Si era a cavallo dei due secoli, quindi appena venti anni fa, allorquando si cominciò a sdoganare il preconcetto secondo il quale i vini bianchi andavano bevuti soltanto se dell’annata corrente, ovvero dell’ultima vendemmia. Prima di quel periodo, scorgere in carta dei vini un bianco di annata scorsa, sovente faceva inalberare il cliente che poteva esibire competenza e redarguire il maitre palesando il suo rammarico nel vedersi proposto un vino oramai “andato”. Insomma, un comportamento addirittura quasi truffaldino. Quei pregiudizi caddero, ovviamente supportati dal valente lavoro in vigneto ed in cantina che agronomi ed enologi seppero fare onde rendere gradevolissima la meditata beva di un vino bianco d’annata! Ben consapevoli di questo vissuto, perché allora non potremmo cominciare a pensare evoluzione analoga, di prodotto e di approccio, per il vino rosato?
Rosé invecchiato? È arrivato il tempo di sfatare questo tabù
Rosato simbolo di freschezza, ma nel futuro c'è l'invecchiamento
Certo, i rosati invecchiati potrebbero sembrare l'antitesi della piacevolezza organolettica che questi vini, quando ben fatti, donano al bevitore appassionato e competente. Il rosato attualmente è, nel comune sentire, l’emblema enoico della freschezza e dell’esuberanza giovanile. Eppure, coraggiosi opinion maker visionari il giusto, dicono che il rosato invecchiato avrà un brillante futuro. Difatti, alcuni produttori stanno iniziando a invecchiare i loro rosé per lunghi periodi, ragionevolmente aspettando esiti felici.
Il caso spagnolo di Lalomba: dall'autoconsumo alla commercializzazione
Un caso molto interessante viene dalla Spagna. Lalomba, il nuovo ramo premium del gruppo vinicolo spagnolo Ramón Bilbao, ha invecchiato il suo Finca Lalinde 2018 Rosado in botti di rovere francese per nove mesi. Volume di produzione pressoché per autoconsumo, dacché parliamo di poco più di un migliaio di bottiglie, nessuna idea di metterlo in vendita. Una sorta di gioco interno. Un capriccio: così fu definito. Dopo panel con autorevoli sommelier, tutti convinti della bontà di quello che definiremmo un coraggioso e visionario esperimento, Lalomba ha deciso di lanciare sul mercato il suo rosé invecchiato nel 2022. Questa l’argomentazione: «È un vino setoso e delicato con un'enorme complessità, quindi siamo felici di condividerlo». Presi dall’entusiasmo e dalla constatazione dell’ottima accoglienza che questi vini stanno avendo tra i ristoranti stellati iberici, il top management di Lalomba dichiara che «i vini rosati possono essere tra i più grandi vini del mondo, ci fidiamo». Altro esempio: in Francia, precisamente in Provenza, la prestigiosa Clos Cibonne sta producendo il suo elegante rosé Cuvée Prestige Caroline, nato dal vitigno Tibouren, un ceppo autoctono della zona. L'attento invecchiamento del vino si traduce in una sottile nota di vaniglia. Il prezzo è di circa 25 euro a bottiglia.
L'invecchiamento del rosé non convince tutti
Non proprio tutti gli addetti ai lavori la pensano così. «Qualsiasi tendenza per il rosé invecchiato è frutto della cosiddetta fare di necessità una virtù», afferma Keith Isaac MW, direttore generale di Castlenau Wine Agencies. «Si offrono solo rosé invecchiati perché enoteche e ristoratori hanno scorte che stanno invecchiando a causa della pandemia».
Flavio Geretto (Villa Sandi): «In Italia l'invecchiamento è ancora una cosa per veri amanti del rosé»
E in Italia? Ascoltiamo a tale proposito l’autorevole opinione di Flavio Geretto, global export manager di Villa Sandi: «La tendenza macro è ancora per il rosato fresco. Tra l’altro, l'invecchiamento porta più complessità al rosato a causa dell'ossidazione. Tuttavia, è una bella sfida mantenere un colore attraente. In questo momento, direi che i rosé invecchiati sono solo per i veri amanti del rosé, ma sono fiducioso che i rosé invecchiati possano acquisire fama ed autorevolezza, e quindi essere bene apprezzati e molto graditi dai wine lover». Insomma, aspettiamoci nei prossimi anni i primi rosati invecchiati in botte. Sarà una tendenza lenta, non fosse altro per i lavori da fare e le competenze ulteriori da acquisire in cantina, nonché per orientare le aspettative dei consumatori sull'aspetto del vino rosato invecchiato. Ma il vino, si sa, è una lunga storia d’amore.