Sarebbero bastate sei parole al massimo. Del tipo: «Sarà, ma noi preferiamo la Pizza tradizionale». Se poi si fosse aggiunto «soprattutto se di forno a legna...», ancora meglio. Ma ovviamente questo avrebbe presupposto quel minimo senso di responsabilità che negli ultimi tempi ad alcuni colleghi della Rai sembra decisamente mancare. E così, con un tono quasi da scoop, sabato 14 marzo nell'edizione di punta delle 20 del Tg1, è strato trasmesso un servizio inneggiante a un distributore automatico di pizza che in due minuti e mezzo e per 4 euro e mezzo scodella sull'istante ben 4 tipi di pizza («effetto forno a legna», ha avuto anche la spudoratezza di aggiungere la telecronista, quasi stesse leggendo la brochure aziendale...).
A parte l'amaro in bocca lasciato agli amanti del piatto forse più famoso d'Italia, ci chiediamo: qualcuno al Tg1 si rende conto che, in un momento di crisi come questo, simili notizie sono peggio di attentati terroristici per il settore del fuori casa e per l'immagine del Made in Italy a Tavola? Già abbiamo dovuto ingoiare l'offesa ai produttori italiani di vino con Fabrizio Del Noce che in diretta su Rai 1 la notte di Capodanno ha bevuto (per giunta a canna, da vero cafone) una bottiglia di Champagne. Che adesso si arrivasse a colpire al cuore uno dei simboli della Dieta Mediterranea (mentre altri colleghi sempre della Rai, come Decanter, lanciano iniziative proprio a favore di questa) ha veramente dell'incredibile. Ma dove vivono e, soprattutto, per chi parteggiano alla Rai?
Non ci permettiamo di sindacare sulla bontà o meno della notizia (se il brevetto è così significativo se ne poteva parlare in Tg1 Economia alle 14, con ben altro taglio). Ciò che contestiamo duramente è l'inopportunità della collocazione del servizio nella fascia di massimo ascolto. Per il modo con cui è stata presentata sembrava solo una grande 'marchetta” pubblicitaria (anche in questo caso il Garante e la Commissione di Vigilanza staranno zitti come sul caso Del Noce/Champagne?) con l'obiettivo di creare quasi un'alternativa all'offerta delle migliaia di pizzerie di Italia che, nel bene o nel male, tengono alto uno dei simboli del nostro stare a tavola e dell'italian style. Non dimentichiamo che le pizzerie sono spesso piene anche di turisti stranieri che vengono in Italia proprio per mangiare, finalmente, la vera pizza...
E tutto ciò, si badi bene, quasi liquidando l'esperienza e l'arte di secoli dei pizzaioli seri, paragonati senza se e senza ma ad una macchina che in due minuti e mezzo impasta acqua e farina e cuoce... Quasi un sacrilegio se penso al mio amico Luigi Esposito che tutte le mattine si alza alle 7 per fare la pasta che lievita tutto il giorno per garantire fragranza e digeribilità alla Pizza che serve solo la sera....
Ma tutto ciò non basta. C'è qualcosa di molto più grave. Come la mancanza di un qualunque spirito critico e, soprattutto, di un accenno agli aspetti igienico sanitari o dietologici. Come è possibile che sempre sulla Rai si dedichino ore e ore di trasmissione con dietologi, cuochi, esperti di alimentazione per descrivere le varie virtù e qualità di alimenti e sistemi di cottura e poi si dimentichi tutto per promuovere un sistema che ti fa la pizza (dall'impasto alla cottura) in due minuti e mezzo? Ma andiamo, se il distributore a moneta è davvero così rivoluzionario da meritare la fascia in assoluto di maggiore ascolto, almeno una breve scheda di un dietologo non ci sarebbe stata male...
In proposito rimandiamo alla spiegazione che dà della Pizza Giorgio Calabrese: «Pizza vuol dire mangiare della farina di frumento con lievito e acqua preparata in modo tale da essere mangiata, a volte, al posto di una cena completa, senza penalizzare il corpo, anzi migliorandone le performances. La Pizza oggi non si identifica col pasto povero per gente non abbiente, ma al contrario vuol dire pasto veloce, detta all'italiana, per non identificarsi col più usurato termine di fast-food. Da non dimenticare l'olio extravergine di oliva che pulisce le arterie e protegge il cuore dalle malattie, come l'infarto». Che questo possa essere garantito dal distributore automatico ci sia consentito di dubitare e, salvo prova provata, al Tg1 dovrebbero chiedere scusa ai pizzaioli italiani.
Ma tanto siamo quasi certi che non lo faranno neanche stavolta.
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net
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