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La guerra in Ucraina colpisce l'olio di semi: in un mese in Italia scorte finite

La crisi sta colpendo in particolare l'olio di semi di girasole, essenziale in diversi settori produttivi e il cui consumo annuale nel nostro Paese si aggira intorno alle 770mila tonnellate

 
02 marzo 2022 | 16:11

La guerra in Ucraina colpisce l'olio di semi: in un mese in Italia scorte finite

La crisi sta colpendo in particolare l'olio di semi di girasole, essenziale in diversi settori produttivi e il cui consumo annuale nel nostro Paese si aggira intorno alle 770mila tonnellate

02 marzo 2022 | 16:11
 

La guerra non sconvolge soltanto le vite di chi la vive direttamente, ma può avere effetti pesanti sull'intero sistema economico mondiale. Sicuramente, nel caso del conflitto tra Russia e Ucraina, su quello europeo. Lo scontro armato in atto potrebbe colpire il turismo e l'agroalimentare, soprattutto il vino. Di certo ha già colpito il grano, il mais e la soia, ingredienti fondamentali per l'alimentazione umana e animale, che hanno raggiunto prezzi altissimi con conseguenti ricadute su allevamenti e caro vita. All'orizzonte c'è un'altra emergenza, quella legata agli oli di semi e in particolare a quelli di semi di girasole. Entro fine mese, secondo l'Associazione italiana dell'industria olearia (Assitol), l'Italia potrebbe finire le scorte.

La guerra in Ucraina colpisce l'olio di semi: entro un mese in Italia finiranno le scorte

Olio di semi di girasole: la guerra sta prosciugando le scorte 

Entro un mese, quindi, se l'andamento dei consumi non varierà, non ci sarà più olio di semi in Italia. Il motivo? La chiusura dei porti sul Mar Nero ha bloccato gli scambi dei due maggiori produttori mondiali di girasole, l'Ucraina e la Russia (basti pensare che i due Paesi insieme producono l'80% dell'olio di girasole al mondo) che riforniscono l'industria europea, Italia compresa, esclusivamente via mare. Le navi sono bloccate a Odessa e Mariupol, centri nevralgici del commercio marittimo ucraino. Per interderci, dall’inizio del conflitto ad oggi, sono almeno 50mila le tonnellate di olio grezzo di girasole ferme nei porti ucraini e mai arrivate in Italia. 

«Questo conflitto - ha spiegato Carlo Tampieri, presidente del gruppo Oli da semi dell'Associazione all'Ansa - rende difficile l'approvvigionamento di materia prima e di conseguenza mette a rischio l'attività delle singole imprese». 

Olio di girasole, un prodotto essenziale 

Il girasole e il suo olio sono alla base di diversi settori produttivi italiani, non soltanto alimentari. L'olio è utilizzato infatti nell'ambito della panificazione, delle conserve, della produzione di salse, come la maionese, nelle farine per uso zootecnico ma anche, l'oleina, nell'industria oleochimica ed energetica. Ha poi un ruolo centrale nel settore della ristorazione, dove viene utilizzato per le fritture. 

 

 

L'Italia non ne produce a sufficienza

Il consumo in Italia si aggira annualmente intorno alle 770mila tonnellate. L'industria nostrana ne riesce però a produrre soltanto 250mila tonnellate. Così Russia e Ucraina rappresentano insieme il 75% dell'export necessario per coprire il deficit. Secondo i dati di Assitol, a partire dal 2015, grazie all'aumento dei consumi, la quota di import di olio grezzo dall'Ucraina è addirittura cresciuta, passando dal 54% al 63%. 

«Questi dati fotografano il peso delle importazioni di girasole - sottolinea Tampieri - e la difficoltà, per il comparto, di muoversi in un contesto di guerra, che vede bloccati i trasporti non soltanto da e per l’Ucraina, ma da tutto l’Est Europa. Se la guerra cessasse nei prossimi giorni tornare alla normalità sarebbe comunque complesso. Tuttavia, la situazione potrebbe complicarsi ulteriormente, se il conflitto dovesse proseguire, perché salterebbe la semina, prevista in primavera»

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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