L’anno scorso, grazie a Renzi, intitolavo il mio editoriale di dicembre con una nota di ottimismo: “L’Italia dei contrasti, eppur si muove...”. Quest’anno ho aspettato l’esito del referendum per scrivere queste poche righe e devo dire che l’Italia, con questo esito, si è nuovamente fermata.
Alla vigilia di un nuovo anno, siamo sempre assillati da problemi vecchi, vecchissimi. Li conosciamo bene, ma a Roma le cose da fare si ripetono mille volte e le riforme forti non arrivano. La legge dei compromessi, del non scontentare nessuno, vige ancora fortemente ed è pressoché impossibile far perdere a qualcuno le posizioni acquisite. Così i risparmi veri sulle spese inutili non arrivano mai.
Il mondo della ricettività e della ristorazione cerca di fare del suo meglio. Le ore di lavoro non si contano, l’incertezza incombe ogni giorno, eppure schiere di cuochi, direttori di sala, camerieri e receptionist sono al lavoro con dedizione e costanza. L’accoglienza è la nostra missione nazionale. L’Italia resta al centro dell’attenzione del mondo per il patrimonio naturale, storico e artistico che solo noi possiamo vantare. Ma come possiamo accogliere al meglio se roviniamo i paesaggi, se inquiniamo la terra, se le strade sono malridotte, se i trasporti non funzionano, se la sicurezza non c’è?
Intanto perdiamo tempo prezioso per raggiungere obiettivi primari: valorizzazione del patrimonio paesaggistico, storico-artistico ed enogastronomico, ricchezza immensa grazie alla quale il turismo deve essere la prima industria dell’Italia. Si fermi lo sviluppo urbanistico insensato e si salvi il verde rimasto; si costruiscano al più presto le infrastrutture necessarie ad un Paese civile e moderno; i ladri, gli imbroglioni e fannulloni, anche fossero in Parlamento, siano puniti con giustizia e severità.