, difetti, debolezze e peccati di tanti grandi del mondo dello spettacolo. Nessuna invidia e cattiveria nei suoi discorsi permeati di grande cultura e sottile ironia. Un gigante già quasi dimenticato.
Così come Paolo Villaggio. Lo ricordo distante, con battute feroci e fulminati mentre si aggirava - per le prove - fra i corridoi dei mitici studi Tv1, Tv3 e Tv5 sparsi fra il primo e il terzo piano. Micidiali i suoi commenti sui gestori della mensa nel più tipico costume fantozziano «ci trattano come delle merdacce». Un Fantozzi in carne ed ossa che spesso dava la sensazione di essere lontano, distaccato quasi irraggiungibile. O che vivesse - appunto - in un altro mondo, il mondo di Fantozzi e del ragionier Filini. Una meteora, come una meteora è stato il mio l'ultimo incontro e ricordo - un anno fa - in stazione centrale appena sceso da un Freccia Rossa.
Villaggio era vestito con una tunica bianca, in carrozzina, spinto da una signora bionda, ignorato da centinaia di viaggiatori in arrivo e partenza. Un signore qualsiasi. Mi avvicinò una vecchia conoscenza, l'autista che doveva portarlo in Rai. Fulminate il suo commento davanti al mio stupore e all'interrogativo di fondo. «Porta la tunica - mi disse il signor auto blu - per nascondere il pannolone». Quel giorno - per me - morì Fantozzi e vidi l'uomo Villaggio.